Capitolo 32

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Stettero così per qualche minuto. Fermi, senza parlare, assaporando semplicemente la presenza uno dell'altro. Al era felice di poterlo stringere tra le sue braccia. Se fosse stato per lui non l'avrebbe più lasciato andare ma quella sensazione di terrore che gli attanagliava le viscere lo stava facendo impazzire. Adesso esigeva delle risposte.

Così lo allontanò un attimo da se, le ginocchia che si scontravano e i visi ancora a pochi centimetri uno dall' altro.

"Come hai fatto a ridurti in questo stato?" gli sussurrò con voce calma ma con ancora un pizzico di preoccupazione che non riusciva a nascondere. Thom poggiò la fronte sulla sua. Prese un bel respiro, come a farsi coraggio, il suo corpo in tensione e la pelle della sua fronte fredda.

"Non c'è una volta che non mi svegli terrorizzato. Mi vergogno a dirlo ma è cosi..." fece e sembrò in piccola parte sollevato, come se aspettasse da tempo di dirlo ad alta voce. Ma la sua postura era ancora rigida e le sue mani giocavano in maniera convulsiva con l'orlo della camicia. Aveva paura, molta paura e per qualche motivo si vergognava di questo. Anche solo per quello Al sì ripromise che non si sarebbe fermato davanti a nessuno pur di farlo stare meglio. Non gli importava quanti demoni o persone avrebbe dovuto trovare e uccidere. Lui capiva quel terrore e avrebbe mentito nel dire che anche solo il pensiero di poter rifare incubi del genere lo terrorizzava.

"Non devi vergognarti, non con me né con nessun altro. Altri al posto tuo sarebbero impazziti dopo una settimana" gli fece con sguardo serio. L' altro non sembrò molto convinto ma proseguì.

"Il fatto è che mi sveglio in preda al panico e non posso far altro che correre in bagno a vomitare. Quando gli incubi sono troppo terribili non ci arrivo nemmeno al bagno..." fece e sembrò disgustato di sé stesso. Quell' espressione gli ricordò quella che vedeva da ormai anni, la mattina quando si guardava allo specchio. Disgusto e odio verso se stesso per quello che faceva e per quello che era. Si svegliava fin troppe volte in preda al panico per via degli incubi che lo tormentavano per non riuscire a comprendere e quando arrivava il sole, l'immagine di sé stesso riflessa nello specchio era sempre la stessa, non sarebbe mai diventata più gradevole. Era stato un mostro troppi anni per cancellare quella macchia. Si meritava quegli incubi e questo lo faceva incazzare ancora di più. Thomas era l'ultima persona al mondo a meritarsi quello schifo. Ed era ancora più vergognoso anche solo il fatto che si sentisse in colpa per qualcosa in cui non c'entrava niente. Al era talmente arrabbiato per quell' ingiustizia che avrebbe volentieri raso al suolo l' intero quartiere. Ma questo non sarebbe giovato a nessuno. Almeno però, con il vomitare ogni mattina, adesso si spiegava la perdita di peso. Non che questo lo facesse sentire più tranquillo.

" Thom non devi sentirti in colpa o vergognarti per qualcosa in cui non c'entri niente" gli disse. L' espressione di Thom si fece dura e seria. Al capì che c'era ancora qualcosa che gli teneva nascosto. Aveva una paura irrazionale anche solo nel chiedergli cosa, ma lo fece comunque.

"C'è qualcos'altro, non è vero?" gli fece cercando di mantenere un tono calmo. Thom si impietrì ma Al incrociò un mignolo con il suo e questo lo spronò a continuare.

"Si, c'è una cosa che non ti ho detto...non so se..." disse ma distolse lo sguardo. Che altro ci poteva essere per farlo agitare così tanto? La paura gli congelò nuovamente ogni centimetro del suo corpo.

"Niente segreti." Gli disse impassibile. Doveva sapere tutto. Dopo avrebbe trovato una soluzione, la doveva trovare per forza.

"Al devi promettermi che non la dirai mai a nessuno" fece serio. Sembravo terribilmente preoccupato.

" Thom a chi vuoi che lo dica, sei praticamente l' unica persona con cui abbia ancora un rapporto?" gli disse accennando un sorriso. L' alto lo guardò male. Voleva smorzare un po' la tensione che vedeva accumularsi sulle spalle di Thom. Non che lui non si sentisse come sotto ad un treno.

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