Capitolo 27 - LOUIS

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Un raggio di sole mi trapassa le palpebre e apro leggermente gli occhi. La finestra non è nella solita posizione e non sono nella mia stanza. Non mi allarmo perché i ricordi della sera prima ritornano subito a invadermi la mente. Lo stomaco si stringe e un sorriso quasi imbarazzato spunta sul mio volto. Era stata la prima volta che mi ero trovato in una situazione tanto intima con qualcuno, ma non mi pento né cambierei quello che abbiamo fatto io e Harry.

Adesso sonnecchia di fianco a me con il sole ormai alto che lo illumina da dietro, mostrandomi il suo volto in controluce, mentre degli spiragli di raggi solari passano attraverso i suoi capelli completamente in disordine.

Sorrido di nuovo mentre gli sistemo delicatamente dietro l'orecchio una ciocca riccioluta. Mugugna nel sonno ma non si sveglia. Lancio uno sguardo all'orologio sulla parete. Sono le undici e mezza, sospiro. Ogni domenica mia nonna veniva a casa nostra e accompagnava le ragazze a catechismo per poi portarle in chiesa per la messa mattutina, quindi potevo restare con Harry ancora un po'.

Sfioro le sue labbra con le mie in un gesto delicato, come se dovessi tenere in mano un oggetto di cristallo e potessi romperlo con un tocco troppo irruente. Lo bacio in modo casto e tengo la mia bocca premuta dolcemente contro la sua finché non lo sento muoversi.

Mi allontano, ma non di tanto perché tra i nostri nasi c'è uno spazio di pochi millimetri, dopo una smorfia, Harry apre gli occhi e il verde chiaro delle sue iridi mi trapassa l'anima, afferrandomi il cuore e affogandolo in quel colore che adoro tanto.
Harry sfarfalla le palpebre due o tre volte, si stropiccia un occhio come un bambino, mi ricorda le mie sorelline quando hanno sonno con quel piccolo broncio e l'aria assonnata.

«Buongiorno» mormoro, accarezzandogli una tempia.

«Buongiorno» sussurra in risposta. «Mia madre è in casa, mi ucciderà. Cosa le dico?».

«Non mi sembra il caso di dirle cosa abbiamo fatto ieri sera, no?».

«No, ma sei ancora qui e-» gesticola nel letto, mentre il cuscino si muove e il mio sorriso sfuma leggermente, mentre lotto per non far sì che abbandoni il mio viso.

«Tranquillo, ora vado» dico, facendo cenno di alzarmi. «Così non devi trovare spiegazioni stra-».

«No, no, no, Lou» mi dice afferrandomi il polso, mi giro verso di lui e noto uno sguardo terrorizzato, i nervi della sua mano sporgenti, quasi come se avesse paura che lasciarmi andare potesse spezzare la nostra piccola bolla nella quale eravamo giunti. «Non voglio che tu vada via, resta qui con me».

Mi mordo il labbro e trattengo un sorriso, sistemandomi il piumone sopra la spalla e noto che siamo ancora completamente nudi. Scoppio a ridere. «Fammi alzare un secondo, prendo i boxer».

«Prendine un paio nuovi, te li presto io» dice Harry, poi indica il cassetto della biancheria. «Anche se non so quanto ti stiano giusti i miei, culetto d'oro».

«Il culetto d'oro stanotte ti è piaciuto, però» ribatto, lanciandogli sul viso un paio di boxer puliti bianchi. Ne afferro un paio e me li infilo, mi stanno un po' stretti ma mi vanno. Allento leggermente l'elastico tirandolo per smollarlo.

«Ehi, sono miei, non allargarli» borbotta Harry.

«Harry, sei sveglio?» la voce della mamma di Harry giunge dal piano di sotto. Ci fissiamo con uno sguardo pieno di panico.

Afferro velocemente il pigiama che Harry mi aveva prestato, me lo metto e nascondo i boxer della sera precedente sotto la scrivania, mentre il mio ragazzo si veste con un paio di pantaloni della tuta presi dal cassetto.

Mentre Anne apre la porta della camera del figlio, Harry è a petto nudo e io sono seduto alla scrivania, con il cellulare in mano, spento, ma solo per dimostrare che sto tenendo giù le mani da Harry.

Standing in the place of you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora