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A volte avrei voluto non frequentare quella scuola per quel bullo che voleva rendere le mie giornate cupe e tristi, ma il mio sogno era in quella scuola e lo avrei inseguito fregandome dei suoi stupidi insulti o critiche. La sua era tutta invidia mi aveva sempre continuato a ripetere Liam e forse lo era, lui era invidioso di me perché avevo sempre quella voglia di imparare, di mettere in gioco me stesso pur di far realizzare a poco a poco i miei sogni, dei quali non credevo possibile realizzarli ma "se ci credi si avverano".  Era il motto mio e di Lee, solo che lui era molto più fortunato a far avverare i suoi sogni poiché i suoi genitori potevano permettersi di tutto. Varcai il cancello d'ingresso della scuola e il solito gruppo di bulli venne a passo spedito verso la mia direzione e di certo gli occhi di tutti gli studenti del De Pace erano rivolti alla scena poiché Nick si conquistava la scena ogni volta.

"Ecco qui il piccolo viziato. Fra qualche mese devi andare al concerto di quello stupido cantante che si finge Ken per ascoltare quelle inutili e orribili canzoni e tuo padre che ti vizia prendendosi tre giorni di ferie dal lavoro, ma cresci e ascoltati musica da ragazzi maturi non da deficienti" parlò Nick.

Ma cosa ne voleva sapere lui della parola "idolo" se seguiva artisti strani che perlopiù nelle loro canzoni parlavano di droga o quelle cose lì, io preferivo meglio quella musica bella da cantare per cui ti scateni e ti diverti e poi Louis era sé stesso, non ha mai voluto somigliare a Ken come dice lui, anzi l'idolo che io seguo, è una delle persone più oneste e leali che esistano.

"Taci che tu segui artisti che si drogano e fanno canzoni depresse" ecco certe volte la verità va ascoltata e Lee ne era la dimostrazione che riusciva a dire il vero in ogni situazione sapendo sempre a cosa andava incontro però non gli importava.

"Parla lei che ascolta gli One Direction, sai la loro unica direzione è andare a fanculo" continuo lui.

Ognuno ascolta il genere di musica che le piace senza essere giudicato ed ora Lee andiamo" non so da dove mi era uscito tutto questo coraggio, che da anni avevo represso, nel dire quelle parole che tutti al mio gesto si ammutolirono e come riferito al mio amico, entrammo a scuola perché era appena suonata la campanella.

Le ore passarono tranquille.  All'ultima avevamo educazione fisica ed era la mia materia preferita perché potevi essere così libero e poi soprattutto quando non c'erano altre classi di cui vergognarsi anche se tre bulli ce li avevo nella mia classe.  Poiché avevamo la palestra tutta per noi, la professoressa ci divise in gruppi da cinque. Cinque avrebbero giocato a volano, altri avrebbero fatto tiri a canestro ed altri sarebbero andati nella saletta a giocare a ping pong per poi dopo una mezz'ora fare una partita di pallavolo.  Io, Lee e purtroppo Manuel, Joseph e Nick erano capitati con noi per ping pong quindi sicuramente si sarebbero messi a ridere di me senza che l'insegnante se ne accorgesse.
Fu proprio quella la loro intenzione perché mentre io e Liam giocavamo ad un tavolo, loro erano ad un altro tavolo accanto al nostro che guardavano per tutto il tempo come giocavamo e ridevano facendo battute per niente belle.  Poi il mio migliore amico un po' per farlo apposta, un po' perchè sbagliò, fece rimbalzare la palla sul tavolo e con la racchetta la colpì così forte che finì in poco tempo sul viso di Nick lasciandogli un leggero segno rosso.  Questa se la meritava.  A volte il karma era dalla mia parte e ci mettemmo a ridere mentre lui e Manuel ci guardavano storti. Joseph in tutto questo se ne stava in silenzio e credevo di aver visto un piccolo sorriso sulle sue labbra che poi svanì appena alzai lo sguardo nella sua direzione. Sicuramente si sarebbe voluto mettere a ridere ma non lo faceva davanti alla sua crush per umiliarlo. Alla fine per i minuti restanti, si misero a giocare lasciandoci in pace per poi, come stabilito dalla professoressa, giocammo a pallavolo.

Tornato a casa, il tempo di finire di pranzare che fuori scoppiò il temporale. La pioggia cadeva fitta tambureleggiando sul tetto della casa, i temporali rimbombavano nel cielo, i lampi lo illuminavano e i fulmini erano quelli che più temevo. Avevo così paura dei fulmini perché era un po' come l'amore, cadeva in un luogo senza che tu te ne accorga ma solo dopo l'impatto capisci che è caduto.  Ero steso sul mio letto mentre stringevo tra le mie braccia il mio peluche di Stitch. Quel peluche era come un calmante, una persona che mi proteggeva dalle mie paure. Ce lo avevo sin da bambino e non me ne ero mai separato, era uno dei primi regali di mamma e papà e ci tenevo molto.

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Ciaoooo ecco a voi un nuovo capitolo spero vi piaccia♡♡
All the love  -T xxxx

Scusa se 𝒊 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒚𝒐𝒖//Larry//                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora