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Mi sentivo così bene, come se avessi toccato il cielo con un sol dito.  Quel bacio dolce, desiderato da troppo tempo. Cavolo avevo baciato il mio idolo, quella persona per cui avevo perso la testa da tipo quasi quattro anni.  Però ancora non provavo a capirmi, non capivo i miei sentimenti, se per lui provavo una cotta di quelle forti oppure andava ben oltre. Non ci stavo capendo nulla.

Eravamo entrambi nel capannone situato in fondo al giardino della villa.  Lui a fare camminata veloce sul tapis roulant girato di schiena senza maglia e che schiena che aveva mentre io ero fermo vicino al sacco a pensare a ciò che qualche minuto fa era accaduto.  Cioè io mi stavo dannando per capire come interpretare tutto questo e lui era così rilassato a fare palestra. Certe volte non lo capivo affatto.  Chissà se non sono stato solo un semplice sbaglio.  Però non potevo rimanere lì impalato come un albero, tra poco mettevo anche su radici, rami, fiori e qualche buon frutto.
Ero indeciso se fare la cyclette, tanto era l'attrezzo più facile, oppure andarmene da quel posto e vedere se lui mi seguiva.  Oh, mannaggia a me e le mie eterne indecisioni.  Aprì pollice e indice chiudendo le altre dita a pugno e feci la conta a cosa avrei dovuto fare. Certo se qualcuno mi avrebbe visto, davanti ai suoi occhi sarei stato un deficiente che non sapeva a cosa optare, ma fortuna che l'unica persona presente nemmeno mi stava degnando.  Alla fine uscì la prima opzione, cioè di fare la cyclette.  Andai verso quell'aggeggio e provai a pedalare, ma sembrava come fosse bloccato.  O ero io l'incapace o era rotta questa cosa.

"Se non attacchi la spina, non potrà mai funzionare" rise leggermente il castano. 

"Grazie per prenderti gioco di me" dissi attaccando la spina alla corrente. 

"Sei divertente "

Lo ignorai e questa volta l'attrezzo stava funzionando contando anche i km che facevo.  Adesso mi sentivo realizzato di saper usare qualcosa.  Passai tipo dieci minuti e poi mi stancai. Sembrava avessi corso la maratona.  Scesi e la spensi constatando che Louis era passato ai pesi.  Si bloccò subito sentendo la spina staccarsi dalla presa.

"Della serie hai fatto tanto eh? Nemmeno dieci minuti che hai già terminato, riusciresti a vincere le olimpiadi " cominciò lui. 

"E tu non ti beffare di me e del mio fisico che ho" ribattei. 

"Davvero hai un fisico? Vediamolo" e mi schioccò un sorriso malizioso. 
Al diavolo, sarei voluto catapultarmi per l'ennesima volta su quelle labbra, ma mi fermai prima di fare qualche stupidaggine. 

"Ti vergogni di mostrarti? Harry ci siamo solo noi due qui dentro, la porta è chiusa e nessuno può vederti" le guance mi si tinsero di rosso.  Quindi lui voleva seriamente vedere il mio fisico? Io non ci sarei mai riuscito. 

"I-io non ci riesco" affermai. 

"Perché? Haz non dire non ci riesco, ti vergogni e basta e non dovresti. Guarda quante persone se ne fregano del giudizio altrui e stanno bene con sé stesse nonostante i chili in eccesso o in difetto che hanno"

"A me non importa del giudizio degli altri, io temo da solo il mio stesso giudizio"

"Perché cosa nascondi? Hai lividi, graffi che non vuoi mostrare? " 

"Niente di tutto questo, solo mi sento grasso"  abbassai la testa guardando le mie scarpe.  Mi sollevò il viso e incontrai i suoi occhi.  E lì che sentì mille brividi percorrermi il corpo e il cuore accellerare la sua corsa.  Cosa mi combinava Louis Tomlinson? 

"Togliti la maglia e non è una richiesta, bensì un ordine " mi obbligò.

Non ce la facevo, mi sentivo fragile come se la maglia potesse proteggermi.  Senza fare nulla, le sue mani erano sui lembi della mia maglia che lentamente sollevò per sfilarmela.  Non mi opposi e lo lasciai fare, qualunque cosa avesse in mente che ben sapevo che non era nulla di sbagliato.  Mi afferrò la mano portandomi dal lato sinistro degli attrezzi dove uno specchio rettangolare e abbastanza grande occupava un piccolo spazio di parete di quella specie di palestra.  Si posizionò dietro di me poggiando il mento sulla mia testa e le mani sui miei fianchi e a quel contatto sussultai.  Dallo specchio fissai il pavimento che si intravedeva.

"Guardati. Guarda quanto cazzo sei perfetto e scovami un difetto perché io non lo vedo" disse mentre con la mano destra la muoveva su e giù in un modo piuttosto lento sul mio addome.

Osservai prima la mia figura e poi il movimento della sua mano.  Mi sentì pervaso nuovamente dai brividi e Louis se ne accorse poiché mi riservò uno dei suoi sorrisi. 

"Ancora aspetto una risposta " intimò. 

Presi la sua mano e la portai sullo stomaco, era lì che mi sentivo grasso anche se più volte Lee aveva detto che non c'era nulla, che ero perfetto in quel modo e che chiunque mi avrebbe invidiato, ma io non riuscivo a credergli, cioè una piccola parte sì. 

"E tu questo me lo chiami difetto? Davvero Harry? Allora non sai cosa significa difetto e cos'è un pregio, credo di doverti dare lezioni a riguardo. Chissà scoprirò anche un qualcos'altro che tu pensi sia un difetto"  scontrai il suo sguardo malizioso e una vampata di calore si impossessò di me.

"Idiota" 

"Le lezioni le vorresti o no? " 

"No, ho ben capito la differenza " 

"E allora ti ripeto la domanda: trovami un difetto" ripresi la sua mano e la tolsi dal mio stomaco lasciandola penzolare al suo fianco. 

"Finalmente lo hai capito "

Nemmeno il tempo di realizzare il suo sguardo attraverso lo specchio che mi ritrovai per la seconda volta con le labbra sulle sue.  Stavolta sembrava più desideroso di prima.

Scusa se 𝒊 𝒍𝒐𝒗𝒆 𝒚𝒐𝒖//Larry//                                    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora