23.3 Introvabili per le regine

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La fortuna era stata dalla sua parte: nella fuga precipitosa dal Defi, non aveva potuto portare nulla con sé, ma aveva scoperto che nella sua tasca c'era quel sacco di ametiste che permetteva alla sua nave di muoversi a quella velocità che tutti gli invidiavano. Sospettò che a metterle lì fosse stato proprio Angelo, che le aveva riportate dal nord.

Virgilio le aveva riposte in un sacco che teneva sempre vicino a sé: anche se nella piccola casa che possedeva nella periferia di Tisle nessuno gli faceva mai visita, preferiva essere prudente. Se Alcina era riuscita a intercettare la Millenaria, non poteva essere sicuro di non essere trovato nemmeno lì.

Pulì con uno strofinaccio il tavolo, perché era tanto che non passava da lì e sapeva che non c'era stato qualcuno che si era preso cura di quel luogo. Era da quando era tornato che non faceva altro che rimettere a nuovo quella casa, di cui in realtà non gli importava più di tanto, ma gli permetteva di occupare il tempo.

Riempire le sue ore era l'unica necessità che sentiva: solo così l'attesa sarebbe stata meno pesante. Ma attesa di cosa? Non ne era certo neanche lui. Sapeva soltanto che non poteva restare con le mani in mano a poltrire senza fare nulla, perché era la via per le debolezze che gli Autunno sapevano sfruttare bene.

Gli Autunno...

Il pensiero che Arturo potesse aver contattato Raissa solo per far sì che lo incastrassero gli sfiorò soltanto la mente. Aveva lavorato per loro – e lo sapeva bene – ma addirittura vendere chi in passato era stato un prezioso alleato? No, non sarebbe stato da lui.

Alcina poteva essersi messa sulle sue tracce anche soltanto perché aveva scoperto che aveva aiutato sua figlia a fuggire; e questa era la spiegazione più confortante. Dubitava che la regina Primavera avrebbe accettato un qualsiasi aiuto da parte della principessa ruxunica, anche se Virgilio doveva ammettere che le sue erano soltanto congetture e che non aveva idea di come si sarebbe comportata nessuna delle due nobili. Lui conosceva solo Arturo e, anche se aveva venduto sé stesso e la propria spada a quella famiglia che lui disprezzava, non lo credeva capace di vendere gli altri.

Qualcuno bussò alla porta, distraendolo da quelle riflessioni. Lasciò il panno sul tavolo ancora umido e percorrendo lo spazio ad ampi passi andò ad aprire.

Greta e le sue labbra vermiglie gli sorridevano mogie e lui ne comprese subito la ragione: tra le mani aveva una lettera che doveva essere arrivata da lei.

«Dovresti sistemare questa cosa e dire a chi ti scrive che non abiti da me» disse la mercenaria. «Questo sbaglio va avanti da un bel po', potresti anche togliermi il peso di consegnarti ogni volta la posta.»

Non è uno sbaglio, pensò Virgilio afferrando la busta sigillata. Non c'era nessun nome sopra e sapeva perché.

Fece entrare la donna e le offrì qualcosa da bere, anche se aveva solo del tè che aveva riportato dai suoi viaggi in giro per Selenia. Mise a bollire una pentola sopra al fuoco acceso nel caminetto e lesse la lettera di Claudia.

Che si faccia anche chiamare Nuvola, per me rimarrà sempre Claudia.

Le sue parole erano semplici, come consuetudine da parte sua. Gli raccontava come andavano le cose al tempio – come se a lui importasse! – e gli domandava scusa per le parole che gli aveva detto l'ultima volta in cui si erano incontrati.

Mi sei sembrato ferito e io non volevo ferirti perché, anche se non posso seguirti per mare, sai che tengo a te.

Virgilio sospirò. La verità era che neanche lui avrebbe voluto che si lasciassero in quel modo, ma la resistenza della sacerdotessa non gli aveva lasciato alternative. Evitava di pensarci, perché era doloroso, e lei non avrebbe mai cambiato idea sulla sua scelta di vita.

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora