Can
Non c'è più niente per me a Istanbul, neanche la promessa fatta a mio padre, che mi sarei preso cura della Fikri Harika in sua assenza, sarebbe riuscita a trattenermi ancora in questa città.
Non c'è più niente e nessuno per me qui.La mia Istanbul era Sanem, nient'altro aveva importanza e niente poteva trattenermi dal lasciare la città, solo il mio amore per lei, fino a quel momento, era riuscito a tenermi per più di un anno fermo in un luogo.
Avevo pensato di aver trovato il mio posto nel mondo, questo avevo confidato a mio padre al telefonata quella sera in cui l'avevo raggiunta a teatro e le avevo svelato che ero io il suo albatros.Ero pieno di speranze per il futuro, sentivo che la mia vita era arrivata ad una svolta.
Non ero più solo al mondo, avevo trovato la mia compagna per la vita, ne ero certo.
Poi tanti problemi, la nostra incapacità di affrontare insieme le difficoltà, tante incomprensioni hanno minato il nostro rapporto, tante persone hanno cercato di dividerci ma, nonostante tutto, siamo riusciti sempre a ritrovarci, il nostro amore ci ha riportato ogni volta uno tra le braccia dell'altra.Fino a questa sera.
Non riesco ad accettare quello che è successo, non riesco ad accettare di aver reagito così violentemente contro Yigit, quell'uomo che tanto detesto, ma al quale mai e poi mai avrei voluto fare del male.
Non ero io in quel momento, ha preso il sopravvento un Can che non conoscevo sino ad ora, un uomo arrabbiato, geloso, aggressivo, che si era sentito accusare ingiustamente.
Non mi sarei mai aspettato di reagire in quel modo, non è nella mia indole.
Pratico arti marziali da molti anni ed ho avuto costantemente ben chiaro che la mente deve necessariamente governare sempre il corpo, l'istinto e la reazione spontanea.Ma quando al rammarico per aver visto bruciare il diario di Sanem si è sommato l'ingiusta accusa di Yigiti di essere stato io a buttarlo nel fuoco, in quel momento una rabbia cieca mi ha invaso e l'ho spinto con tutta la forza che avevo in corpo.
Vederlo lì a terra incosciente, la posa scomposta ed innaturale mi ha fermato il cuore, ma è stato niente in confronto al dolore lacerante che ho provato quando ho incontrato lo sguardo impaurito della mia Sanem. Mi ha guardato come se non mi riconoscesse, come se all'improvviso avesse paura di me, come se potesse pensare che le potessi fare del male.
L'ambulanza, l'arrivo in ospedale, le ore di attesa in corridoio mentre i medici valutavano la situazione , il suo starmi lontano e non guardarmi quasi negli occhi.
Poi la terribile notizia, da parte di Huma, delle gravi conseguenze riportate da Yigit nella caduta: per colpa mia avrebbe vissuto una vita sulla sedia a rotelle.
Mi sono sentito morire, mi sentivo una persona orribile, ero angosciato e tormentato, ho alzato uno sguardo accorato su Sanem, ho cercato in lei consolazione e supporto in quel difficile momento della mia vita e.... non ho trovato nulla per me.
Ho incontrato solo uno sguardo vuoto, assente, distante e irraggiungibile, ho allungato una mano a prendere la sua e lei si è divincolate allontanandosi da me.
Mi ha girato le spalle incurante della mia sofferenza.
Ho cercato ancora di parlarle, le ho toccato un braccio.- Sanem -
In tutta risposta si è girata con le lacrime agli occhi ed una espressione piena di rabbia che mai avevo visto sul suo bel viso.
- Cosa vuoi Can? Cosa vuoi da me? Non so chi tu sia, non sei il mio albatross, non sei la persona di cui pensavo di essermi innamorata.
La reazione violenta che avevi avuto nei miei confronti la sera in cui hai scoperto che avevo dato il profumo a Fabbri mi aveva spaventata, ma la rabbia incontenibile che ho visto oggi, non avrei mai creduto ne fossi capace.
Non ti riconosco, o sempliecemente forse oggi ti vedo per la prima volta per quello che sei.
Non capisco il tuo comportamento, perché hai bruciato il mio diario?
Perché hai voluto mandare in fumo il mio sogno di diventare una scrittrice?
Hai paura che se pubblicassi il mio romanzo mi allontanerei da te?Sono rimasto pietrificato, non potevo credere a quello che le mie orecchie sentivano ed il mio cervello stava cercando di elaborare.
- Non ho capito, tu hai paura di me? Pensi che possa farti del male? Pensi davvero che io possa aver distrutto volontariamente qualcosa di così importante per te?-
Con mani tremanti si è riavviata i capelli che le erano caduti sul viso, guardando ovunque tranne verso di me.
- Bilmiyorum, non lo so, in questo momento non sono sicura di niente -
Il mio cuore si è lacerato in mille pezzi, se lei aveva questo tipo di dubbi su di me non c'era fiducia, non c'era niente su cui costruire un vita insieme.
Sospirando ho fatto un passo indietro.- Tamam, va bene, se le cose stanno così allora hoscakal, addio.
Mi sono girato e ho cominciato a percorrere quel corridoio infinito, il rumore assordante del mio cuore impazzito che mi rimbombava nelle orecchie non avrebbe coperto la sua voce, un suo richiamo, ma lei non mi ha chiamato, non mi ha fermato.
Il mio cuore si è fermato, ha semplicemente smesso di battere, non aveva più nessuno per cui continuare a farlo.
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Il ritorno
FanfictionE se Can non aspettasse un anno intero per tornare? Se tornasse prima, cosa troverebbe ad aspettarlo ad Instanbul dopo solo tre mesi di assenza?