Davanti alla tavola imbandita solo per gli ospiti, il sacerdote che li aveva accolti fece loro segno di accomodarsi. Claudio fu il primo ad avanzare e a prendere posto, incurante dello sguardo vigile di Arturo, che scrutava ogni frugale pietanza come se si aspettasse che prendesse vita.
«Non voglio avvelenarvi» disse il sacerdote. «Se il passaggio vi ha portato qui, significa che siete in fuga e che avete bisogno di riposo e ristoro, cose che potrete sempre trovare nel nostro tempio.»
Flora sorrise. «Non ho mai conosciuto il culto di Vudeli. Siete davvero così ospitali come si racconta.»
«Il regno del Mare è tutto così» rise Stella. «Arturo, puoi smetterla di preoccuparti, in quei pomodori ci sono solo delle spezie!»
«Origano e basilico» annuì il sacerdote. «Li coltiviamo qui. Mi siedo anche io e mangio insieme a voi, così il vostro amico non sarà preoccupato.»
«Non siamo amici» precisò la Primavera. «Non proprio, direi. Siamo solo compagni di viaggio in cerca della stessa cosa.»
Claudio si servì con generosità dell'insalata di pomodori, che emanava un profumo delizioso, simile a quello che sentiva a casa quando la preparava sua madre. Dopo aver riempito il suo piatto di terracotta, si alzò in piedi e si mise a elargirne prima a Stella, che lo ringraziò con un sorriso silenzioso ma sincero, poi a Flora che invece era concentrata sul sacerdote, come se desiderasse parlargli ma non trovasse le parole giuste per farlo.
«Non ho bisogno del cameriere» disse invece Arturo non appena Claudio si avvicinò a lui. Afferrò una casseruola dove era cotta della verdura che il contadino di Nilerusa non avrebbe mai mangiato.
«Sono broccoli» commentò con una smorfia disgustata. «Come fanno a piacerti?»
Il mercenario non risposte. Non avrebbe saputo spiegare che i broccoli preparati in quel modo gli rievocavano un ricordo lontanissimo nel tempo, con quell'odore amaro che poi nel resto della sua vita aveva sempre cercato, molto spesso invano. Credeva che si trattasse di uno dei suoi pochi rimasugli dell'infanzia che non si erano cancellati negli anni. Aveva dimenticato molto, entrando nel gruppo di mercenari quando camminava a malapena. Suo padre lo aveva portato con sé, inseguendo chissà quale avventura; di quello che si erano lasciati alle spalle era rimasto solo il profumo particolare dei broccoli cotti.
«Tanto male non potranno essere, anche se non hanno un grande aspetto» commentò Stella.
«Avete parlato di un passaggio... potreste dirci di più?» domandò Flora, riuscendo solo in quel momento a porre una delle domande che le si erano affacciate alla mente, messa a suo agio dalle chiacchiere dei compagni di viaggio.
«Sì, ma mangiate qualcosa, ci piace offrire il cibo ai viandanti» le rispose l'uomo, indicando la tavola con un ampio cenno del braccio.
«Vorrei delle spiegazioni» disse invece lei.
«E io sono qui per darvene, ma a stomaco pieno.»
Arturo sorrise, sperando che nessuno lo scorgesse: Flora messa in difficoltà con quella sicurezza placida era uno spettacolo divertente. Claudio, dal canto suo, scoppiò a ridere.
«E dai, non è mica avvelenato! Sai quanto veleno ci vorrebbe per avvelenare tutto?»
«Mangerò anche io, così potete essere sicuri» si decise il sacerdote e si alzò per prendere un piatto pulito e si servì di tutte le semplici pietanze. «Sono il frutto della nostra terra» spiegò. «Avvelenarle sarebbe offendere Vudeli.»
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Selenia - Trono rovesciato
FantasyLIBRO I - COMPLETO «Agli Autunno piacciono gli scacchi» ribatté lei con dolcezza. «Si racconta di un loro avo che sfidava i condannati a morte a giocarci... se lo sconfiggevano avevano salva la vita. Viceversa... [...] Quella con Raissa è una par...