Non appena la porta della camera fu richiusa alle spalle di Luciana, Flora si alzò dal letto e, in punta di piedi, si avvicinò all'uscio per ascoltare i passi della nobile ospite allontanarsi verso la stanza preparata per lei in un altro corridoio del piano. Quando non udì più nulla, decise che era arrivato il momento di agire: uscì furtiva, chiuse la porta a chiave e corse leggiadra nella direzione opposta a quella in cui si era diretta la Lugupe.
Scendendo le scale che conducevano nell'ala ovest del castello, quella dedicata agli incontri ufficiali e in cui si trovava la sala del trono, si imbatté proprio nella persona che stava cercando: Giampiero Tirfusama, figlio di un marchese del Pogudfo. Flora si fidava di lui, sebbene i due non avessero grande dimestichezza: lo aveva sempre incontrato a corte, e alla presenza di altre persone, ma gli appariva di grande intelligenza e sensibilità. Aveva già da tempo desiderio di parlare da sola con lui, per avere un confidente nel castello, ma le circostanze glielo avevano impedito ogni volta.
La principessa ricordava con piacere di aver origliato una conversazione tra lui ed Erik, nella quale Giampiero aveva preso le sue difese. Parlavano concitatamente di lei, di quanto fosse ribelle alla volontà dei genitori, ma quella volta non si trattava del matrimonio: era accaduto che Flora fosse uscita sola dal castello per l'intera giornata, rientrando a malapena per la cena, scatenando le ire di Alcina e Tancredi. Erik era arrabbiato con la sorella, perché lei non capiva che non poteva rimanere senza una sorveglianza, che le sarebbe potuta capitare qualsiasi cosa, mettendo insieme tutto il frasario ripetuto tante volte dai genitori. Giampiero, invece, gli aveva spiegato che secondo lui era giusto che Flora si prendesse le sue libertà, anche correndo dei rischi: era giusto, secondo lui, che una futura regina sapesse come fosse la vita fuori dal castello.
Quanto la più giovane dei Primavera-Inverno aveva scorto nel pomeriggio osservando il suo atteggiamento, aveva solo dato fondamento più solido alla sua speranza di trovare un amico leale in cui riporre la sua fiducia. Aveva bisogno di aiuto e lui sembrava la persona migliore della corte a cui rivolgersi, sebbene vi si trovasse solo di passaggio.
«Giampiero» lo chiamò, fermandolo. «Vorrei parlare con te.»
Con una mano aprì la porta del salone davanti al quale lei e il giovane marchese si erano fermati e, dopo aver constatato che era vuota, indicò all'altro di entrare, senza dire nulla. Lui chinò il capo rispettosamente e annuì. «Certo, altezza.»
Flora sorrise, inorgoglita dal titolo che le era riservato e che l'episodio di poco prima sembrava aver messo in ombra. Che gli altri cortigiani lo volessero o meno, lei aveva le stesse possibilità di Erik di ereditare il regno, quindi sarebbe stato opportuno che ne tenessero memoria in ogni momento. Cmune o non Cmune, Nicola o non Nicola, lei aveva il desiderio di rendere la sua prigione un luogo di libertà.
«Evitiamo le formalità, per favore. E dammi del tu» disse, seguendolo all'interno del salone e richiudendo la porta. «Mi rivolgo a te perché si tratta di una questione delicata e so che tu saprai esserne all'altezza. Sanno tutti, e perciò confido nel fatto che lo sappia anche tu, che non voglio sposare il futuro Re di Cmune Nicola Lotnevi.» Flora abbassò lo sguardo e si trattenne dal mordersi la lingua. Era necessario parlare e lei lo avrebbe fatto. «Sono certa che tu ne sai anche il motivo, cioè l'amore che mi lega a un altro.»
Giampiero la osservava con attenzione, interessandosi a quello che diceva e incuriosito dal fatto che la principessa avesse deciso di confidarsi proprio con lui. Quella dimostrazione di fiducia arrivava del tutto inaspettata, anche se per un momento si affacciò alla sua mente la possibilità che lei avesse notato la sua scarsa simpatia verso gli altri membri della corte. Non che questo gli avesse mai impedito di fare conversazione, ma non poteva fare affidamento su nessuno di loro. Sapeva, anche se solo per sentito dire, che Flora era refrattaria al matrimonio con Nicola Lotnevi e pensava che fosse dovuto alla stessa ragione che lei aveva ammesso con pudore, come mostravano le sue guance velatamente arrossite.
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Selenia - Trono rovesciato
FantasíaLIBRO I - COMPLETO «Agli Autunno piacciono gli scacchi» ribatté lei con dolcezza. «Si racconta di un loro avo che sfidava i condannati a morte a giocarci... se lo sconfiggevano avevano salva la vita. Viceversa... [...] Quella con Raissa è una par...