capitolo 29

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La testa di Alastair non la smetteva di girare. Era una sensazione alquanto strana e in qualche modo pure piacevole. In realtà a essere piacevole era quel senso di leggerezza che lo attraversava. Sembrava che tutti i problemi degli ultimi tempi fossero evaporati in un secondo. Niente più demoni diurni, ne persone morte e tantomeno ragazzi difficili da trovare. Beh, in realtà il pensiero di un ragazzo in particolare non se ne era andato ma cercava di non soffermarsi troppo su quello. Si sentiva felice e non voleva rovinare tutto. In oltre, era ormai cinque minuti che era su una carrozza, anche se non ricordava come c'era salito, e non riusciva a non pensare al fatto che i sedili della carrozza, che per qualche strano miracolo era riuscito a prendere, sembrassero in qualche modo i contorni di un vecchio aristocratico sovrappeso e questo non lo faceva smettere di ridere come uno scemo. Rideva e rideva, poi distoglieva lo sguardo e infine i suoi occhi si fissavano sulla poltrona e allora riiniziava a ridere. Ridacchiava da solo e la cosa non sembrava interessargli. Anzi, era piuttosto preso a godersi il momento. Anche quando ad un certo punto la carrozza prese un dosso e la sua testa andò a sbattere contro il tettuccio sembrò trovare la cosa piuttosto divertente. Trovò meno divertente il fatto che dopo si addormentò o per meglio dire svenne, cadendo a terra nell'abitacolo della carrozza.

"Alastair?" disse una voce ridestandolo dal sonno. Aveva ancora gli occhi chiusi e la testa continuava a girare come prima. I pensieri erano annebbiati e poco chiari però si sentiva sempre inebriato.

"Alastair, che è successo? Stai bene?" continuo la voce. Poi sentì la pressione di una mano sulla spalla. Che diavolo voleva questo qui? Si chiese. Stava dormendo così bene e poi che ci faceva uno sconosciuto nella sua camera? Non aveva proprio voglia di aprire gli occhi. L' oscurità dietro le sue palpebre era ancora accogliente.

"Alastair svegliati!" fece la voce alzando il volume ma mantenendo un tono gentile. Poi la mano poggiata sulla sua spalla lo scosse. Adesso era davvero troppo, avrebbe ucciso chiunque si trovasse attaccato a quel arto. Perché diavolo non lo lasciava dormire. Infuriato dette un colpo al braccio dello sconosciuto.

"Che cavolo vuoi!? Lasciami dormire" gridò con voce impastata. Nessuna risposta. A questo punto doveva almeno vedere chi era lo sconosciuto in camera sua. Quindi, con grande sforzo aprì gli occhi. Si pentì subito della cosa perché una luce accecante, quasi, gli perforò la retina. Gli ci volle un momento per mettere a fuoco la scena che aveva davanti nel mentre che il suo mondo girava e i pensieri galleggiavano. Era in un vicolo pieno di case e si rese conto di essere sdraiato dentro una pozzanghera. Infine si accorse chi era lo sconosciuto davanti a sé e improvvisamente la sua voglia di ucciderlo svanì.

"Thomas! Che ci fai qui!" esclamò sorpreso con una voce squillante che non sapeva neanche di possedere.

" Al, dovrei essere io a chiederti che ci fai addormentato davanti a casa mia..." fece Thom confuso. In effetti che ci faceva svenuto davanti a casa di Thom? Si chiese. Non riusciva a capire che stesse succedendo. Si ricordava di aver preso una carrozza...e si mise a ridere. il pensiero della carrozza gli aveva fatto tornare in mente i sedili e allora il ciclo di risate era riiniziato.

"Perché stai ridendo? Che è successo?" chiese Thomas confuso. La faccia confusa di Thom era così carina che Al si chiese se in realtà non fosse un cucciolo di qualche nuova specie studiata appositamente per distruggere di pucciosità il cuore e l'anima di chiunque li guardasse. Era troppo da sopportare. In oltre sentiva come se uno strano peso dallo stomaco fosse sparito. Era come se una mancanza fosse appena stata colmata. Però in quel momento non riusciva proprio a capire perché. Così si alzò ma ricadde subito a terra, prendendo in pieno la pozzanghera.

"Lascia che ti aiuti" gli fece l'altro tendendogli la mano. Questa volta non la scansò e afferrandola si mise in piedi. A quel punto volò le braccia al collo di Thomas. Lui rimase pietrificato con le mani lungo i fianchi ma dopo un attimo si sciolse e ricambiò l'abbraccio stringendolo in vita. Allora Alastair si abbandonò completamente a lui. Assaporò il suo profumo e la sua solidità. Prima era per strada, adesso era a casa.

Infine si allontanò leggermente, anche se le mani di Thom erano ancora sui suoi fianchi. La sua espressione continuava ad essere un misto di sorpresa e confusione. Era così bello da star male, ma era anche super carino e questa parte era quasi più attraente dell' altra.

