21.2 Fredda burattinaia

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Attraversare di nascosto il regno dell'Inverno era stato semplice: nessuno si era avvicinato alla carrozza che portava i vessilli dei De Ghiacci, perché chiunque sapeva che quei reali, per spostarsi in qualunque luogo fuori dai loro possedimenti, avrebbero dovuto per forza superare il territorio freddo che lo circondava.

Nonostante la stagione estiva che si percepiva su tutta Selenia, quella piccola porzione dell'isola era avvolta da un gelo che chiunque avrebbe definito irreale ma che Raissa sapeva derivare da quelle magie ancestrali che impregnavano terra e aria del Pecama. La carrozza sbalzava di tanto in tanto, e il baule che lei aveva fatto caricare all'interno si agitava al minimo movimento.

La principessa di Autunno e Ruxuna si avvolse nella sciarpa di lana, tirandola su fino al naso. Il capo era coperto da uno di quegli strani copricapi che utilizzavano lì e se qualcuno si fosse affacciato a guardarla, probabilmente non avrebbe notato molte differenze tra lei e come doveva apparire la De Ghiacci. Anche l'uomo che la accompagnava era avvolto da quegli abiti pesanti, attraverso cui i movimenti venivano rallentati, quasi i due fossero diventati bambole di pezza per i più stolti dei bambini.

Raissa aveva pensato di portare con sé Alessandro, in un primo momento, ma poi aveva dovuto cambiare idea: dovevano dare l'impressione di essere i due eredi De Ghiacci, e la carnagione scura del suo uomo fidato non avrebbe ingannato nessuno. Tra coloro che aveva condotto con sé dal Loavi c'era un ragazzo della stessa corporatura di Roberto e che, abbigliato a quella maniera, assomigliava al principe annegato. A guidare la carrozza c'era il figlio di un commerciante di poco conto, che lei aveva scelto per via dei suoi tratti spigolosi e degli occhi sottili, che sarebbero passati per quelli di un popolano dei ghiacciani. Lui era così entusiasta di poter servire la principessa da lasciar andare i cavalli a passo allegro, come se fossero annunciatori di buone notizie.

I sovrani De Ghiacci non avrebbero mai immaginato quali nuove avrebbero ricevuto, al credere nel ritorno di entrambi i figli dal Vorrìtrico. Poveri stolti.

Era certa di come il loro incontro si sarebbe svolto, perché non aveva lasciato nulla al caso. Inspirò e l'aria gelida di quel regno le invase l'animo, suscitandole un ghigno soddisfatto che nessuno avrebbe mai visto. Quel clima la rigenerava, e la faceva sentire ancora più viva. Sarebbe stato piacevole trasferirsi lì per un po' di tempo, illudendo tutti di essere scomparsa mentre invece progettava solo le mosse future.

La carrozza che si fermava la distolse dai suoi pensieri. Il giovane a cassetta scese, con i passi attutiti dalla neve che li circondava. Aprì lo sportello dal lato di Raissa e sussurrò: «Altezza, siamo arrivati.»

L'Autunno mascherata sorrise con una felicità che arrivò a manifestarsi anche nei suoi occhi, tanto che il ragazzo gonfiò il petto compiaciuto di aver svolto bene il proprio dovere.

«Ci sono dei soldati di guardia?» domandò in un bisbiglio e, quando quello annuì, aggiunse: «Bene. Di' loro che la principessa e il principe sono tornati. E che aspetteremo il re e la regina nella Sala dell'Arpa.»

«Esiste, o è una balla per attirarli altrove?» si azzardò a chiedere il giovane, che poi si morse la lingua.

«Esiste, ma li attirerò in un tranello» gli spiegò la principessa, con complicità. Le piaceva il suo entusiasmo, e pensò che ricompensarlo con quella piccola rivelazione sarebbe stata un'ottima mossa per averne la fiducia.

«Perfetto!» esclamò quello, inchinandosi. «Torno subito.»

Raissa diede un calcio al baule, poi si rivolse all'uomo che l'aveva accompagnata in quel silenzioso tragitto. «Dovrete portarlo con voi quando entreremo, è di fondamentale importanza.»

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora