Capitolo 17

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Ormai era mattina tardi ma la temperatura era comunque sempre piuttosto bassa. Il sole era coperto da uno strato di nuvole che non presagivano altro che pioggia. Sua sorella era intenzionata ad andare con la corrozza ma l'avevano presa i loro genitori quella mattina per sbrigare delle faccende con il conclave a casa degli Herondale. Sicuramente si sarebbero bagnati se non avessero fatto in fretta.
"Thom riguardo al discorso di questa mattina..." iniziò sua sorella procedendo a passo svelto per le strade di Londra. Il ragazzo però divenne subito paonazzo. Era felice che la sua famiglia lo accettasse per com' era ma sarebbe stato veramente troppo imbarazzante parlarne. Eugenia probabilmente si accorse del disagio del fratello e infatti rallento di un poco il passo.
" Se non vuoi parlarne allora non importa. Volevo solo dirti che io probabilmente l' ho sempre saputo. Scusami se non ho avuto il coraggio di parlarti prima" disse sua sorella con sguardo rammaricato.
"Non devi scusarti di niente. Sono felice delle parole che hanno detto stamattina i nostri genitori. In più, non è che non voglia
parlarne, è che è molto imbarazzante per me" prosegui thomas rallentando il passo fino ad accostare la sorella. Appena lui le fu accanto lei gli face un sorriso caldo e accogliente che gli ricordò tanto quello della loro madre.
" Non vergognarti di parlare con la tua sorellona. Io ci sono se hai bisogno" disse. Poi, mettendosi sulle punte dei piedi, andò a scaruffare i capelli di Thomas. Il ragazzo alla vista del gesto goffo della sorella sorrise.
" Non sono più basso come una volta èh? Un tempo la mia testa era molto sotto la tua e adesso invece non riesci nemmeno ad arrivarci sulle punte" disse Thomas scoppiando poi a ridere.
Eugenia incrocio' le braccia facendo la finta permalosa ma si arrese quasi subito unendosi poi alla risata del fratello.
Il ragazzo si senti felice di riuscire nuovamente a passare dei momenti con sua sorella. Crescendo, per un motivo o per un altro, si erano allontanati molto ed non erano più stati capaci di passare del tempo ridendo e scherzando. Quella risata insieme a lei, forse, era il simbolo che le cose sarebbero ritornate pian piano al loro posto o almeno così sperava Thomas.

Quando raggiunsero il negozio a cui Eugenia aveva commissionato il suo vestito, le nuvole avevano ormai lasciato spazio al sole, ed esso iniziava così a riscaldare la giornata. Thomas aspettava sua sorella fuori dalla boutique e intanto osservava i passanti per la strada. In qualche modo aveva sempre invidiato i mondani che vivevano la loro vita del tutto ignari della verità che si celava davanti ai loro occhi. Però li trovava anche stupidi. Non facevano altro che farsi la guerra a vicenda e passsare la vita ad odiarsi l' un l' altro. Lui almeno, in quanto nephilim, aveva uno scopo. Però avrebbe voluto qualcosa in più rispetto ad una vita dedicata all'uccidere i demoni, ma infondo era meglio di molti altri destini che gli sarebbero potuti capitare da mondano.
In quel momento sua sorella uscì dal negozio con in mano una grossa busta di carta decorata in maniera elegante.
" Ho fatto, ora possiamo andare" disse Eugenia visibilmente soddisfatta del suo acquisto.
" che ne pensi se allunghiamo un po la nostra passeggiata? In fondo manca ancora un po all' ora di pranzo" propose il ragazzo. Thomas non voleva tornare nella sua stanza vuota e ricominciare a pensare a colui a cui non doveva pensare. In più, voleva vedere Eugenia sorridere per un altro po'.
" Mi sembra un ottima idea. Tra l' altro adesso è proprio una bella giornata e sarebbe un peccato sprecarla standosene in casa" continuò la ragazza. A quel punto Thom porse il braccio a sua sorella in modo che lei si potesse appoggiare.
" dove vuole andare milady?" chiese poi in tono gentile.
" proporrei una passeggiata nei quartieri alti. Ho propio una gran voglia di vedere quelle belle case" proseguì Eugenia accettando il braccio del fratello. Così Thom le prese la busta di mano e iniziò a camminare.
" Hai suoi ordini mia signora" concluse poi.