"Ma che bel cucciolotto! Lo sai che sei l'essere più carino sulla faccia della terra?" esclamò Al strizzando le guanciotte. Lui divenne paonazzo e le punte delle sue orecchi sembrò prendessero fuoco.

"c c c ccosa? " fece balbettando. Al si mise a ridere divertito. Trovava che più si imbarazzava più diventava carino. Sentiva che il mondo intorno a loro girasse ma in qualche modo le mani calde del ragazzo lo facevano rimanere fermo.

"Ho detto che sei l'essere più bello e più carino che esista al mondo." Rispose ridacchiando per poi riallacciare le bracci al collo di Thom. Infine staccandosi un poco gli prese una mano mentre l'latra la tenne sulla sua spalla. Iniziò a farlo muovere per il vicolo in una strana danza appena inventata. Ripensandoci dopo l'avrebbe chiamata il valzer del ubriaco, non che del valzer avesse molto. In quel momento si sentiva un ballerino provetto e il fatto che pestasse continuamente i piedi a Thom non importava. Si stava divertendo e non la smetteva di ridere e anche Thom rideva. il mondo girava e loro giravano con lui. Non si poteva fermare come non poteva la terra che sennò sarebbe caduta sul sole. Ma fu Thom a interrompere la loro danza.

"Al mi vuoi dire che succede? Non possiamo stare in mezzo alla strada, qualcuno potrebbe vederci" disse come se improvvisamente si fosse accorto di dove fossero. Aveva l'aria spaventata. Ma ad Al non importava. Dopo tanto tempo lo aveva di nuovo tra le braccia e quello era l' unico cosa che adesso contava.

"E chi se ne importa! "esclamò. Poi si avvicinò ancora di più a lui e prendendogli il viso tra le mani gli stampò un veloce bacio sulle labbra. Poi si allontanò e iniziò a girovagare nel vicolo.

"Che ci vedano! Che parlino pure di noi!" gridò come per attirare l'attenzione di tutti anche se il vicolo era vuoto. Thom sbiancò. Si avvicinò a lui e gli tappò la bocca. Ma Al riuscì a svicolarsi dalla presa.

"Al ma sei ubriaco? Sentivo uno strano odore... devi fare piano." Fece Thom come se avesse improvvisamente messo insieme i pezzi. Ma ad Al non gli importava essere ubriaco.

"Gelosia la vostra!" sbraitò verso il nulla. Era improvvisamente arrabbiato. Per colpa LORO Thom aveva interrotto il loro ballo. Il loro primo ballo. Non avevano mai ballato insieme e chissà se lo avrebbero mai rifatto. Era furioso. Era triste. Aveva voglia di spaccare quel mondo che prima girava insieme a lui. Che problema c'era se ballava in mezzo alla strada con il ragazzo che amava. Perché a qualcuno sarebbe dovuto importare se lo baciava? Perché era costretto a odiare un mondo che lui sapeva, pieno di meraviglie? Si chiese.

"Che peccato potrà mai essere amare?" disse con un filo di voce senza rivolgersi a nessuno. Aveva voglia di piangere adesso. Thom sembrò non capire.

"Al, Hai detto qualcosa?" gli chiese avvicinandosi lentamente, come si fa con un animale non addomesticato. Poi gli prese il braccio. Lui però si stacco dalla sua presa. Infervorato corse verso il muro con staccionata della casa e si arrampicò.

"CHE PACCATO POTRA' MAI ESSERE AMARE!" urlò a gran voce penzolandosi con un braccio alla ringhiera come se fosse una bandiera.

"AL scendi giù! "gridò Thom correndo anche lui verso il muro. Lui però non era per niente intenzionato a scendere. Si sentiva vivo e libero come non lo era da molto tempo. Non sentiva freni o limiti. Non sentiva di dover essere qualcuno che non era. Era solo un semplice ragazzo che voleva urlare al mondo che anche lui era capace di amare.

"Thomas LIghtwood" disse, fermando improvvisamente il suo sbandierare. Mise anche l'altra mano alla ringhiera e diventando come Cristo in croce. Poi guardò in basso fino a che i suoi occhi non si puntarono in quelli di Thom.

"Dai Al, scendi" fece Thom. Ma Al non aveva intensione di fermarsi.

"Thomas Lightwood, sei il ragazzo più bello, più dolce, più gentile, più buono, più simpatico che abbia mai conosciuto. E ne ho conosciute di persone sai?" Poi si fermò come per pensare alla prossima mossa e dopo qualche istante saltò giù dal muro. Fortunatamente Thom che fece in modo che non cadesse per terra. quando si senti di nuovo stabile si allontanò di un passo e gli puntò un dito contro.

"Thomas Lightwodd, dimmi, perché se penso tutto queste cose allora non posso dirle? " disse con un sorriso triste e con gli occhi lucidi. Adesso però anche Thom aveva gli occhi ludici e rimase in silenzio. A quel punto Al fece il passo che gli separava e porto una mano al suo viso accarezzandogli la guancia.

"Io voglio che lo sappiano tutti quanto sei magnifico, piccolo mio" gli sorrise.

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