Profezia III

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Veste tinta di sangue,
mani macchiate di un accordo
suggellato sul futuro.

La progenie sacrificata
sotto uno scroscio d'acqua.

Tuono che irromperà nel buio,
l'erede bendato e costretto
avanzerà sul legno,
incontro alla morte.

La folla attorno, silente,
sole calato al di là dei monti

dalle cime dissolte.

Ma il vento...

Lo stilo cadde dalla mano di Silvana, rotolando sul pavimento, fino a giungere contro il muro dell'angusta stanza. Il lume fioco di una candela la illuminava, mentre lei raccoglieva lo strumento con fatica, aggravata da un grembo troppo evidente per poter essere nascosto ai fedeli che si recavano al tempio della Luna.

Ormai da alcune settimane trascorreva il tempo tra le sue quattro pareti, che i compagni del culto avevano reso più confortevoli. Le visioni si erano fatte più frequenti e la sua salute sempre più cagionevole.

Il suono soave della pioggia le teneva compagnia durante la notte, sussurro ristoratore, mentre la sacerdotessa tentava di afferrare le ultime immagini apparse alla sua mente, invano: quelle si facevano sempre più sfuggevoli, sbiadite, inafferabili, ineffabili.

Silvana si sedette sul letto reso morbido da spesse coperte, così che il suo bambino non soffrisse la frugalità del tempio. Ricordava un soffio di vento primaverile in una terra ostile, una terra illuminata da torce. I volti preoccupati, ansiosi, desiderosi di coltivare una speranza ormai spazzata via... troppo poco per poter essere affidato alla memoria dei posteri.

Mormorò qualche carezzevole parola di conforto al figlio, che aveva ripreso a scalciare; tuttavia lei stessa non appariva troppo convinta. Se qualcuno avesse scoperto la sua unione con un altro sacerdote durante il Concilio dei Veggenti, avrebbe avuto parecchi guai; così come i suoi compagni e le sue compagne, che avevano accettato di proteggere il segreto e di affidare quel bambino che sarebbe nato alla benevolenza dei sovrani. Avrebbero annunciato il ritrovamento dell'orfanello sugli scalini del tempio, certi che la Luna avrebbe vegliato su di lui, come su tutti i suoi figli.


***


Claudio si svegliò di soprassalto, nel cuore della notte. Nella stanza in cui Nuvola li aveva ospitati la luce lunare filtrava a malapena da una finestrella, ma lui poteva vedere con chiarezza i suoi compagni di viaggio addormentati: Flora sul letto della sacerdotessa; Arturo sul pavimento, senza nulla che lo alleviasse dalla durezza del marmo, a differenza di Claudio, che aveva dormito su alcune coperte.

Si alzò in piedi, cercando di avvicinarsi il più possibile a quella sorta di feritoia. Tese le orecchie e si stupì di non udire nulla, neanche il canto dei grilli che aveva ascoltato con piacere durante la notte precedente.

«Strano» commentò tra sé e sé. «Mi sembrava che piovesse...»

Selenia - Trono rovesciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora