29 - Solo lui

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Sanem

Rimango ore sul porticciolo con lo sguardo perso tra le nuvole, inconsapevole del tempo che passa e della luce che cambia, non riesco a pensare lucidamente, non è un sogno, lui è qui.

Com'è successo, quando è arrivato? Sono confusa, dice di essere qui per me, posso crederci?

Non saprei dire cosa provo in questo momento, nel mio cuore riconosco la gioia per saperlo vicino, la gioia perché tiene a me, perché è tornato per me, ma allo stesso tempo c'è il rammarico, l'angoscia per quello che gli ho fatto.

Quando gli dirò la verità su Yigit sarà in grado di perdonarmi per averlo ingiustamente accusato? Per non aver avuto fiducia in lui? Alla base di un rapporto ci deve essere innanzitutto fiducia reciproca, io non ho creduto  alle sue parole anzi  l'ho accusato di essere violento, come ho potuto?

Mentre tutti questi pensieri si rincorrono come un vortice impazzito nella mia testa abbasso lo sguardo sul mare e in attimo ricordo il tonfo, l'acqua gelida, la caduta lenta verso il fondo, la convinzione di essere sul punto di morire e poi, poi la presa forte sul mio polso il riemergere e poi più nulla.

E' stato un sogno? Qualcosa mi dice di no, deve essere stato Can a salvarmi, ha rischiato la sua vita per salvare la mia, non posso crederci.

Il sole è tramontato, non ho idea di quanto tempo sia passato ma evidentemente sono rimasta seduta lì tutta la giornata. Le nuvole in cielo sono sparite, il buio è sceso e le prime stelle cominciano a fare la loro comparsa.

Avverto la sua presenza prima ancora di sentire i suoi passi sul tavolato del pontile, sento appoggiare sulle mie spalle una coperta, mi rendo conto solo ora di essere infreddolita, evidentemente lui lo sapeva meglio di me.
Non riesco a muovermi da questo stato di trance, lo sento sedersi vicino a me, mi aspetto da un momento all'altro  che dica qualcosa, invece rimane in silenzio.

Rimaniamo così, in un silenzio questa volta rilassato, consapevole della vicinanza l'uno dell'altra, sembra bastarci questo al momento per stare bene, non abbiamo bisogno d'altro,  ad un certo punto lui allunga una mano e stringe la mia, tutto qui, non dice niente e non c'è bisogno di dire niente.

Restiamo a contare ad una ad una i milioni di stelle che si stanno accendendo in cielo, la sua stretta mi dà forza e conforto.

Comincio ad essere stanca di quella posizione, sono seduta immobile da ore ed ore e  come se lo intuisse lascia la mia mano per portare un braccio intorno alle mie spalle e attirarmi con  delicatezza verso di sé. Appoggio la testa nell'incavo tra il petto e il braccio, chiudo gli occhi e sospiro.

Sto bene, non esiste nient'altro e non ho bisogno d'altro ... solo lui.


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