Capitolo 35

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I ragazzi correvano verso l'istituto con il sole ancora alto alle loro spalle. Alla taverna si era rivestito di tutta fretta promettendo di dare all' altro una qualche risposta una volta arrivati in istituto. Da allora non avevano proferito parola. L' altro correva davanti a lui di almeno cinque metri, anche se sospettava si stesse trattenendo per non lasciarlo troppo indietro. D'altro canto arrancava come non faceva dai tempi dell'accademia. Gli sembrava d'essere tornato nel cortile della scuola con il sudore ad impregnarli le tempie e i polmoni doloranti. Al si girava ogni pochi passi per controllarlo e non importava quante volte Thom gli dicesse di star bene, la ruga d'espressione marcata tra i suoi occhi diventava sempre più profonda. In quel momento fu felice di non averli raccontato tutto...felice che non sapesse quanto fossero fottuti.

Meno di mezz'ora prima:

Thomas aveva ancora in bocca il sapore speziato di Al e sulle labbra un sorriso da ebete che l'altro gli aveva strappato. Adesso che i loro corpi si erano staccati la temperatura nella stanza sembrò scendere improvvisamente. Faceva sempre freddo lì dentro. L'umido delle strade di Londra penetrava dagli infissi vecchi e marci. Si chiese se a peggiorare la situazione fosse anche la finestra rotta che non si chiudeva ormai da due anni e che Matthew aveva promesso di riparare. Era stato divertente vederlo impazzire per due intere settimane armeggiando con qualsiasi attrezzo riuscisse a trovare. Poco dopo, arrendendosi, aveva dichiarato che la finestra era inequivocabilmente maledetta.

Adesso però maledisse Matt per i soffi di vento che era certo venissero proprio da li. Era tutto sudato e sentiva già l'umido appiccicarsi alla pelle. Dannata Inghilterra! Umidità, pioggia e poco altro. Rimpiangeva il caldo afoso della spagna. Ma non gli dispiaceva neanche l'accoccolarsi sotto le coperte e scaldarsi come meglio si poteva...ma non avevano tempo per quello. Non che sapesse esattamente da dove cominciare. In realtà non aveva proprio idee su da farsi, ma doveva dare ad Al l'occasione di provarci. Alla fine, almeno, non avrebbe avuto rimpianti. Lui, d'altro canto, di speranze ne aveva ben poche. Dopo gli orrori visti era difficile credere che ci fosse una via d'uscita. Ma andava bene così, non si sarebbe mai scambiato di posto con nessun altro. Da sempre pensava che è molto meglio morire che vivere e rimanere durante la morte. E se un mese prima ne era sicuro, adesso ne aveva la piena certezza. Meglio l'oblio. Molto meglio l'oblio.

Un brivido di freddo li strisciò lungo la schiena, come se un serpente stesse leccando la sua spina dorsale. Era arrivato il momento di vestirsi.

I capi erano sparsi per tutta la camera, un terribile tornado di stoffa che lo fece un po' arrossire. Fu felice che Al era girato dall' altra parte, lo avrebbe sicuramente preso in giro. Con la coda dell'occhio lo vide con già addosso i calzoni. Nella penombra il suo profilo sembrava quello di un eroe romantico in contemplazione della natura. Un quadro bellissimo che solo i suoi occhi potevano scorgere. Una personale mostra fatta solo per lui: chiaro e scuro in contrasto in una mattina di Londra, ecco come si sarebbe chiamata. E lui l'avrebbe amata in maniera stupida e innocente, come un bambino con il suo orsetto di pezza.

Si mise poi i pantaloni e infine si chino a prendere la camicia poco lontano. In quell' attimo senti che c'era qualcosa di strano. Una fitta allo stomaco lo fece piegare in due e improvvisamente la stanza a ruotare. Non sia accorse neanche di cadere a terra perché il buio era orami intorno a lui.

All'inizio fu solo l'assenza di qualsiasi cosa. Nessun colore, nessun rumore, nessuna sensazione alcuna. Solo l'esistenza intorno a lui. La sua esistenza. Indiscutibile e terrorizzante. Non era come quando si sta fermi nel proprio letto a pensare. No, tutto quello era totalizzante. Consapevolezza infinita del proprio essere. Nessun ricordo ma anche tutti i ricordi. Ricordi suoi o di qualcun altro non lo sapeva con certezza ma questi si mischiavano e riformavano e diventavano il niente. Lui era niente. Assoluto silenzio. Immobilità. Luce ma oscurità. Un disagio straziante che lo divorava dall'interno. Il Tutto che lo sopprimeva. Era polvere di stelle trasportata dal tempo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2023 ⏰

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