Profezia I

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"Mani del Sud tenderanno una corda.
Albero di morte sulla cima della collina
su cui ali che tanto avranno volato si spezzeranno.
Maestro a indicare tracciati invisibili
incapperai nell'inganno di un uomo fidato
e il futuro a te sarà negato."

Silvana dei Prati, sacerdotessa della Dea Luna, passò lo stilo a un compagno più anziano, di cui non conosceva nome né origini. Molti membri del Concilio dei Veggenti non si erano mai incontrati prima di quel momento, ma ognuno di loro condivideva con gli altri il desiderio e la necessità di tramandare ai posteri ciò che aveva visto. Un dono, un raro dono, che presto si sarebbe estinto, come tutti i presenti avevano percepito.

Vergavano a turno, di propria mano, le parole che una qualche entità divina ispirava nei loro cuori. Forse la stessa che inviava loro quelle visioni, sebbene nessuno avrebbe saputo come definirla. Non era uno degli dèi venerati a Selenia, no, ma qualcos'altro, di più grande, che sovrastava persino i loro singoli culti. Non un nome, non una voce: soltanto immagini del futuro.

Come quella della sconfitta dei Draghi Bianchi del nord, che avrebbe decretato l'estinzione di ogni drago, nel timore umano che potesse esserci una tirannia da parte di chi ne possedesse soltanto uno. Sarebbe accaduto molto presto e forse qualcuno di loro vi avrebbe assistito. La giovane Silvana passò una mano sulla toga candida, intessuta con ricami argentei, e capì che lei sarebbe stata presente al momento della disfatta dei Draghi. Incanutita, con mani rugose, dopo aver prestato soccorso al termine di innumerevoli scontri. Ma viva: e allora avrebbe visto quella visione tramutarsi in realtà.

Il corrente era, come solo loro avrebbero potuto sapere, l'anno 64 prima della Caduta dei Draghi Bianchi.

Polvere alzata, fuoco, grida, soldati alla carica, nascosti dagli scudi a testuggine... credendo così di potersi salvare. Poveri stolti.

Una folata di vento, che entrò dalla finestra spalancata sul mare. Il santuario sorgeva sul promontorio e lì erano accorsi i Veggenti a poco a poco per lunghe settimane, prima di ritrovarvisi riuniti e di risolversi alla decisione che avrebbe affidato il loro sapere ai posteri. Lontani dal resto di Selenia, non influenzabili nell'apporre su pergamena le immagini che nel corso dei mesi e degli anni si erano affollate nelle loro menti.

Il più giovane del Concilio, un fanciullo imberbe delle isole occidentali, passò un nuovo stilo a Silvana, indicandole un posto alla tavola momentaneamente vuoto a cui la sacerdotessa sedette, pronta a scrivere altre di quelle che, di lì a qualche generazione, sarebbero state chiamate "profezie".


Angolino autrice
Ho riportato in questo capitolo la prima di una serie di profezie, che potrebbero realizzarsi nel corso della storia (o in questo "libro" o in uno dei successivi), come no, perché non è detto che riguardino uno dei personaggi. Sta ai lettori trarre deduzioni (o formulare ipotesi) a questo riguardo ;)

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora