Alcune ore prima...
Il sole era ormai alto quando Giampiero rientrò al castello. Scelse di percorrere all'inverso il tragitto che lo aveva condotto fino alla periferia di Nilerusa, sperando che nessuno lo attendesse nella camera della principessa. Si meravigliò quando, all'uscita della botola, sbucò nella stanza in cui lui dormiva solitamente durante i suoi soggiorni alla reggia, ma poi constatò che quello era con tutta probabilità un effetto della magia che permeava quel passaggio segreto; anche se gli sfuggiva il suo esatto funzionamento.
Era certo, dunque, che nessuno aveva notato la sua assenza, per cui non escogitò nessuna scusa per spiegare dove fosse stato fino a quel momento. D'altra parte non doveva spiegazioni proprio a nessuno, se non alla regina; ma Alcina sarebbe stata presto occupata con altri pensieri, ragionò tra sé e sé, tra cui quello di dove fosse finita la figlia, quindi immaginò che non avrebbe badato a lui.
Dopo essersi cambiato d'abito, scese nei giardini per prendere una boccata d'aria fresca: doveva dare l'idea di essersi appena alzato dal letto. Vide membri della servitù affaccendarsi freneticamente, correndo chi da una parte chi da un'altra, qualcuno scuro in volto, altri con un'espressione preoccupata da cui il marchesino non poté che trarre una conclusione: la fuga di Flora era stata scoperta e Alcina aveva già dato ordine di trovarla, anche a costo di spedire l'esercito casa per casa in ogni borgo, paese o cittadina del Defi.
Giampiero sorrise fissando pensieroso un'aiuola di rose azzurre, seduto su una panchina. La via più veloce per raggiungere il Pecama obbligava a partire da un porto nel sud del regno, che distava solo tre giorni di navigazione da Punta Salina, il promontorio più vicino alle terre a nord. Sperò che Flora, Arturo e Claudio riuscissero subito a trovare la nave che faceva al caso loro, su cui non solo la traversata sarebbe stata più veloce, ma grazie alla quale i tre avrebbero viaggiato con maggiore sicurezza, lontano da occhi indiscreti e devoti ai sovrani di Defi.
Non uno dei servitori gli parlò, né gli rivolse uno sguardo per tutto il tempo che lui trascorse seduto lì; non che gli dispiacesse, ma si era tanto prodigato per assumere un tono e un atteggiamento innocente per poi essere ignorato dal resto della corte, che ancora doveva destarsi, e dalla servitù. Aveva ragione Flora: nessuno si sarebbe mai accorto della sua assenza, se non una persona; e proprio da questa decise di recarsi, come se dovesse ricevere delle istruzioni. In diverse circostanze si sarebbe comportato proprio in tale maniera, perciò si alzò dalla panchina e si diresse verso il castello, senza neanche badare troppo ai raggi del sole che, obliqui, attraversavano le pareti vitree, illuminando ogni angolo della residenza reale.
Ben presto raggiunse il corridoio in cui si trovava la sala del trono, da cui udì provenire delle voci e si accorse, con il cuore in gola, che erano quelle di Luciana Lugupe e della regina. Sembravano tese, quasi concitate, e Giampiero davvero non ebbe più alcun dubbio: sapevano della fuga della principessa. Rifletté in fretta sul da farsi: non era sua abitudine ascoltare dietro le porte, ma in quell'occasione non aveva alternative.
«... dev'essere per forza con quel plebeo» stava dicendo Alcina, con tono sprezzante. «Non è servito a molto impedire che lo incontrasse, a quanto hanno detto le guardie.»
Luciana non rispose subito a quella asserzione, ponderando cosa fosse meglio dire in presenza della donna che tanto venerava.
«Maestà, io non credo davvero che sia con lui. Quando poi siamo rimaste sole, mi ha parlato di una certa Menta.»
Menta? Giampiero si trattenne dal sobbalzare, cercando di mantenere il sangue freddo, ma quell'affermazione da parte della Lugupe non poteva lasciarlo sereno. Certamente qualsiasi cosa di cui Luciana fosse al corrente le era stata rivelata da Flora, ma il marchesino stentava a credere che la Primavera si fosse lasciata sfuggire più di quanto necessario ad acquietare la sete di curiosità dell'altra, che non aveva avuto alcuno scrupolo nel riportare tutto alla sovrana. Non poteva fidarsi dell'erede al trono di Dszaco, concluse tra sé e sé.
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Selenia - Trono rovesciato
FantasíaLIBRO I - COMPLETO «Agli Autunno piacciono gli scacchi» ribatté lei con dolcezza. «Si racconta di un loro avo che sfidava i condannati a morte a giocarci... se lo sconfiggevano avevano salva la vita. Viceversa... [...] Quella con Raissa è una par...