Sin quando non sentimmo il comandante parlare...
"Gentili passeggeri è il vostro comandante che parla, purtroppo il volo diretto a Palermo, Italia dovrà essere cancellato a causa della pandemia per cui i passeggeri sono invitati a scendere dal veicolo e informarsi al gate" - queste parole ci bloccarono il battito cardiaco, ovviamente eravamo felici di restare con i ragazzi ma volevamo anche tornare a casa perché era un periodo molto difficile e volevamo stare con la nostra famiglia.
Scendemmo dall'aereo, la prima cosa che mi passò per la mente era chiamare i miei genitori per vedere come stavano, gli raccontai l'accaduto e che comunque sarei rimasta in America per un po' di tempo. La notizia che appresi mi pietrificò: i morti erano sempre di più ed essendo un virus nuovo non si sapeva come combatterlo, inoltre una delle zie di mio padre essendo molto anziana si era ammalata in maniera pesante e non si sapeva quanto tempo le sarebbe rimasto.
L'hostess di turno ci informó che l'unico volo per tornare in Italia sarebbe stato mezz'ora dopo e probabilmente l'ultimo per alcune settimane, inoltre non era volo diretto ma ci sarebbero stati moltissimi scali.
Dovevamo scegliere il da farsi.- Vi... a questo punto che facciamo? non abbiamo tempo- chiesi ansiosa.
-Se restassimo qualche mese in più potremmo continuare a studiare qui..
-Si e come paghiamo tutto?
-Ci troviamo un lavoro e magari i ragazzi possono aiutarci.
-Vi ma ora come facciamo con le lettere? -chiese Dorotea.
-Ma non ci pensare per ora, dobbiamo tornare o no cazzo!
-Hai ragione pensiamo a cose più importanti.
L'opzione migliore e quella che scegliemmo fu la seconda così prenotammo un taxi dirette alla casa.
Durante il viaggio di ritorno ero talmente tanto immersa nei miei pensieri che non sentii Dorotea parlare, dal nulla vidi una mano oscillare su e giù davanti i miei occhi-Ele ci sei? Terra chiama Ele!!!!
-Vi, scusami, pensavo al nostro ritorno.
-Dicevo... le lettere?
-Cazzo! Le hanno lette secondo te?
-non sono sicura ma dovremmo riprenderle senza destare sospetti.
I nostri piani per non farci scoprire furono interrotti dalla voce del tassista, il quale ci annunciava che eravamo arrivati a destinazione: alla Sway.
Scendemmo le valigie dalla macchina e pagammo profumatamente l'autista, in California i prezzi di qualunque cosa erano triplicati e purtroppo ancora i biglietti non c'erano stati rimborsati.-suono io o tu? -chiese Dori davanti al campanello con le mani tremolanti.
-vado io? Chiesi.
- no forse dovrei io... metti che apre Josh!
Mentre io e lei litigavamo su chi dovesse suonare il campanello la porta si aprii con un certo impeto.
-scusate la smettete di fare confusione davanti la nostra port....
NO! SIETE UN MIRAGGIO? RAGAZZE!!!!!-JADENNNNNNNNNNNN, mio dio che bello rivederti! -lo abbracciai.
-Jaden ma con chi parli? Disse una ulteriore voce maschile che piano piano si avvicinava sempre più!
-Josh so che sei tu anche se non ti vedo...!
-amore mioooo, non dobbiamo separarci allora, abbracciami sono così felice di vederti. - i due innamorati si baciarono senza nemmeno prendere fiato e poi lui l'aiutó con le valige.
-scusate io devo fare da sola? -domandai ridendo.
-il suo maggiordomo è qui, pronto a servirla!
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Forse sto sognando...! // Swayhouse-Hypehouse
Teen FictionLa protagonista riceve una notizia che le cambierà la vita, in questo viaggio sarà accompagnata dalla sua migliore amica. Una storia di amori, litigi, tradimenti, amicizie e incontri inaspettati che la porteranno a dubitare di tutto.