33. Do you know BTS?

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«Jung Hoseok».

La receptionist gli riservò il delicato stupore a cui J-Hope non si sarebbe mai abituato. Era una ragazza giovane e carina, di quelle che vengono piazzate dietro al bancone per deliziare gli ospiti, a discapito di eventuali altre qualifiche.

«È assolutamente sicuro... signore?».

Se non fosse stato teso come la corda di un arco, J-Hope avrebbe riso. Signore non era esattamente l'appellativo che la gente gli riservava di solito. Forse, fuori dalle mura lussuose dell'albergo, quella stessa ragazza lo avrebbe tallonato chiamandolo oppa.

Eunjung - così recitava la targhetta appuntata al petto - continuava a fissare lo schermo come se potesse sistemare tutto con la forza del pensiero; sfogliava i registri, stringeva il mouse quasi potesse scapparle e certamente stava andando in panico, perché quella fantomatica prenotazione a nome di Jung Hoseok proprio non si trovava. Ciononostante, non riusciva a smettere di occhieggiarlo.

Così, Hoseok lasciò che i molesti insegnamenti di Jin-hyung prendessero il sopravvento, per il bene della band.

«Signorina Eunjung» scandì, impastando la voce per emulare il tono sensuale e profondo di Taehyung, «lei conosce i BTS?».

La ragazza avvampò e nelle orecchie di Hoseok esplose un putiferio di suoni; nell'auricolare destro, Jungkook fischiava come un treno a vapore perforandogli il timpano, mentre da sinistra lo raggiunse un ruggito metallico molto simile al rutto di una balena - sempre che le balene digerissero in quel modo.

«Ma che diavolo... Hoseok, stai flirtando?!» ragliò Yoongi, sconvolto.

«Chiedile chi è il più sexy tra noi» s'intromise Jin, scivolando nella conversazione.

«Silenzio, maledizione!».

Il sibilo risentito di J-Hope fece trasalire la povera receptionist, convinta di aver tenuto la bocca chiusa nonostante davanti a lei ci fosse uno degli idol più popolari al mondo, e Hoseok si scusò.

«Io sto parlando a... alla mia voce interiore. Sa, questa cosa del successo... ogni tanto vengo qui a staccare. La suite è la mia stanza preferita, mi piace il set di asciugamani che... che piegate sul letto. Molto graziosi. Mi rilassano, corpo e spirito».

«Cosa diavolo sai dicendo?» incalzò Yoongi, disperato.

«Sei davvero pessimo» sentenziò Jin, abbandonando la linea.

A quell'accorata rivelazione, Eunjung si commosse. Come poteva scontentare un idol? Anzi, quell'idol? Hoseok era un simbolo nazionale, più del kimbap o del palazzo reale di Seul. E, come se non bastasse, era presumibilmente single. Forse era giunto il momento di dimostrare a sua madre che anche lei poteva trovare marito.

«Io... sono mortificata, signor Jung, ma... la suite è occupata... non capisco come possa essere accaduto... posso... posso parlare con il direttore, sono sicura che vorrà regalarle un soggiorno nella junior suite».

Eunjung stava crollando, ma a J-Hope quella stanza non interessava davvero. Voleva solo essere sicuro che il lupo avesse fatto tana in quel buco, per prenotare immediatamente una camera accanto o nello stesso corridoio. Già, perché l'accesso alle stanze dell'albergo era strettamente sorvegliato, solo gli ospiti potevano accedervi.

«Oh, mi domando chi mai abbia avuto la fortuna di soffiarmela sotto al naso» buttò lì, sorridendo come un girasole. La ragazza frizzò di gioia, sentì il terreno venire meno. Le avevano detto che avrebbe incontrato personalità famose, lavorando lì, ma non avrebbe mai sperato di incontrare i BTS.

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