Capitolo 31

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Era da quando si era svegliato che Alastair si tratteneva dal grattarsi il viso. La coperta in cui era avvolto era fatta di una qualche vecchia lana che gli solleticava le parti scoperte del corpo. La guancia gli prudeva da morire ma non voleva muovere neanche un muscolo. Si sentiva come in un bozzolo, al caldo e protetto. Per questo non voleva uscire dalle coperte, aveva paura di rovinare l'idillio. Era come quando da bambino sua madre gli portava il brodo caldo a letto quando stava male e gli leggeva le favole fino a farlo addormentare. Gli piaceva così tanto un tempo essere accudito che anche quando la febbre gli passava fingeva di stare male fin tanto che sua madre non lo tirava a forza giù dal letto. Solo che adesso c'era una piccola differenza risetto alla sua infanzia, cioè che la sua testa fosse poggiasse sulle gambe di Thomas Lightwood. Piccolo particolare, piccolissimo... che sia aggiungeva ai motivi per non muovere neanche un muscolo. Beh, diciamo che il dover affrontare Thomas dopo la scenata di poche ore prima era un deterrente sufficiente. Non aveva la forza necessaria per fronteggiarlo. Avrebbe solo voluto una di quelle sbronze in cui ti dimentichi ogni cosa, ma purtroppo si ricordava tutti particolari. Al solo pensarci ogni stilla del suo corpo era pervasa dalla vergogna. In quel momento sotterrarsi o cambiare continente per sempre non gli sembrava una cattiva idea. Nuova vita e nuova identità e soprattutto nessuno a ricordarsi quell'orrendo episodio.

Ma purtroppo la sua voglia di scappare era messa a dura prova. C'era questa maledetta mano che era poggiata sul suo ventre, di cui sentiva il calore anche attraverso tutti gli stati di coperte e vestiti. E inoltre percepiva il respiro, lento e regolare, di Thom. Diavolo quando gli era mancato, così tanto che avrebbe voluto un modo per registrarlo e ascoltarlo prima di addormentarsi. Era sicuro che con quello non avrebbe mai più fatto un incubo in vita sua. Si sentiva un idiota anche solo per fare questi pensieri ma ormai si era arreso, era completamente e inevitabilmente cotto perso. Nessuno lo avrebbe riportato indietro, ma in fondo non gli dispiaceva. La stupidità avvolte era una bella cosa. Altre, purtroppo, ti faceva urlare a squarcia gola per le strade di Lontra, ma nessuno è perfetto...

Ora non c'era molto che potesse fare. Se si fosse mosso, quel momento di pace si sarebbe interrotto per non contare che avrebbe dovuto affrontare le prese in giro di Thom. Sperava solo ci andasse piano. Il suo imbarazzo sarebbe durato già di per sé almeno un decennio. La cosa positiva era che adesso odiava l'alcol ancora di più. Non ne avrebbe toccato una gocci mai più in tutta la sua vita. Era sicuro che il ricordo di sé stesso che vomitava sul muro di casa di Thom gli sarebbe bastato a persuaderlo per sempre. 'Che bel modo di corteggiare il ragazzo che ti piace Alastair ' si disse, ' vomitargli davanti al vialetto di casa. Che campione che sei...complimenti'

In quel momento la gamba di Thom ebbe uno spasmo. Forse era il momento di alzarsi, almeno per permettere al sangue di ricircolarli nuovamente negli arti inferiori.

Fece per muoversi ma l'altro lo anticipò stiracchiandosi. Quello era lo sparo di partenza per correre ai ripari. Si mise immediatamente a sedere, sollevando la testa dalle gambe dell'altro. Quella mossa repentina non fu una delle sue scelte più intelligenti. Infatti ad attenderlo c'era il sopracciglio alzato di Thomas che contornava la sua espressione compiaciuta.

"Buon svegliato" gli fece con voce divertita. Al voleva sotterrarsi.

"Oh per l'angelo, non guardarmi così, è maledettamente imbarazzante" fece esasperato prendendosi la testa tra le mani. Ma il rossore sulle guance lo tradiva e ne era purtroppo consapevole. Thomas non si peritò a scoppiare in una grossa risata.

" Che è? Ora ti vergogni?" gli chiese ironicamente con sguardò falsamente stupito.

" Thom per favore, no..." supplicò tappandosi gli occhi. Ma sospettava che glielo avrebbe rinfacciato a vita.

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