1.2 Pugnale incriminante

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Re Guglielmo giaceva a terra, gli occhi chiari spalancati e puntati verso l'alto; un cortigiano glieli chiuse proprio sotto lo sguardo attento del principe appena arrivato. Dal petto del sovrano un fiotto di sangue scuro scendeva verso il fianco destro, tingendo la veste cobalto del colore atro della morte.

Un nobile più intraprendente degli altri osservava la pozza sanguigna che si stava formando lentamente sul pavimento, senza dare gli stessi segni della follia che sembrava aver colto l'intera corte. Solo dopo qualche secondo gridò di chiamare qualche servitore perché pulisse le scarpe che gli si stavano insudiciando.

Erik trattenne a malapena un sorriso nel constatare che gli unici a non aver perso il senno erano gli uomini al servizio dei Lotnevi: chiunque avesse una sola goccia di sangue blu non era in sé. Alcuni uomini avevano formato un cerchio intorno al re ucciso e lo scrutavano inebetiti, incapaci di pensare, di avere una reazione di qualsiasi genere; nel frattempo, Erik aveva percepito i suoni attenuarsi, le grida diventare chiacchiere e poi sussurri, come se dopo l'improvvisa e iniziale agitazione, fossero tutti in attesa di novità.

L'Inverno si guardò intorno, come alla ricerca di qualche indizio sull'uccisione. Due lunghe tavolate erano state apparecchiate per un ricevimento, dettaglio di cui lui si stupì: non c'erano altre sale per cenare? O che il re volesse parlare durante la cena con i suoi uomini più fidati? Ma in tal caso perché due tavoli? Li indicò a un servitore che gli spiegò: «Parecchie delle sale sono chiuse per lavori di miglioramento. Molti signori mangiano nei loro appartamenti, alcuni qui.»

«Il principe?» domandò Erik sbrigativo.

Il giovanotto strinse le spalle. «A volte qui, a volte nelle sue stanze.»

«Intendevo: corri a chiamarlo» spiegò l'Inverno. Perché Nicola non era già lì?

«Oh, sì... certo, signore, subito, signore» farfugliò quello, prima di allontanarsi da lui e di uscire dalla sala del trono.

«È una punizione di Danào!» urlò una donna accasciandosi sul pavimento.

Il principe ospite trattenne a stento una risata per la teatralità del gesto e delle parole della dama, ma anche per la sua eccessiva fede per quella divinità minore. Quella di Guglielmo era stata una semplice uccisione; ed eseguita da una mano umana. Ad Erik sembrò di scorgere con la coda dell'occhio qualcosa sotto uno dei tavoli; qualcosa di sottile, che nonostante la sua stranezza non aveva attirato la curiosità di nessuno: un pugnale, dalla cui punta cadevano lente gocce di sangue.

«Uscite tutti dalla sala del trono» ordinò improvvisamente. Alcuni cortigiani lo guardarono dubbiosi, altri come ipnotizzati dalla sua voce; ma dopo un primo istante in cui sembrarono tutti parimenti storditi, procedettero in silenzio verso l'uscita della sala, arretrando armoniosamente, alla stregua di un'onda del mare che si ritira dopo aver frustrato la sabbia.

Erik fece cenno all'ultimo servitore che uscì di chiudere la porta e questi gli ubbidì, pur indirizzandogli un'occhiata perplessa; l'Inverno temette per un istante che quello lo ritenesse l'uccisore del re, salvo poi abbandonare l'idea con una scrollata di spalle: nessuno nello Cmune avrebbe mai osato formulare, né tantomeno concepire, una tale ingiuria contro di lui.

Una volta rimasto solo, si avvicinò alla tavola sotto cui giaceva la lama misteriosa: possibile che nessun altro l'avesse notata? Dalla punta continuavano a cadere gocce di sangue, che formavano una piccola pozza sul pavimento di marmo chiaro. Erik si piegò per afferrarne l'impugnatura in legno, con rifinimenti in ferro: un'arma leggera, come quella che una donna avrebbe portato con sé per difendersi da eventuali assalti. Solo in un secondo momento vide uno stemma stilizzato, che riconobbe all'istante: una conchiglia con perla, il simbolo della famiglia Dal Mare.

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora