4 - Ritorno

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Can

Ho bisogno di tempo, ho bisogno di pensare ma una cosa è certa non mi allontanerò ulteriormente, tornerò verso Istanbul.

Erano già due mesi che vagavo per il Mediterraneo affogando costantemente 
nell'autocommiserazione, il senso di colpa, la rabbia ... ma anche la mancanza, l'assenza, il dolore e la nostalgia di lei.

Continuavo a non dormire la notte, chiudere gli occhi significava permettere agli incubi di prendere il sopravvento, il senso di colpa per quello che avevo fatto a quell'uomo mi dilaniava, ma pian piano stavo prendendo  consapevolezza del fatto che ero fuggito lasciandomi tutto alle spalle senza un secondo sguardo.

La mia coscienza ore mi richiamava all'ordine, dovevo prendermi le mie responsabilità, se Yigit doveva sottoporsi a cure e riabilitazioni mi sarei fatto carico delle spese.
Ero fuggito come un ladro nella notte,  mentre ora mi rendevo conto che dovevo affrontare le conseguenze delle mie azioni, non potevo scappare dalla mia coscienza.

Ogni quattro/cinque giorni mi fermavo per fare rifornimento, toccando terra brevemente in Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. Le coste sfilavano davanti ai miei occhi tutte uguali mentre i miei pensieri confusi non riuscivano a dipanarsi da una matassa intricata di sensazioni diverse.
Già il fatto di aver preso una decisione su come affrontare le conseguenze del mio gesto verso Yigit mi stava aiutando a rasserenarmi.

Ora dovevo affrontare i miei sentimenti verso Sanem, il mio cuore ancora sanguinava al pensiero della sua mancanza di fiducia, ma allo stesso tempo l'episodio successo a Gibilterra mi diceva chiaramente che non poteva esserci nessun'altra nella mia vita, lei o nessun'altra.

Possibile che il mio orgoglio ferito mi stesse inutilmente condannando ad una vita di solitudine e mancanza?
Potevamo superare quello che era successo?

Tutte queste domande affollavano la mia testa nelle lunghe ore di navigazione solitaria verso Cipro, un'isola che mi aveva sempre affascinato enormemente e dove ero tornato diverse volte negli ultimi anni.

Avevo  calato l'ancora in una insenatura incantevole, in qualche modo i miei occhi cominciavano a vedere di nuovo la realtà che mi circondava anche se  tutto veniva visto nella prospettiva di come sarebbero apparsi  quei luoghi agli occhi di Sanem.

Sono rimasto qualche giorno fermo lì a raccogliere i pensieri, i forti sentimenti contrastanti che mi avevano impedito di pensare lucidamente subito dopo quel maledetto giorno si erano in qualche modo quietati

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Sono rimasto qualche giorno fermo lì a raccogliere i pensieri, i forti sentimenti contrastanti che mi avevano impedito di pensare lucidamente subito dopo quel maledetto giorno si erano in qualche modo quietati.
Potevo riflettere con maggiore lucidità e tutto quello che potevo dire era che il mio cuore voleva Sanem, soffriva enormemente la sua mancanza e m' incolpava di essermi arreso troppo facilmente.
Se anche le mie azioni l'avevano spaventata, non dovevo farmi governare dall'orgoglio, dovevo dimostrarle che le sue paure erano infondate.

Ci amavamo ed insieme avremmo potuto superare ogni cosa.

Questa è stata la conclusione a cui finalmente sono arrivato una sera di fine ottobre, di fronte al tramonto più spettacolare che avessi mai visto.
Era come se l'idea di tornare da lei mi avesse fatto riprendere improvvisamente vita e riuscissi a godere di tutte le cose meravigliose che  mi  circondavano.

Mi sembrava finalmente di respirare di nuovo dopo tanto tempo, sentivo il cuore liberarsi di un macigno enorme, avevo preso coscienza di cosa era importante per me e mi rendevo conto che era molto facile, l'avevo  sempre saputo, aveva solo un nome:

SANEM

Questa consapevolezza mi permetteva di dormire finalmente dopo mesi di tormento e angoscia.
Mi sono svegliato una  mattina improvvisamente pronto a tornare a casa, a tornare a Istanbul, a tornare dalla mia Sanem, a tornare da lei che, ora ne sono consapevole,  non avrei mai dovuto lasciare.




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