I due ragazzi passeggiavano allegramente tra le vie dei quartieri più belli di Londra. Li i fiori addobbavano il davanti delle abitazioni e profumavano l' aria di mille odori. I vetri delle finestre erano talmente lucidi che dovevi stare attento a non farti accecare dal riflesso del sole su di essi. Gli intonaci erano perfetti e i pomelli delle porte lucidati. Era tutto così meraviglioso che Thomas si disse che chi ci abitava dentro doveva per forza avere qualcosa di marcio. Chissà quanta ipocrisia nascondevano quelle pareti. Quanti segreti, quanti sotterfugi, quante menzogne. Una società fatta d' apparenze che poneva la prima maschera attraverso l' immacolatezza della propria casa. Se solo un ciuffo d'erba fosse stato nel posto sbagliato allora tutta la costruzione sarebbe caduta. Che ne sarebbe venuto fuori a quel punto?
La risposta glì arrivò come d' incanto. Davanti a loro, infatti, si trovava una casa che non aveva niente a che fare con le altre. Forse tempo prima si, ma adesso l'abbandono si poteva percepire dai rampicanti sopra i muri, dal prato incolto pieno di piante selvatiche e da le pareti che ormai avevano perso parte dell'intonaco. Perché nessuna aveva toccato quella casa? Che mistero si nascondeva dietro ad essa?
I due si avvicinarono e un odore nauseante li pervase le narici. Demoni. Quello era indiscutibile il tipico odore di zolfo e carne in putrefazione che non prospettava niente di buono.
Thomas valuto' la situazione. Non potevano di certo entrare nella casa scassinado la porta d' ingresso in pieno giorno. Forse la cosa migliore era andare subito all' istituto per avvertire che in quella lì stava, o era, successo qualcosa di strano. Però, se magari lì dentro c'era qualche indizio relativo a quello che stava succedendo ai demoni a Londra? Magari, quando sarebbero tornato con i rinforzi, ogni prova sarebbe sparita. Non poteva certo perdere un occasione del genere. In fondo doveva vendicare anche sua sorella. Se questo fosse stato un passo in avanti verso il ritrovamento del colpevole, di certo non poteva tirarsi indietro. Però, coinvolge sua sorella era fuori questione.
" Eugenia precedimi verso casa. Mi sono ricordato che dovevo vedermi con i ragazzi. Comunque entro sera sarò a casa. Nel caso avverti i nostri genitori" disse Thom sorridendo alla sorella. Non era mai stato bravo a mentire ma sperò di esserlo abbastanza da far andare via Eugenia.
" Sei sicuro Thomas? Non è che è successo qualcosa, vero? Mi sembri un po strano... " continuò la ragazza guardandolo con aria dubbiosa.
" No, no, davvero. Ieri James me lo aveva detto ma me ne ero completamente dimenticato. Se non vado, poi Matthew verrà di sicuro a cercarmi a casa e farà qualche scenata delle sue. Mi dispiace di non riuscire ad accompagnarti a casa. Non sei molto lontana ma potrebbe comunque essere pericoloso anche se sono certo che te la caveresti. Comunque è meglio se fai in fretta" disse thomas.
" D'accordo. Comunque non ti preoccupare, sono una shedowhunters anche io in fondo. Allora ci vediamo stasera" concluse Eugenia riniziando a camminare nella direzione di casa. Thomas prese la direzione opposta, ma appena la sorella fu fuori dalla sua vista si infilò in un vicolo. Si tirò su le maniche e iniziò a tracciarsi rune su tutta la lunghezza della braccia. Non manco' di disegnare la runa che lo rendeva invisibile ai mondani perché in pieno giorno non era proprio il caso che lo vedessero far qualcosa di strano. Quando ebbe finito uscì dal vicolo e si incammino' verso la casa.

Già da fuori riusciva a sentire il tanfo nauseante di demoni. Era talmente intenso che riteneva improbabile che se ne fossero andati. Si chiese che diavolo ci facessero dei demoni in una casa abbandonati nei quartieri alti di Londra. Era inverosimile che si trattasse di uno stregone. Solitamente erano molto discreti e si limitavano a fare i loro loschi affari il più lontano possibile dal naso del conclave. Però, se non era uno stregone, perché diavolo c'erano dei demoni allora? Beh, se non entrava sicuramente non lo avrebbe scoperto. Così si fece coraggio e si avvicinò alla porta.
Da lì l' odore era ancora più intenso e Thomas si trattenne dal vomitare. Portò poi la mano alla tasca della giacca ed estrasse lo stilo e, con la mano che gli restava libera, prese una spada angelica.
" Caliel" chiamo, e a quelle parole l' adamas si illuminò intensamente. Poi con lo stilo iniziò a disegnare una runa d' apertura e quando fu completa la porta si spalancò di colpo.


#spazio dell' autrice
Non ho niente da dire ma sono autistica e visto che l'ho messo negli altri lo dovevo mettere per forza anche in questo.
Sostenete la mia pazzia mettendo una stellina e commentando se anche voi, come me, avete un disturbo ossessivo compulsivo.
Ciao, ciao e al prossimo aggiornamento.

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