23. The Most Beautiful Moment in Life

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«Signorina Lee, devo chiederglielo... ha bevuto?».

L'insolito turbamento nell'ascetico sguardo del signor Song non prometteva nulla di buono. Risentita per l'insinuazione, mi lanciai in una fallimentare prova del quattro finendo a pochi centimetri dagli aculei di Elizabeth, il cactus gigante preferito dal portiere. Taehyung, il mio angelo custode, fece appena in tempo ad afferrarmi, salvandomi da una terribile agopuntura.

«Santo cielo...» mormorò il signor Song, portando alla bocca le mani avizzite. Non ero affatto sbronza, solo vagamente su di giri, ma prima d'allora il mio tasso alcolemico non era mai stato particolarmente interessante per nessuno. Prima che potessi chiedere delucidazioni in merito alla suprema inquisizione, Taehyung mi spinse nell'ascensore, augurando la buonanotte a tutto il condominio, sottraendomi al livido cipiglio del portiere.

Il secondo presagio nefasto furono i mirtilli spiaccicati sul pavimento dell'ascensore. Scelsi il silenzio, cercando di darmi un tono, e decisi che non avrei più bevuto champagne per molto, moltissimo tempo. In corridoio, Taehyung mi seguì tenendosi stranamente a distanza, gli occhi scuri puntati sullo schermo del cellulare, la luminosità ridotta al minimo.

«Ho dimenticato di mettere in ordine, prima di uscire» mormorai, imbarazzata, ma lui sembrava assente, rapito dalla vibrazione del telefono.

«Non è da te dimenticare le cose» ridacchiò, senza guardarmi.

«Invece è da te scordare le mutande in casa d'altri? Ti sei accorto di essere uscito senza?» rimbeccai, diffidente. Non era da lui comportarsi a quel modo.

«Sì, da non ripetere. Mi sono letteralmente grattuggiato le-» ma il provvidenziale suono della porta che si apriva mi distolse da quella dolorosissima immagine.

In casa aleggiava uno strano odore, di frutta e dopobarba e fiammiferi, ed inspiegabilmente il mio pensiero andò ai ragazzi. Nessuno di loro si era più fatto vivo, e la mezzanotte era ormai trascorsa. Terzo nefasto presagio.

«Forse dovrei chiamare almeno Jungkook, quella storia del petting... Taehyung, Namjoon gli ha spiegato l'importanza di usare i preservativi? Dico sul serio, avete visto cosa è successo a Chen degli EXO? Oh, il signor Bang non sarebbe affatto contento, ci farebbe appendere per il collo in mensa, ma prima strangolerei personalmente quel mascal-».

«TANTI AUGURI A TEEEEE! TANTI AUGURI A TEEEEE! TANTI AUGURI MANAGER BEE! TANTI AUGURI A TEEEEE!».

Le luci si accesero sulle note di quella che nel mio cuore risuonò come la più sorprendente e magica delle canzoni, e piovvero coriandoli e stelle filanti sul mio corpo scosso dai fremiti, dalle loro voci che si rincorrevano, si completavano, davano ancora una volta vita allo spettacolo che avevo scelto di guardare fino alla fine, fino a dopo l'arcobaleno.

Al centro del mio salotto, magicamente rimesso in ordine dalle fatine del pulito, c'erano loro. Radiosi, magnetici, entusiasti. Belli da mettere in imbarazzo gli angeli, dolci da incantarmi il sangue e trasformarlo in cioccolata, e non mi sarebbero bastate cento di quelle vite per abituarmi alla loro esistenza. Cercai gli occhi di Taehyung che applaudiva al mio fianco, e nelle sue iridi scure vidi brillare qualcosa di prezioso, qualcosa che avrei voluto ricordare per sempre. Alla mia incredulità, Taehyung rispose pizzicandomi la guancia, per poi correre a prendere posto accanto ad Hoseok, lanciandosi dietro gli orrendi mocassini imbottiti di pelo che adorava, perché manager, è come camminare sulle nuvole.

«Ta-dan!» esultò, allargando le braccia.

«Ta-dan! Auguri, manager!» intonarono in coro, battendo le mani. Asciugandomi le lacrime con la manica della giacca, tirai fuori il cellulare per scattare una, dieci, cento foto. Era davvero il momento più bello della mia vita.

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