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Socchiusi gli occhi nel momento che stavamo atterrando per poi scendere e andare a recuperare il mio bagaglio. Ero a Malpensa ma adesso non sapevo dove andare. Il dolore non voleva cessare e non volevo nemmeno prendermi qualcosa senza capire il vero motivo. Una fitta più forte iniziai a sentirla che ne seguì un'altra. Trovai subito il bagno portando la valigia con me e mi accasciai al gabinetto espellendo ciò che questa mattina avevo mangiato. Ecco, sicuramente era ansia e fame unite tra loro. Mi sentì una mano che portava i miei capelli all'indietro mentre tenevo gli occhi chiusi per non vedere quello che avevo versato e il dolore allo stomaco iniziava a passare. La stessa persona che ancora mi reggeva i ricci , mi passò dei fazzoletti per pulirmi e scaricò. Mi alzai come se fosse passato tutto per poi ringraziare chiunque mi avesse aiutato. Voltai la testa pronto a dire grazie ma mi bloccai notando due occhi azzurri che mi guardavano con preoccupazione.

"Stai bene? " mi chiese.

Oh, adesso stavo più che bene.

"Si, grazie Lou" dissi.

"Sicuro? Se vuoi possiamo anche aspettare un'ora prima di partire"

"Sono già arrivate le ragazze? E come hai fatto a notarmi con tutta quella gente? "

"Le ragazze sono arrivate già da qualche ora e io ti riconoscerei sempre fra un miliardo di persone"

"E se ti dicessi che adesso sto bene e possiamo partire? "

"Non ti crederei, non per niente ma hai vomitato anche l'anima. Nel caso vuoi qualcosa da mettere sotto i denti o una tisana? "

"Un pacco di tarallini e basta però dopo che ho terminato di mangiare partiamo"

"Va bene, l'importante è che tu stia bene"

Detto questo, mi opposi perché voleva prendermi lui da mangiare ma aveva già fatto abbastanza. Faceva già tante cose per me, anche se non le meritavo così tanto, però alla fine pagò lui. Mangiai i miei tarallini sotto lo sguardo di Lou, delle due ragazze e di due bodyguard. Avevo fatto conoscenza con le due ragazze di cui una si chiamava Shanti ed era coreana di un paesino vicino Seoul, aveva quindici anni e seguiva Lou solo da un anno e mezzo ma lo adorava molto, mentre Abigail veniva da Baltimora, aveva diciasette anni come me e lo seguiva da più di due anni. Erano entrambe molto simpatiche e socievoli e avevano fatto già amicizia tra di loro non contando della presenza mia e di Louis che mi fissava come se a momenti potessi rompermi. Era davvero premuroso a preoccuparsi.
Finito di mangiare, salimmo in un piccolo jet privato sorvolando città. Nessuno di noi tre fan sapeva dove fosse questa villa, però a me poco importava. Per tutta la durata del volo, il ragazzo accanto a me teneva una mano poggiata alla mia gamba e i brividi li sentivo ovunque e il dolore allo stomaco, adesso era solo piacere.

Dopo una trentina di minuti eravamo nel grande giardino della villa. Scesi con la bocca spalancata per lo stupore. Era il quintuplo di casa mia tutta quella villa.
Louis mi affiancò subito con la mia valigia sussurrandomi "chiudi quella bocca prima che ti entri qualcosa", mi girai e un sorriso malizioso era sulle sue labbra e arrossì. Mannaggia a lui e all'effetto che mi faceva. Iniziò a camminare verso la porta d'ingresso e lo seguimmo per notare che l'interno era semplicemente fantastico.

"Ognuno avrà la sua stanza quindi seguitemi" disse il moro.
"Questa è di Shanti, questa di Abigail e questa di Harry. Ci sono asciugamani, un bagno ciascuno e per qualunque cosa, potete venire all'ultima porta dove c'è la mia camera se vi serve qualcosa. Poi per le 13 vi aspetto in sala pranzo e per il resto della giornata, vi informerò a pranzo. Adesso sistematevi" ed ognuno entrò nella camera assegnata.

Iniziai a togliere i vestiti dalla valigia e metterli nell'armadio. La stanza era il doppio della mia. Terminato di svuotarla, mi distesi sul letto ad osservare il soffitto guardando l'orologio posto sul comodino che segnava le 12:20. Cosa avrei fatto in quei quaranta minuti? Mi alzai lasciando il cellulare sul letto e dirigendomi verso il fondo del corridoio bussando all'ultima porta. Solo dopo aver sentito un "avanti" aprì l'oggetto constatando che era piena di cartelloni, peluche messi in un ordine ben preciso senza che occupassero la stanza.

"Harry! Ti serve qualcosa?" mi chiese.

Eh, che cosa potevo dirgli?
La verità.
Oh, mi ero dimenticato della mia stupida coscienza.

"Non so cosa fare e mi annoiavo, cioè non hai qualcosa con cui potrei passare del tempo? " dissi.

"No, di solito quando vengo qui vado al mare, o vado a camminare o correre, anzi se vuoi ho una palestra nel caso vorresti allenarti" feci una faccia allibita.
Non per il fatto che avesse una palestra, ma perlopiù che io detesto sudare e non ci riuscirei mai a tenere un peso in mano.

"Qualcosa non va? "

"Detesto fare palestra"

"Oh, allora vieni qui e chiudi la porta" alzai un sopracciglio sorpreso non capendo ma feci ciò che disse.

Mi avvicinai al letto sedendomi sul bordo con il corpo rivolto verso la TV e in breve tempo, le gambe di Louis erano ai lati di me, le sue mani si poggiarono sui fianchi facendomi aderire con il suo petto e la sua testa era nell'incavo del mio collo. Potevo forse essere diventato rosso, di nuovo.

"Ti fa male ancora lo stomaco? " disse mentre il suo respiro era a contatto con il mio collo e la sua mano destra andò a fare segni circolari sul punto che prima mi faceva male.

"No, mi è passato" chiusi gli occhi godendomi quel contatto.

"Okay" il movimento della sua mano cambiò facendo su e giù sullo stomaco. Poi la portò sulla coscia e con il pollice fece movimenti circolari verso l'interno ma non vicino l'intimità. Era troppo tutto quello. Senza che bocca e cervello erano collegati, dalle labbra uscì un leggero gemito che provocò una risata da parte del moro.

"Idiota" dissi tirandogli un piccolo schiaffo sul braccio.

"A me diverte" e mi abbracciò.

Con lui stavo così maledettamente bene.
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Ehilà spero il capitolo vi piaccia, siamo già quasi a metà storia... wow
All the love -T xx

Scusa se 𝒊 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒚𝒐𝒖//Larry//                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora