16.3 Amanti e alleanze

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L'affresco aveva colori chiari, come se la scena si svolgesse all'alba, quando il grigiore del cielo confondeva il rosso e il rosa delle vesti. Uomini e donne dall'antica nobiltà sedevano intorno, lungo gli scalini di una sala circolare di un oro sbiadito, come sabbia trascinata dal vento in un giorno di bufera.


Alessandro Inverno era in piedi, e parlava con le braccia spalancate, la veste scura ancora macchiata di sangue. I suoi occhi, scuri del blu della notte, erano puntati contro chiunque avesse guardato la rappresentazione. La tunica lasciava scoperte le braccia, e la destra del re Inverno era stata recisa con perizia. Tutti sapevano la storia: era stato colpito di striscio dal fuoco velenoso di un drago e, per evitare che tutto il corpo si infettasse, i guaritori avevano deciso di tagliarlo pur di salvare la vita del loro signore.

Una donna, individuabile come la regina dei territori del nord-ovest per via del suo sguardo assente e del colore delle nuvole, guardava ammirata l'uomo in piedi. Le cronache parlavano di lei come della sovrana buona che aveva aperto i suoi cancelli per i poveri del regno, che non avevano un posto per scaldarsi durante la gelata di alcuni anni prima, nonostante il parere contrario della corte. Asterea Lespi ascoltava assorta le mute parole dell'Inverno, ancora con l'orrore dipinto sul volto.

La guerra era appena finita.

I draghi erano stati sterminati e Laura Autunno, allora dominatrice delle terre meridionali del Vorrìtrico, entro poche ore sarebbe stata condannata a morte per l'addestramento di quelle bestie mortifere, che tanti danni avevano portato su Selenia, che tanto dolore avevano portato alle famiglie di ogni rango sociale.

Il primo incontro dei Lupfo-Evoco si era tenuto in quella occasione, anche se all'epoca, nell'anno zero, ancora non avevano quel nome. Uomini e donne del potere distrutti, che avevano combattuto la guerra in prima linea, per contrastare l'ascesa sconsiderata di Laura.

Rinascere dalle ceneri, cooperare per l'interesse comune, adoperarsi in qualsiasi modo perché un conflitto tremendo come quello non si ripetesse più.

Ora invece i nobili sono ridotti a marionette, non sono in grado di distinguere il bene dal male neanche quando è mostrato palesemente davanti ai loro occhi.

Melissa fece scorrere le dita su una figura che dava le spalle, sentendo la superficie ruvida e irregolare della tintura che aveva impregnato le pareti diversi secoli prima.

«Ci hanno ridotti al silenzio a governare su uno sputo di terra» disse una voce decisa, affiancandola. «Dobbiamo riprenderci quello che ci apparteneva.»

Raissa indossava un abito elegante, di un rosso scuro che nelle pieghe aveva sfumature di tenebra. L'incarnato sembrava pallido alla luce della sala, o forse era solo per via dell'aria stanca della figlia mediana di Amelia e Ruggero: dopo la conquista degli ultimi regni aveva meditato a lungo se occupare anche il Copne con la forza o se intrufolarsi di nascosto e proporre un'alleanza a Milena Cordi. L'idea non l'aveva mai allettata, perché le alleanze implicavano dover cedere qualcosa alla controparte, ma si era resa conto che i suoi soldati stavano esaurendo le forze. Né la magia né l'alchimia le avevano ancora fornito un aiuto su come permettere loro di recuperare in fretta le energie e dunque l'unica maniera di allargare la propria influenza senza azioni belliche appariscenti era quella.

Melissa annuì, sebbene non concordasse con la sete di conquista della sorella minore, che però sembrava la prescelta dai genitori per il futuro dei loro regni. L'attitudine al comando di Raissa la rendeva cieca sulla finta fedeltà della maggiore; era convinta che, nonostante il litigio di alcuni giorni prima, avessero le stesse idee sul loro futuro.

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora