Can
Sono tornato ad essere un uomo che affoga nella sua autocommiserazione, mi sembrava di essere nella stessa situazione di quanto ho lasciato Istanbul, mi ci erano voluti più di due mesi per reagire dopo la mia partenza, ma ora non potevo concedermi questo lusso.
Mi sono rifugiato al capanno, questo luogo da sempre è riuscito a rasserenarmi e a permettermi di schiarire le idee. Sono due giorni che non faccio che pensare e ripensare, devo trovare una soluzione , ho già perso troppo tempo, devo trovare Sanem al più presto e spiegarle la situazione, devo dirle che l'amo e che non la lascerò mai più.
Due giorni in cui non ho quasi mangiato o dormito ma alla fine sono riuscito ad elaborare un piano, rinfrancato dal nuovo proposito chiudo il capanno e torno a casa per una doccia e, finalmente, per una notte di sonno ristoratore.
Mi sveglio al mattino prestissimo ed il primo pensiero è Sanem, la mia determinazione nel trovarla è sempre più salda, mi alzo con una nuova energia, doccia colazione e... travestimento.
Già, il mio piano prevede che mi camuffi il più possibile per evitare di essere notato.
Raccolgo i capelli con un elastico e li nascondo sotto un cappello da baseball, poi una semplice ampia camicia, jeans, giubbotto di pelle e nessun accessorio se non gli occhiali da sole.
Penso di poter riuscire a passare inosservato, spero.Lascio il fuoristrada vicino al mare e procedo a piedi a testa bassa, non conosco molte persone da quelle parti, ma non posso rischiare di essere riconosciuto.
Mi fermo in un vicolo laterale dal quale riesco ad intravedere la porta di casa di Sanem.
E' ancora presto, credo che neanche Nihat sia ancora uscito per andare al negozio.
Trascorro così la giornata, ogni tanto mi sposto, cambio vicolo, cambio lato della strada nella speranza di vedere qualche movimento rilevante, ma Medvike non si muove dal quartiere per tutto il giorno. Torno a casa deluso ma non scoraggiato, domani è un altro giorno e sarò di nuovo lì.Cosi è stato per tre giorni di seguito, ora sono di nuovo qui, è oramai primo pomeriggio e comincio a perdere la speranza di riuscire a trovare una traccia utile.
Mentre sono lì che affronto questo solitario momento di sconforto, vedo aprire la porta e una Mevkibe con borsa e cappotto lascia casa diretta verso la zona della banchina.La seguo a distanza di sicurezza con il cuore che batte ad un ritmo nuovo, quello della speranza. Si ferma alla fermata del bus sul lungomare ed io rimango in disparte nascondendomi dietro il tronco di un albero.
La vedo farsi avanti pronta a prendere il bus che sta arrivando in quel momento, sale dalla porta anteriore mentre io corro e riesco a salire all'ultimo momento da quella posteriore. Per fortuna indossa un cappotto di un bel viola acceso ed è facile tenerla d'occhio da lontano tra i diversi avventori. Il bus prosegue la sua corsa per circa mezz'ora quando la vedo alzarsi dal suo posto, pronta a scendere.Mi alzo a mia volta, avanzo verso la parte anteriore del mezzo pronto a scendere dopo di lei. Siamo nel quartiere nuovo di Beyoglu, cuore della moderna Istanbul, la seguo tra la folla a passeggio per negozi della via principale dello shopping, viale Istiklal.
Per un attimo temo che sia venuta a fare semplicemente compere finché non la vedo prendere una strada laterale, lasciandosi alle spalle la zona affollata, per poi inoltrarsi in un dedalo di strade e stradine.Camminiamo per circa un quarto d'ora finché entra in un enorme cancello di ferro battuto. All'inizio non capisco di cosa si tratta poi vedo l'insegna, si tratta di una casa di cura, vuoi vedere che è venuta a trovare qualche amica o parente?
Ah Can Ah!
Comincio veramente a scoraggiarmi, ma dato che sono qui tanto vale dare un'occhiata.
Entro anche io dal cancello, la vedo sparire dietro l'angolo del fabbricato principale e la seguo stando attento a non dare nell'occhio, sale qualche gradino e sparisce all'interno di un padiglione laterale.
Sono indeciso se seguirla all'interno, sarebbe molto più difficile nascondermi lì dentro, sono sempre un omone di un metro e novanta non così facile da far passare inosservato in uno stretto corridoio d'ospedale.
Rimango lì, indeciso su cosa fare, mentre mi guardo per un attimo intorno apprezzando il parco ricco di alberi, arbusti e panchine ben curati ma quando riporto lo sguardo all'ingresso da dove è sparita Mevkibe il mio cuore perde un colpo. Eccola riapparire mentre accompagna fuori, sostenendola per il braccio... SANEM.E' lei ma non è lei, quella non è la mia Sanem, è quasi irriconoscibile.
E' dimagrita in maniera spaventosa, è pallida, il viso tirato e lo sguardo perso nel vuoto.
Non c'è il suo sorriso, non ci sono i suoi occhi dolci e sempre curiosi del mondo che la circonda.La mia Sanem non c'è più.
STAI LEGGENDO
Il ritorno
FanfictionE se Can non aspettasse un anno intero per tornare? Se tornasse prima, cosa troverebbe ad aspettarlo ad Instanbul dopo solo tre mesi di assenza?