Il sole illuminava Zichi con i primi raggi che facevano capolino, quando Nuvola e Claudio uscirono insieme dal tempio, diretti al castello dei sovrani Estate. Una volta raggiunta la periferia della capitale, la sacerdotessa aveva mostrato all'altro l'esistenza di una via pavimentata che circondava la capitale e che conduceva al Castello di Scoglio.
Il giovane di Nilerusa trotterellava lentamente, guardandosi attorno, ammirando la frescura sotto gli alberi bassi che costeggiavano la via, ascoltando il cinguettio melodioso di qualche uccello sconosciuto. A un occhio esterno poteva sembrare un atteggiamento fanciullesco, quasi infantile, ma la verità era che recarsi al castello degli Estate sapendo che lì si trovava Tancredi Inverno lo agitava molto e cercava di scacciare dal suo animo quel sentimento di paura che poco prima, quando la decisione di inviare lui era stata presa, gli aveva attanagliato le viscere.
Tuttavia non aveva avuto alternativa: sacerdoti e sacerdotesse del Sole non uscivano mai senza un compagno dal tempio e Nuvola preferiva non rivelare chi ospitava nella propria stanza; che fossero Arturo o Flora a scortare la giovane era fuori da ogni logica, perché entrambi rischiavano di essere riconosciuti. Dunque Claudio era stato abbigliato degli stessi panni scuri ricamati in oro che avvolgevano la fanciulla senza potersi opporre, con l'unica speranza che il re di Defi non si ricordasse di lui; il fatto che lo avesse visto un'unica volta e da lontano poteva giovargli.
Davanti ai due sfrecciò una farfalla variopinta, che si fermò sulla corteccia di uno degli alberi piantati ai lati della pavimentazione. Il contadino ne fu affascinato: quelle che aveva sempre visto nel Defi erano di colori anonimi, o bianche o marroncine; e quella macchia accesa che gli era svolazzata davanti era per lui un'assoluta novità.
«Aspetta un attimo» disse a Nuvola. Si avvicinò lentamente a quell'albero dai rami verdeggianti in modo da non spaventare l'insetto, che mosse appena le ali di un rosso intenso. Claudio le guardò con attenzione, ammaliato dal disegno che recavano: quattro occhi ornavano tutte le parti di cui quelle erano composte. L'iride degli occhi in basso era di un azzurro scuro, come di un cielo in autunno, quando nel pomeriggio si sta per riversare la pioggia, circondate da una striscia nera, chiusa a sua volta da un alone cremoso. Quelli superiori avevano ancora più sfumature, da un giallo chiaro, come quello dell'astro che illumina il giorno, tanto sgargiante da poter accecare, all'indaco che si intravede tra i mille colori del tramonto.
Claudio ne rimase affascinato.
«Non avete farfalle così, nel nord?» gli chiese la sacerdotessa, con gentilezza.
«No» rispose lui, con un sorriso.
«Si chiama Alandra» gli spiegò Nuvola. «È di una specie particolare: si narra che un tempo le Alandre fossero fanciulle che vivevano nei boschi, trasformate così dal Sole per sfuggire a dei cacciatori che le inseguivano.»
La farfalla volò via, allontanandosi dai due che la seguirono con lo sguardo; poi il giovane defico si riscosse e disse: «Andiamo, non perdiamo troppo tempo, altrimenti Arturo stavolta mi uccide davvero!»
«Aspetta» lo fermò lei.
Lui era avanzato già di qualche passo al pensiero dell'amico, ma tornò indietro. La fascia scura che gli ricopriva la fronte si era allentata e rischiava di cadere a terra, così la sacerdotessa gliela tolse e la sistemò di nuovo, nascondendogli i disordinati capelli scuri.
«Hai mai pensato di tagliarli?» domandò Nuvola. «Non deve essere molto agevole lavorare i campi con i capelli lunghi...»
«Non lo sono così tanto, mi arrivano giusto alla spalla» spiegò Claudio, continuando a sorriderle. «E poi piacciono alle ragazze!»
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Selenia - Trono rovesciato
FantasyLIBRO I - COMPLETO «Agli Autunno piacciono gli scacchi» ribatté lei con dolcezza. «Si racconta di un loro avo che sfidava i condannati a morte a giocarci... se lo sconfiggevano avevano salva la vita. Viceversa... [...] Quella con Raissa è una par...