20. Una vera ARMY

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Gli piaceva prenderla all'improvviso.

Gli piaceva vedere i suoi occhi inondarsi di stupore, le sue guance accendersi, il rivolo di piacere incontrollato che le sfuggiva, imbarazzandola. Adorava vederla perdere il controllo della situazione, far fare al suo corpo cose che lei non poteva impedire, come farla venire più volte di fila, farla gridare tra le sue mani sperando che il signor Song non stesse spazzando il pianerottolo, infilarle due dita nelle mutande nello spogliatoio dell'azienda, nell'angolo cieco in cui non c'era la telecamera. Lei si arrabbiava sempre - Taehyung di qua, Taehyung di la, sconsiderato e pervertito - ma alla fine cedeva con un sospiro eccitato, e la cosa lo mandava fuori di testa. Sapeva che, per quanto lei si fingesse pudica e professionale, le piaceva tanto quanto piaceva a lui.

E gli piaceva prenderla da dietro.

Se la stava scopando contro il bancone della cucina mentre i waffle cuocevano, e quello si che era un cazzo di sabato mattina da idol.

«Non hai accettato il mio invito a cena» mormorò lui nel suo orecchio, affondandole dentro, mentre con una mano le prendeva i capelli e con l'altra il clitoride. Bee gemette più forte e lui sentì che si stringeva. A quel punto, rallentò.

«Taehyung!» chiamò lei, «non puoi... fermarti così» lo implorò, arrossendo.

«E tu non puoi ignorare per sempre i miei inviti» continuò lui, accelerando di nuovo. Lei riprese a contorcersi dal piacere, ma Taehyung rallentò di nuovo.

«No! Andiamo, non fare il bambino» gemette lei.

«Stasera vieni a cena con me» ordinò lui, affondando di prepotenza, e giurò di sentirsela venire addosso. Sorrise, mordendole l'orecchio. Avrebbe vinto lui.

«Non... non possiamo... abbiamo detto... solo sesso» piagnucolò lei, in estasi.

«Ma noi siamo amici Bee, e gli amici vanno a cena...».

«Taehyung...».

«Dimmi che verrai a cena» continuò lui, spingendola contro la parete, «andiamo, offro io, conosco un bel posto» mormorò, sornione, mentre lei veniva ancora. Avrebbe accettato, alla fine. L'avrebbe costretta.

«Non verrò a cena con te» proseguì lei, imperterrita, mentre una goccia di piacere le scivolava lungo la gamba, fino al pavimento. Allora lui uscì, ancora duro, alzando le mani in aria.

«Allora me ne vado».

«COSA?». Taehyung si sforzò di non ridere all'espressione sconvolta del suo manager.

«A costo di masturbarmi per il resto della mattinata nel cesso di casa mia facendo preoccupare i miei compagni, se non vieni a cena con me stasera me ne vado, adesso». Lo sguardo di Bee indugiò sul suo membro eretto, mentre a fatica Taehyung si tratteneva dall'andare a riprendersela.

«Tu sei... perfido!» ringhiò, indignata, avventandosi su di lui per colpirlo con una presina, ma Taehyung rise e la spinse contro il divano, facendola stendere sulla schiena. Lei arrossiva ogni volta che lo guardava, così etereo e perfetto anche sudato, con la scintilla dell'eccitazione a fargli brillare lo sguardo, i muscoli tesi, chino su di lei.

«Tu... mi piaci tanto» momorò, prima di baciarla, «e ti voglio... a cena... con me... come due... amici... un manager e il suo idol... a cena...» aggiunse, tra un morso e l'altro.

«Sei un bugiardo» sospirò lei, sentendo le forze venirle meno.

«E tu sei ottusa». Le infilò una mano dentro, scivolando senza problemi. Si trattenne dal non venire lui stesso nel sentirla imprecare dal piacere.

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