11. Guess we were ships in the night

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L'appartamento sembrava vuoto. No, era il palazzo ad essere deserto. Al diavolo, l'intero stramaledetto quartiere di Hannam, la fottutissima città sembravano dannatamente disabitate. Taehyung si chiuse la porta alle spalle e sbuffò, mentre i ragazzi si facevano strada verso la living room, iniziando a lanciare in giro scarpe, borsoni e cellulari.

«Oh, madre del cielo!» gridò Yoongi, lanciandosi a peso morto sul divano, le scarpe ancora penzolanti dai piedi sudati e pieni di calli. «Non riesco a credere che questa settimana sia finita» esalò, piagnucolando di gioia.

«A chi lo dici» gli fece eco Jimin, stendendosi sul parquet riscaldato, «siamo sicuri di non essere morti?».

«Se non mangio qualcosa immediatamente lo sarò per davvero» brontolò Jin, fiondandosi sul frigorifero.

«Il pollo fritto sta arrivando!» ululò Jungkook, leggendo avidamente le notifiche sul cellulare. A quel celestiale annuncio seguirono una sequela di versi impronunciabili ai quali Taehyung, distratto com'era, non si unì. Se ne stava ancora schiacciato contro la porta chiusa, quando Namjoon si voltò a guardarlo. Non sarebbero andati a Tokyo, sfortunatamente la prenotazione per Gangwon non era rimborsabile, così i ragazzi avevano deciso di utilizzarla. Il week end con il manager sarebbe stato rimandato.

«V?» chiamò, facendolo sussultare. Taehyung si sforzò di assumere un atteggiamento naturale, ma Namjoon vedeva a chilometri dalla punta del suo naso.

«Il manager starà bene, vedrai. Tornerà presto» lo rassicurò, tirando fuori dalla ghiacciaia una bottiglia di Sprite. Lui arrossì lievemente.

«Sei preoccupato per il capo?» domandò Jungkook, distribuendo i bicchieri, «vedrai che starà benone. Sta andando a Tokyo, ci sarà stata un centinaio di volte».

«Preoccupato non credo sia la parola giusta» ridacchiò J-Hope, e Jimin si unì alla risatina, rotolandosi sul pavimento. V si lanciò a terra per zittire Jimin e le sue insinuazioni, perché afferrare Hobi sarebbe stato molto più difficile.

«Comunque sarebbe piaciuto anche a me trascorrere il week end con il capo a Tokyo» brontolò Jungkook, sfilandosi le scarpe svogliatamente, «Bee è fantastica! È così... divertente».

«E carina» aggiunse Jimin.

«Risolve qualsiasi problema» commentò Namjoon.

«E ci ama follemente» rise Hoseok.

«Come farà senza di noi per 48 ore?» si domandò Jin, portandosi una mano alla guancia.

E in quel preciso istante, i loro telefoni squillarono all'unisono. Un nuovo messaggio nel gruppo.

Siete arrivati? Avete chiuso la porta? Avete avvisato il portiere? Avete tolto le chiavi dal quadro dell'auto? Il pollo fritto che vi ho ordinato è arrivato? Bevete qualcosa e toglietevi le scarpe - mettetele fuori o morirete asfissiati.

«Capo! Non andare a Tokyo! Andiamo tutti insieme a Gangwon!» registrò Jungkook, speranzoso, e Taehyung sperò che le parole del maknae intenerissero Bee al punto da convincerla a scendere dall'aereo sul quale probabilmente si trovava. Nello stesso momento, Jimin si scattò una foto con una espressione disperata alla quale Bee rispose così.

Mi mancate tantissimo. Vi porto qualcosa da Shibuya. Cosa vi porto?

Yoongi: Dei nuovi piedi

Jin: ramen istantaneo! Una valigia piena

Jungkook: ma che avrà di speciale questa casa che vai a vedere? T_T

Taehyung: ci manchi. Torni presto?

Bee: sarò in dormitorio lunedì mattina alle 7, promesso!

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