16. Spring Day

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Erano adorabili.

Imbaccuccati con paraorecchie, cappelli e guanti, i ragazzi deambulavano goffamente, le braccia sollevate lungo il busto dall'imbottitura dei piumini, come dei peluche giganti. Taehyung aveva freddo, lo si percepiva dall'enorme sciarpa che gli avvolgeva il collo, sembrava avesse mal di denti. La lana gli stringeva la mascella, spingendo all'insù le sue guance rotonde e riducendo i suoi occhioni scuri a due fessure.

«Jimin, ma non potevamo andare alle terme?» piagnucolò, ma Jimin era troppo euforico per dargli retta. Lui, Jungkook e Hoseok avevano già iniziato a modellare delle enormi palle di neve, urlando come oranghi durante la stagione degli accoppiamenti, in attesa dell'istruttore che ci avrebbe accompagnato nella nostra avventura. Jin aveva offerto ad uno scettico Yoongi un cono gelato fatto di neve, finito contro la schiena di un eccitatissimo Namjoon, che continuava a guardarsi attorno come se avesse appena messo piede sulla Luna. Io non riuscivo a smettere di ridere, erano davvero troppo buffi e carini, così combinati. Avevamo percorso meno di trecento metri e la mia cartella condivisa conteneva già quarantacinque fotografie, otto panoramiche e un video meraviglioso in cui Jimin scivolava appena oltre i gradini del resort, rotolando su se stesso, e Taehyung, avvicinatosi per aiutarlo, faceva la stessa identica fine.

«Grandi artisti, pessimi atleti» li canzonai, dopo essermi assicurata che fossero tutti interi.

Il sole splendeva alto sulle piste innevate del distretto di Gangwon-do, trasformando il panorama ghiacciato in un oceano di glassa. L'aria era fredda ma gentile, sapeva di ruscello, e di cose buone. Era una giornata meravigliosa, riuscivo a sentirne l'ebbrezza fin dentro alle ossa. Persino Hoboek sembrava di buon umore, sorrideva al paesaggio guardandosi attorno, soddisfatto, e continuava a ripetere a poche ore dalla città, incredibile.

«Molto bene ragazzi, divertitevi senza farvi male, intesi?» domandò Sejin, scrutando le piste invase di gente. Non era da escludere che venissero riconosciuti, ma fortunatamente così infagottati non era lampante che fossero delle celebrità. Somigliavano molto di più a dei ragazzini in gita piuttosto che a dei giovani artisti di fama mondiale. Inoltre, deambulavano davvero come delle patate, il che li aiutava a mimetizzarsi meglio.

«Niente ossa rotte» aggiunse Hobek, afferrando Jungkook per sistemargli meglio il cappello sulla testa, visto che per rincorrere Hoseok era caduto come un salame, «e niente ustioni» continuò, in direzione di Yoongi che riluceva come un cristallo sotto il sole montano.

«Insomma, niente cazzate» conclusi, cercando di risultare minacciosa, ma mi sembrò di capire che i ragazzi trovavano piuttosto divertente quella mia locuzione, perché dopo un paio di secondi di silenzio la inserirono nel loro coro, ridendo.

«Niente cazzate! Tre, due, uno, bangbangtan!».

Il signor Min, il nostro istruttore, ci raggiunse subito dopo seguito da un giovane assistente di nome Jun. Trainavano una catasta di slittini di legno, e il più giovane sembrava entusiasta all'idea di portare degli idol in giro per le vallate. Infatti, per evitare che i ragazzi si infortunassero, Jimin aveva scelto una escursione di gruppo a bordo degli slittini e infine qualche discesa libera. Jungkook aveva una voglia matta di sciare, ma con il comeback alle porte era meglio cercare di limitare i rischi.

«Se ci facessimo male con questi cosi sarebbe il colmo» commentò Namjoon, preoccupato, esaminando lo slittino con aria scettica. God of Destruction avrebbe potuto scatenare una valanga anche solo sfilandosi i guanti e colpendo accidentalmente il cumulo di neve sbagliato, quindi incrociai le dita dietro la schiena senza farmi notare.

«Joonie, su questa roba ci va il mio cuginetto di sette anni» rise Hoseok, mettendosi cavalcioni per fare una prova. I denti di Hoseok erano più bianchi della neve, ed ogni volta ne rimanevo folgorata. «Ohhhh, è comodo, come andare a cavallo ma senza cavallo» spiegò, serio. Certo, come no.

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