L'insegna della Quercia notturna era colpita dagli sbiechi raggi del tramonto quando Erik vi giunse insieme a uno stremato Peves. La locanda sorgeva al limitare di un querceto, al confine tra Cmune, Dzsaco, Defi e Pogudfo. L'Inverno lanciò un'occhiata rapida alla boscaglia con un sospiro: forse tornare lì non era stata una buona idea, ma era troppo tardi per cercare un altro luogo per riposare.
Gli venne incontro l'oste, con il quale il principe aveva avuto modo di familiarizzare in altre occasioni, pur mantenendo una debita distanza; Erik gli disse di aver bisogno di una stanza per la notte e quello annuì, servizievole. Dapprima l'uomo lo accompagnò nella stalla, dove Peves avrebbe riposato, poi lo guidò all'interno della locanda.
Le chiacchiere colmavano un'aria già satura degli aromi di cibi variamente preparati. Le tavolate più vicine all'ingresso erano occupate, dunque, l'oste precedette il nobile attraverso tutto il salone, tra mercanti che parlavano di affari, viaggiatori al crocevia e boccali di birra pieni fino all'orlo che sbattevano tra loro, augurio di buona fortuna o solo di una felice serata.
La locandiera portava vassoi colmi di pietanze ma, non appena scorse il principe, accennò al marito un tavolo libero e in disparte dove far prendere posto all'illustre ospite.
Erik si sedette e attese pazientemente che la donna arrivasse da lui dopo aver consegnato dei piatti fumanti. Si beò del profumo invitante della zuppa, che molti sembravano gradire con schiamazzi fastidiosi.
Quando l'ostessa fu finalmente libera degli ultimi piatti, si avvicinò all'Inverno con un sorriso.
«Avete qualche preferenza per la cena?» gli chiese.
Il principe di Defi rispose con gentilezza, nascondendo la stanchezza per il viaggio appena intrapreso. «Qualsiasi cosa che sia calda andrà benissimo.»
«Siete molto provato? Siete passato da qui due giorni fa!» commentò la donna, pulendo velocemente la superficie di legno con un panno umido.
«Sono distrutto, ma è mio dovere, quindi posso sopportarlo» le spiegò Erik ancora con cortesia. Non aveva intenzione di discutere dei motivi per cui non si era trattenuto di più a Mitreluvui.
L'ostessa lo salutò con un'occhiata benevola, prima di allontanarsi. Lui la seguì con lo sguardo e la vide raggiungere due giovani che chiacchieravano, poco distanti dalla porta che conduceva alle cucine. L'Inverno riconobbe nella ragazza la figlia dei locandieri, Susanna, ma non aveva idea di chi fosse lo sconosciuto con cui parlava. La madre disse qualche parola alla figlia che, roteando platealmente gli occhi, scortò l'altro attraverso i tavoli.
Erik sospirò nello spiare di sottecchi il profilo elegante di Susanna muoversi con grazia. Se cercava un modo di distrarsi e non pensare ai suoi problemi, lei era una maniera molto attraente per farlo; tuttavia c'era qualcosa nel suo portamento che lo stregava, molto più di quanto gli fosse mai accaduto con altre popolane.
Solo guardarla gli permetteva di dimenticare il pugnale di Ariel, le scuse da poter utilizzare con i genitori per la fuga non prevista nel Pecama, il mistero della morte di Guglielmo Lotnevi...
Si stropicciò gli occhi con le mani. Che pretesto avrebbe escogitato? In che modo i sovrani di Defi non avrebbero pensato a una sua ostinata ribellione, come quella che invece sua sorella sembrava ben decisa a portare avanti? Era davvero necessario informarli della sua posizione e dei suoi futuri spostamenti? Scosse appena la testa, come conversando tacitamente tra sé e sé: mettere al corrente Alcina e Tancredi gli avrebbe solo portato altri problemi; era meglio condurre le sue indagini segrete e agire solo una volta scoperto qualcosa di concreto.
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Selenia - Trono rovesciato
FantasyLIBRO I - COMPLETO «Agli Autunno piacciono gli scacchi» ribatté lei con dolcezza. «Si racconta di un loro avo che sfidava i condannati a morte a giocarci... se lo sconfiggevano avevano salva la vita. Viceversa... [...] Quella con Raissa è una par...