9.1 Eterna promessa

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Le vie pavimentate di Ehoi si intrecciavano tra di loro, formando un complesso reticolato di vicoli secondari stretti ma pieni di vita. Le insegne dei negozi erano dipinte dei più vari colori, all'interno i suoni delle chiacchiere erano tanto alti di volume da giungere in strada, dove ogni voce si mescolava alle altre, in una caotica armonia.

Ariel guidava Erik in quel labirinto con sicurezza, come se fosse avvezza a quel luogo molto più di quanto il suo rango avrebbe richiesto. Il principe Inverno non si lasciava affatto incantare dal quel trionfo di colori, suoni e allegria che si respirava nella capitale del regno del Mare. Lui era concentrato su quello che era il motivo che l'aveva spinto a domandare alla fanciulla di condurlo lì: trovare la sarta con cui aveva trascorso la serata del ballo in maschera al palazzo.

Il giorno subito dopo la festa era stata l'occasione per Erik di riflettere su quanto accaduto, con il volto dolce e delicato di Iris che continuava ad affacciarsi alla sua mente, bella come poche donne che aveva incontrato nella sua vita; e lui ne aveva incontrate molte. Non capiva cosa gli stesse accadendo, perché mai si sentisse mancare il respiro ogni volta in cui pensava a lei, quale particolare di quella donna lo avesse catturato al punto da porlo alla sua ricerca.

Ingannare Amintore e Silvia si era rivelato più semplice del previsto: i due giovani avevano domandato di potersi assentare dalla corte per la giornata; i sovrani avevano di certo pensato che Erik avrebbe domandato la mano della loro figlia, e così li avevano lasciati andare, tornando ad occuparsi di uno degli ultimi riti per i festeggiamenti di Vudeli.

La principessa procedeva con il suo passo allegro e spedito, continuando a chiacchierare sui vari luoghi che attraversavano: su ognuno aveva un aneddoto, che fosse un evento di tempi lontani o la vicenda di qualcuno che aveva avuto a che fare con una determinata piazza o che aveva vissuto in quella viuzza stretta. L'Inverno, tuttavia, le prestava poca attenzione.

Lei sbuffò, accortasi della sua distrazione, giungendo a una delle tante vie secondarie di Ehoi. «Dovremmo esserci quasi.»

Erik non disse nulla, ma si lasciò sfuggire un sorriso che non lasciava spazio ad alcun dubbio.

«Seguimi» si raccomandò Ariel, inutilmente: pur di trovare Iris, lui l'avrebbe seguita in ogni angolo di Selenia.

La principessa si inoltrò in una via in cui la luce del sole giungeva a malapena, a causa dei palazzi alti tre piani. La pietra di cui erano costruiti era chiara, come lo era nel resto della capitale. L'ombra offriva ai due ristoro dall'afa umida di quella giornata.

Ariel si fermò di fronte a una porta in legno scuro, a cui bussò con le nocche distese.

«Siamo arrivati?» le domandò Erik, con un bisbiglio.

Lei rispose con un cenno affermativo del capo. «Questa è la sartoria in cui lavora.»

Il nobile non disse nulla: non avendo dimestichezza con le botteghe, non aveva elementi che gli confermassero o meno quelle parole.

Ad aprire fu una donna esile, con una crocchia mal composta di capelli grigi. Profonde rughe le solcavano il volto; gli occhi, nonostante l'età, manifestavano una prontezza invidiabile: al di là di quelle iridi castane si intravedeva una grande forza. Indossava una veste leggera, scolorita, di un'indefinibile sfumatura marrone e consunta per l'eccessivo utilizzo, che le ricadeva morbida sul corpo, in modo da non impedirle i movimenti di lavoro.

«Mia signora» disse quella, inchinandosi al cospetto della fanciulla.

«Arianna, cercavo Iris, è qui?» le domandò lei, con un sorriso benevolo.

«No, Altezza. Oggi ha chiesto di avere la giornata libera. Ha lavorato ininterrottamente per settimane, non ho potuto dirle di no» le spiegò l'anziana.

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora