25. Euphoria

424 35 10
                                    

Saranghae amore mio stupendo, saranghae.

Saranghae come in cielo così in terra, in Paradiso e all'Inferno,

sulle tue labbra schiuse, nei tuoi occhi di stelle, tra i capelli tuoi di zucchero,

saranghae sopra ogni cosa, nel nostro letto, in mezzo al mio cuore, dentro al tuo petto,

saranghae stupendo amore mio, ce ne hai messo di tempo, ma io ti aspetto come i mandorli la primavera, e tu non te ne andare.

Stupendo amore mio saranghae, perchè mi batte il cuore in un modo che non saprei spiegare.

«Taehyung? Sei già rientrato?».

Sorrise alla voce di Jin, al tintinnio delle sue chiavi, al pensiero dei suoi candidi occhi castani. Finalmente i suoi hyung tornavano a casa. Scagliò il pettine nel lavandino e corse a piedi nudi lungo il corridoio illuminato, nella frescura di quella notte estiva, lo scalpiccio dei suoi passi intrecciato al canto dei grilli in giardino. In salotto, Jin scivolava fuori dal giubbotto in suede con la grazia insolente della sua sfacciata bellezza.

«Ciao Jin! Mi sei mancato!».

Il più grande sussultò a quel trillo inaspettato, alla fantasmagorica apparizione di Taehyung, alla luminescenza sospetta che gli accendeva le iridi. Attese qualche istante prima di parlare, indugiando sulla sua pelle di vetro arrossata dal vapore, su quel sorriso fradicio d'entusiasmo, traboccante di gioia.

«Ti senti bene, Taehyung?».

E poi un alticcio frugare nella serratura, seguito da un profumo graffiante di dopobarba e soju - Yoongi era arrivato. Inchiodò le iridi ferine su Taehyung e, senza troppi convenevolì, cacciò fuori un latrato sbalordito.

«E a te cosa cazzo è successo?».

Un miracolo, hyung. Mi è successo un miracolo.

*

Quando Hoseok raggiunse l'appartamento di corsa, dannatamente in ritardo sul coprifuoco e sudato come un caimano con il dolcevita durante la stagione degli amori, non si aspettava di certo di trovare Namjoon immobile sull'uscio spalancato, la camicia di pelle ancora addosso, l'espressione smarrita di chi ha appena visto un mammut farsi la ceretta. Girlfriend di Charlie Puth risuonava nel corridoio ad un volume illegale.

«Ma cosa diavolo state facendo? Qualcuno finirà per chiamare la polizia!».

Namjoon intercettò Hoseok e gli enormi aloni che gli chiazzavano la maglietta. Sforzandosi di non ridere, puntò l'indice oltre la porta, verso la fonte del disagio.

«Dovresti mettere degli assorbenti sotto le ascelle» suggerì, esilarato, ma Hoseok si era già tuffato in casa, schivando prodigiosamente gli applausi selvaggi di Jungkook e Jimin, che ondeggiavano scombinati come fossero ubriachi. Accasciato contro il tavolo della cucina, Yoongi rideva come una iena, una birra stappata nella mano sinistra. Ad Hoseok bastarono pochi secondi per identificare il dramma che andava in scena quella sera.

«Oh, madre mia».

Taehyung, fresco di doccia, in pantaloncini e canottiera, si dimenava come uno spogliarellista intorno a Jin, preso in ostaggio su una sedia al centro della stanza, e probabilmente la povera vittima si sarebbe sottratta a quello spettacolo se ne avesse avuto la forza, ma ridere lo indeboliva, non poteva fare altro che accartocciarsi su se stesso. Quando Taehyung, scuotendo i capelli bagnati pettinati all'indietro, strusciò la patta dei boxer contrò il braccio di Jin che urlò e cadde dalla sedia, le orecchie viola come prugne California, persino Namjoon si piegò in due dalle risate.

About Last NightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora