10. Skit

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«Secondo voi, per quale motivo il manager non frequenta nessuno?».

La domanda di Jungkook rimase sospesa per una manciata di secondi mentre il maknae, con la bocca piena di riso, sollevava le sopracciglia in cerca di risposte. «Insomma, è strano» sentenziò, deglutendo. A riunione aggiornata, i ragazzi erano rimasti in ufficio a consumare il pranzo, mentre i manager incontravano uno sponsor per una nuova puntata di RUN! BTS.

«Non è strano JK, non con il lavoro che fa» commentò Yoongi, spaparanzato sul divano accanto a lui, gli occhi socchiusi in cerca di riposo, «siamo sposati alle nostre carriere».

«E se avesse qualcuno e non volesse dircelo? Sarebbe plausibile» ipotizzò Namjoon, strappando l'ultimo bungeoppang dalla bocca di Jin, che protestò battendo i pugni sul tavolo. Taehyung sentì che i noodles gli si attorcigliavano in gola al solo pensiero.

«Se avesse qualcuno lo sapremmo» sputacchiò, afferrando un bicchiere di soda. Jimin gli diede qualche pacca sulla schiena per aiutarlo a disostruirsi, turbato dalla foga del suo hyung.

«Io non ci giurerei» commentò Hoseok, massaggiandosi il collo indolenzito, «insomma, tutti abbiamo i nostri segreti, le nostre abitudini. Nessuno sopravvive totalmente solo, questo lo sappiamo bene» continuò, suscitando l'approvazione di alcuni ed il silenzio retorico di altri, «e poi è intelligente, simpatica, ha un look favoloso».

«Ed è bella» continuò Jimin, trasognato, «non conosco gli standard esteri, ma qui è decisamente bella. Ha quelle ciglia lunghissime e curve, e quella palpebra! Oh, che palpebre stupende! E quella bella fronte, così proporzionata. Se fossi in lei, non la coprirei con i capelli».

Taehyung rimase interdetto. Non aveva mai pensato particolarmente alla fronte di Bee, né alle sue palpebre, gli era piaciuta e basta, ma ora che Jimin glielo faceva notare, si rese conto che probabilmente per gli abitanti di Seul lei poteva essere desiderabile. La cosa lo sconvolse al punto che depositò la ciotola sul tavolo e smise di mangiare. Prontamente, Jungkook gli fu addosso per rubargli i kimchi mandu, uno dei suoi piatti preferiti.

«Perché non li mangi?» domandò, prima di infilarsene in bocca uno intero senza ritegno. «Taehyung, ti senti bene? È da prima che sei strano».

«Da quando il capo ha declinato il suo invito» continuò Jin, curioso.

«Taehyung è troppo teso, deve rilassarsi. A che ti serve essere il più bello del mondo se non ti decidi mai a scopare con nessuno?» lo rimproverò Yoongi, che di rado si risparmiava, ma V non li stava ascoltando.

Voleva andare in Giappone con lei. Per quale motivo, non avrebbe saputo dirlo - o ammetterlo - ma se non fosse riuscito sarebbe impazzito.

L'acquisto dei biglietti e la ricerca del pernottamento erano stati assegnati a Rho, l'assistant manager di Hoboek, e i ragazzi avevano trascorso dieci minuti buoni a bombardare la povera vittima di indicazioni imprescindibili. Vicino alla metro ma non troppo, in centro ma lontano dal traffico, comfortevole ma non pacchiano, colazione internazionale ma niente schifezze, staff riservato ma non ostile. Rho aveva preso appunti più in fretta che poteva, prima di dileguarsi con stampata in faccia l'espressione di chi sta andando al patibolo.

«Cosa pensi del manager, V?» chiese allora Hoseok, lo sguardo di chi sta lentamente realizzando qualcosa che aveva avuto davanti agli occhi per tutto il tempo.

Taehyung trasalì, l'espressione impacciata di chi è stato colto con le mani nella marmellata.

«Io non penso nulla» rispose, serio, mentre il gelo scendeva sui presenti.

«Taehyungssi pensa molte cose del capo, ma non ne dice nessuna» mormorò Yoongi, a voce non troppo bassa, mentre Jungkook continuava a guardarsi attorno, domandandosi se per caso non gli stesse sfuggendo qualcosa.

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