I più tardivi raggi dell'alba si facevano largo tra le chiome fitte dei lecci, mentre il mercenario e il giovane di Nilerusa cancellavano le tracce della loro permanenza nell'angusta radura. Arturo scalciò dei rami secchi, perché ricoprissero in maniera caotica le impronte sulla terra umida: temeva che alcune delle loro orme potessero risultare visibili nonostante le precauzioni. Claudio lo aiutava come poteva, o come credeva di potere, sistemando alla rinfusa sul terreno alcune foglie cadute dagli alberi; ma la vicinanza del mare lo distraeva e molto spesso si ritrovava a guardare incantato la distesa appena increspata delle onde che si spingevano sino alla riva. Aveva già visto il mar Litil, ma mai con la prospettiva di attraversarlo. C'era solo un breve tratto di bosco a separarlo dalla spiaggia e vi si incamminò, con Arturo che lo teneva d'occhio nell'eventualità in cui si facesse scoprire.
Il mercenario aveva ormai capito che il contadino non era affatto abituato a quella vita di sotterfugi e segreti, e non aveva potuto non constatare con un sorriso la sua ingenuità. Che andasse anche a guardare il mare, lì nella radura non sarebbe servito poi a molto. Tuttavia, poco dopo lo spadaccino lo raggiunse e lo trovò seduto sulla sabbia chiara, a osservare ipnotizzato il respiro ritmico delle onde, quel sollevarsi e abbassarsi delle acque.
«Dobbiamo andare» disse Arturo, affiancandolo.
Claudio si sollevò in piedi, come eseguendo un ordine: credeva saggio anticipare ciò che l'altro gli avrebbe ordinato. Il loro compito era quello di proteggere Flora, che in quel momento era a bordo di una nave che lui non aveva mai visto con i propri occhi. Il giovane si rese conto di aver perso sin troppo tempo in balìa delle sue fantasie. Lanciò un'ultima occhiata alla distesa marina, prima di incamminarsi insieme all'altro a ritroso sui propri passi, verso la boscaglia.
«Tu sei già stato a sud, vero?» chiese al soldato, mentre tornavano al riparo tra i tronchi degli alberi e nascosti tra i cespugli di ginepri dalle bacche rosse.
«Sì, ci sono già stato» rispose quello, con voce atona, senza lasciar trasparire alcuna emozione.
«E il viaggio in mare... com'è?» gli domandò ancora Claudio, preda della curiosità. Aveva compreso che Arturo conosceva il mondo più di lui, che non si era mai mosso da Nilerusa, più di Franco, che l'aveva studiato sui libri. Quel ragazzo dalla pelle arsa dal sole e dalle spalle larghe aveva vissuto chissà quali avventure e lui bramava all'idea di poterne ascoltare qualcuna.
«Dipende. Alcune volte non ci si accorge nemmeno di essere in mare, se invece c'è qualche tempesta, la traversata è più rischiosa» gli spiegò lo spadaccino, con praticità.
Claudio scosse la testa con un sospiro: non era il tipo di risposta che desiderava; tuttavia non aggiunse altro, poiché erano usciti dalla boscaglia e stavano mettendo piede assieme nel porto. Il contadino si guardò attorno, come la prima volta, incantato dall'affaccendarsi degli uomini che caricavano e scaricavano merci dai mercantili, già sudati nonostante fossero le prime ore diurne. La locanda dalle pareti esterne dipinte di rosso aveva le imposte già aperte e si intravedeva qualcuno all'interno con l'intento di rifocillarsi, dal viaggio o dalle fatiche del lavoro. Terra di colore chiaro mista a sabbia riluceva alla luce del giorno che lentamente avanzava, sporcando gli stivali di pelle che indossava il mercenario e infilandosi nelle scarpe di povera fattura dell'altro.
Claudio si guardò i piedi con un sospiro malinconico, ricordando il momento e l'occasione dell'acquisto da uno dei calzolai di Nilerusa. La bottega in una delle vie principali, quell'odore penetrante a cui non aveva saputo dare un nome, un uomo mezzo calvo e mezzo attempato che passava una strana sostanza su degli stivali appena conciati... E Franco al suo fianco, che lo invitava con un'occhiata a farsi avanti e a parlare con quell'omino dall'aria curiosa. Tutto lo aveva intimidito, quel giorno, a partire dall'artigiano che con sapienza aveva ascoltato la sua richiesta, fino alla prospettiva di essere ospite dalla famiglia del suo amico in occasione di un pranzo e di non poterci andare con i suoi vestiti consumati di ogni giorno.
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Selenia - Trono rovesciato
FantasyLIBRO I - COMPLETO «Agli Autunno piacciono gli scacchi» ribatté lei con dolcezza. «Si racconta di un loro avo che sfidava i condannati a morte a giocarci... se lo sconfiggevano avevano salva la vita. Viceversa... [...] Quella con Raissa è una par...