Capitolo 33

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Nemmeno quando entrambi ebbero raggiunto il culmine Al sembrava intento a lasciarlo andare. Le sue braccia lo tenevano stretto, senza lascarli intendere il minimo interesse o pensiero nel lasciarlo andare. Sulla schiena, dove ora poggiavano le mani di Al, sentiva il bruciore leggero e quasi piacevole dei tagli che l'altro gli aveva procurato. Il sesso appena fatto non era stato come le volte precedenti, dolce e quasi timido, questa volta i loro corpi si erano scontrati con rabbia e avevano prodotto scintille. Thom era ancora incazzato per la testardaggine di Al, anche se a pensarci era una delle cose che preferiva di lui. Capiva perché non cedesse, avrebbe fatto lo stesso anche lui, ma la situazione era critica e la paura che lo attanagliava cresceva ad ogni istante. Non voleva morire, ovviamente, ma non voleva neanche fare del male alle persone a cui voleva bene o a qualsiasi altra persona. Al, questo, doveva capirlo. E pensare che fino a pochi mesi prima si parlavano a mala pena. Adesso sentiva come se la sua anima non gli appartenesse più. Dopo il sesso era sempre tutto più chiaro. I loro sentimenti diventavano limpidi come le prime luci dell'alba e tutto diveniva più semplice. Le cose erano più difficili quando invece dovevano parlare. Ma questo a Thom non dispiaceva. Il caratteraccio di Al non lo aveva mai spaventato. Adesso inoltre c'erano cose molto più terribili a terrorizzarlo. Non capiva cosa li stesse succedendo e non sapeva proprio a chi rivolgersi per scoprirlo. Non poteva dirlo ai fratelli silenti per mille motivi. Se gli avessero letto nella mente che cosa avrebbero visato? La gioia che provava nell' uccidere le persone a cui voleva bene? O magari la felicità immensa che provava nel vedere Alastair. Avrebbero capito che non si trattava di un'amicizia? Potevano forse scorgere attimi di lui e Alastair insieme? Non poteva permetterlo. Avrebbe distrutto la sua famiglia. Avrebbe distrutto Al. no, non era possibile. Doveva trovare un'altra soluzione. Se solo quel idiota di Alastair fosse venuto prima a casa sua. Si voleva confidare con qualcuno da settimane ormai. In realtà voleva confidarsi proprio con lui, sapeva e sentiva che lo avrebbe capito. In oltre, quando si svegliava da quell' incubi e si rendeva conto che lui non c'era, era come se oltre che al suo corpo si consumasse anche qualcosa di più profondo. Aveva desiderato stringerlo tra le sue braccia sì dal momento che si erano sperati sulle scale. Non poteva credere di aver dovuto aspettare tre settimane per farlo. Però, più i giorni passavano più il desiderio di stare con lui era inquinato dalla paura costante che il suo cervello smettesse di funzionare e che qualcosa di brutto potesse accadere. Infondo era successo anche a suo nonno. Quanto tempo gli ci era voluto per perdere la ragione del tutto? Sperava solo che non fosse già troppo tardi.

Adesso, immerso completamente in Al, si chiese se non potessero rimanere così per sempre. In quel istante per l'eternità. In quell' attimo di pace e beatitudine che sapeva che prima o poi avrebbe dovuto spezzare. C'erano delle cose da risolvere, tipo il fatto di cercare di non diventare un demone. Fu costretto a rompere l'idillio.

"Mio piccolo bambino piagnucolone, dobbiamo rivestirci. Si muore di freddo e sai bene che abbiamo un sacco di cose da fare." Gli disse sorridendo, carezzandogli dolcemente i capelli.

"Non chiamarmi bambino..." fece Al, con il volto appoggiata sua spalla, mugugnando. Erano sul pavimento completamente nudi e nonostante il corpo caldo di Al a riscaldarlo iniziava ad avere i brividi. Dopo qualche istante quest'ultimo alzò la testa con sguardo serio.

"Mi stacco solo se mi prometti che non mi chiederai mai più cose stupide come quella. Troverò una soluzione, troveremo una soluzione" disse. Ed era serio. Dal suo sguardo Thom capì che ci credeva veramente. Avrebbe tanto voluto avere la sua stessa fiducia.

"Ne riparliamo" gli disse. Al si irrigidì. Thom Non poteva concedergli più di quello e d' altro canto l'altro sembrò non aver più voglia di litigare. A quel punto Al lo strinse di nuovo a sé.

"Ti lascio andare solo perché sei un rompi palle e perché stai tremando come un pulcino" gli biascicò sulla spalla. Thom non poté far altro che sospirare. Però prima di lasciarlo lo strinse ancora una volta, attirandolo a sé con forza ma senza fargli male. Poi alzò la testa dalla sua spalla e gli leccò il pettorale in maniera provocante. Si fermò vicino al capezzolo e iniziò a lasciare un segno che ci avrebbe messo giorni a scomparire. Thom era già pronta a saltagli addosso nuovamente ma l'altro si alzò e gli tese una mano. Si dovette mordere l'interno della guancia per non sbavare alla vista del bellissimo corpo nudo di Al illuminato dal fascio di luce proveniente dalla finestra. Dalle spalle larghe fino alla V del bacino, i muscoli ambrati ben definiti. Al lo guardò compiaciuto alzando un sopracciglio, poi scese con lo sguardo verso il basso dove trovò qualcosa che non voleva saperne di stare al proprio posto. Ovviamente sogghignò compiaciuto.

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