12.3 Promessa mantenuta

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Erik riflesse per la quinta volta la lettera che stringeva tra le mani, con profondi sospiri. La brezza marina spirò, scostando le tende leggere alle finestre, attirando verso il panorama che poteva ammirare affacciandosi.

Lasciò la missiva sulla scrivania di marmo chiaro e si accostò alla vetrata semiaperta: il mare giungeva ritmico a pochi metri da lui, con la sua incessante melodia.

Sospirò nuovamente, abbandonandosi a una contemplazione a cui, fino a quel momento, aveva sempre dedicato poco tempo. Non era mai stato una persona riflessiva: preferiva di gran lunga agire invece di tormentarsi la mente con elucubrazioni infinite, ma qualcosa nelle parole che aveva appena letto gli suggeriva di fermarsi, di ponderare con calma il modo giusto con cui affrontare quell'argomento con suo padre. Dal suo comportamento sarebbero dipesi diversi destini: quello di chi gli aveva domandato aiuto, prima di tutto.

Con uno sorriso accennato ripensò a quel duello con Franco sulla Millenaria, poi si soffermò su quello che era il compito del borghese di Nilerusa: condurre Chiara Delle Foglie sana e salva fino a Gaò. Le complicazioni sorte erano un imprevisto che certamente l'amante di sua sorella avrebbe preferito evitare, ma doveva aver posto il proprio dovere davanti alle questioni personali, se si era arrischiato a domandargli che Tancredi lo raggiungesse laggiù.

Tuttavia, Erik non si sentiva affatto sicuro nell'esporre al padre la situazione, poiché temeva domande scomode su Franco; ma se avesse temporeggiato avrebbe dovuto poi renderne conto proprio a quell'uomo che non gli aveva mai suscitato timore, fino a quel momento.

Il vento marino soffiava dolcemente, scompigliando i capelli dorati del principe di Defi, che si soffermò a guardare la luce aranciata dell'imminente tramonto.

Ripensò a come Tancredi aveva accolto la finta identità di Iris, a come avesse constatato che il ceto mercantile poteva essere un nuovo punto di riferimento per il regno di Ariel... Franco, che realmente apparteneva a quella classe sociale, poteva almeno contare su una considerazione simile da parte del re Inverno.

Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da un bussare sommesso alla porta.

«Avanti!» disse ad alta voce. Non aspettava nessuno: suo padre stava istruendo Ariel su alcune strategie politiche ed Evandro montava la guardia insieme agli altri soldati, pur essendone il capitano; Iris, a quanto ne sapeva, avrebbe trascorso l'intera giornata alla sartoria dove lavorava a Ehoi.

Sentì la porta alle sue spalle aprirsi e ruotare sui cardini con delicatezza. Sorrise senza voltarsi e continuando a rimirare il mare: aveva riconosciuto l'ospite.

«Erik...» mormorò la voce di Iris. «Ti disturbo?»

«Non potresti» le rispose prontamente.

Lei lo raggiunse presso la vetrata, con passo leggero. «Ho provato a cercare qualcosa su quel ragazzo, sai...» iniziò a dire lei, esitando.

Lui sospirò. Trovare notizie sull'avvelenatore della corte Dal Mare non sarebbe stato affatto semplice e quando Iris gli aveva proposto che fosse lei a indagare si era opposto, anche se non glielo avrebbe impedito.

«Può essere pericoloso» disse soltanto. «Non voglio che tu corra alcun rischio.»

Erik si voltò a guardarla e la giovane abbassò lo sguardo colpevolmente. «Non volevo disubbidirti, ma...»

Lui scosse la testa. «Non ti ho ordinato niente, quindi non hai disobbedito. Non sei una mia suddita e non lo sarai mai. Non voglio che ti consideri come tale.»

Iris puntò lo sguardo verso l'orizzonte marino. Era splendida e la luce calda del tramonto le conferiva una bellezza che l'Inverno aveva intravisto raramente in altre donne. «Lo hanno visto a Punta Salina» sussurrò, come liberandosi da un macigno che le opprimeva il cuore.

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora