Capitolo 23

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Alastair percorreva i corridoi dell' istituto al fianco della sorella. Anzi, in realtà percorreva i corridoi dell' istituti praticamente in collo alla sorella. Il peso del suo corpo era infatti quasi interamente aggravato sulle spalle di Cordelia dove stava appoggiato il suo braccio. L' unica cosa che faceva era trascinare i piedi, cercando di trattenere i mogugni di dolore. Cosa che si dimostrò al quanto difficoltosa poiché il male al petto era lancinante. Ma non aveva nessuna intenzione d' arrendersi. Doveva vedere Thomas. Non poteva starsene fermo ad aspettare. Gli avrebbe dato tutti i suoi organi se fosse stato necessario, non che credeva sarebbe servito a qualcosa, ma lo avrebbe fatto comunque.

Intanto ansimava e rivoli di sudore gli scendevano sulla fronte e non sembrava volessero smettere. Sua sorella lo guardava e squoteva la testa tristemente. Quella compassione però lo faceva davvero incavolare. Era ovvio che lei pensasse non ci fosse più speranza e che tutta quella fatica non aveva senso ma lui non era per niente d' accordo. Se lui stesso si arrendeva cosa impediva a Thomas di non farlo?
Doveva parlargli e dirgli che non poteva semplicemente lasciarsi andare. Doveva lottare fino alla fine. Il mollare non era consentito.

Nel mentre stavano procedendo per i corridoi, passando accanto a le varie stanze da letto chiuse a chiave e poi giù per le scale verso il piano inferiore dove si trovava l' infermeria. Ma la loro andatura lenta sembrava non portagli da nessuna parte. Di quel passo sarebbero arrivati il giorno dopo.

"Cordelia dobbiamo muoverci" fece Al con il filo di voce che gli permetteva di non gonfiare troppo i polmoni e di conseguenza non sentire la ferita al petto tirare.

" Mi stai prendendo in giro?" chiese lei esasperata. Al però non rispose.

"È già tanto se riesci a stare in piedi. Dovresti essere a letto adesso. Sai, vero, che la ferita che hai sta guarendo come se tu fossi un mondano? L' antidoto ti ha impedito di morire ma l' iratze non funzionano ancora al centro per cento per via dei rimasugli di veleno demoniaco che hai in circolo. Ti dico solo che resterà una bella cicatrice." fece Cordelia in tono lievemente sarcastico.
Intanto i corridoi dell' istituto si fecero un po' traballanti come se ci fosse un terremoto. Però non era l' istituto a tremare ma era la sua testa a girare. Fece finta di nulla e proseguì. Non poteva certamente perdere tempo.
In quel momento si era creato tra loro un silenzio che metteva Alastair a disagio. I loro passi erano gli unici rumori che percepiva. Era come un rumore bianco di sottofondo che non faceva altro che amplificare l' assordante silenzio. E in quel silenzio i suoi pensieri circolavano come pazzi. Il problema era che la paura aveva preso il sopravvento e non riusciva a smettere di pensare che ormai era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Doveva riuscire a colmare l' assenza di rumori al più presto, altrimenti sarebbe impazzito.

"La mamma sa che sono qui? " chiese, anche se non era particolarmente interessato a saperlo. Preferiva una conversazione inutile rispetto al silenzio. Sua sorella lo guardò come se avesse detto qualcosa di veramente stupido.

" Certo che lo sa! È stata accanto al tuo letto per tre giorni..Poi l' ho costretta a tornare a casa a riposarsi. A volte mi sembri proprio stupido..." fece Cordelia squotendo la testa. Ad al non piaceva che sua madre si preoccupasse ma era anche in parte felice di sapere che qualcuno teneva realmente a lui, anche se lo faceva per semplice amore materno.

" comunque non sarà felice di sapere che non sei a letto e se lo scoprirà ti beccheria una bella romanzina" continuò lei per poi sorridergli.

" un altra!" replicò Al facendo con una faccia sconvolta. Sua sorella rise piano ma poi tornò subito seria. Questo non prospettava niente di buono. Intanto si stavano sempre di più avvicinando all' infermeria. Non rimaneva più di due corridoi a separarli da Thomas e qualunque cosa avesse detto Cordelia non lo avrebbe fatto desistere.
Ad un certo punto Cordelia si impunto' in mezzo al corridoio e Alistair, in quanto praticamente trasportato da lei, fu costretto a fermarsi. Lei ora lo guardava come si guarda un cavallo ferito a cui non rimane altro da fare oltre che sparargli.

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