18. Di cavalli morenti e armadi

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Contrariamente a quanto ipotizzato da Taehyung, Jungkook non stava dormendo, e come lui nessuno dei suoi hyung. Jk, Hoseok e Yoongi si erano riuniti in camera del maknae per riguardare A Star is born, ma inspiegabilmente agli acuti di Lady Gaga si erano sovrapposti altri suoni, non altrettanto armoniosi e decisamente inquietanti. Nel giro di pochi secondi, dal telefono di Jungkook era partito un messaggio che Jimin aveva prontamente inoltrato a Jin e Namjoon, e tre minuti dopo i sei ragazzi avevano incollato le orecchie alla parete della stanza come delle vecchie comari.

«Sembrava un cavallo che muore» sussurrò Jungkook, inorridito, avvolgendosi in un plaid, «non avremmo dovuto origliare, rimarrò traumatizzato a vita».

«Davvero Taehyung ha quella voce? È... non lo so, avete presente quando sparano agli orsi?». Jin si grattava il mento, in cerca di una similitudine che potesse rendere giustizia alle immagini macabre che obnubilavano la sua mente.

«Io trovo che abbia comunque una splendida presenza... sembra un tenore, ha un fiato pazzesco». L'entusiasmo di Hoseok che decantava ammirato le gesta del suo hyung non era condiviso da tutti. Namjoon girava su se stesso, pensoso.

«Io ho l'impressione che finirà male» sentenziò, coprendosi gli occhi.

«Non dire così, hyung!» piagnucolò Jimin, allarmato. La busta dei popcorn che reggeva si rovesciò appena, e una manciata di snack cadde sulla faccia di Yoongi, steso con la testa sulle sue gambe. Namjoon allargò le braccia, sospirando.

«Andiamo Jimin, è troppo coinvolto! Lo hai sentito anche tu...».

«Lo abbiamo sentito tutti» rabbrividì Jungkook, nascondendo la faccia nel petto di Jin.

«Senti chi parla» rise Hoseok, mangiando i popcorn direttamente dalle palpebre di un indifferente Yoongi, «tu non fai che disperarti per Kiki».

«Io non mi dispero» tagliò corto il leader, arrossendo «e in ogni caso, Kiki non è il mio manager, né lavora con me... la vedo poco ed è lontana e insomma, Hoseok, non c'entra proprio nulla. Bee ci accompagna a lavoro, ci prepara da mangiare, organizza le nostre vite. Sarebbe come fare sesso con manager Hoboek».

Un coro di disgusto si levò nella stanza. Jungkook, sempre più turbato, sedette in braccio a Jin.

«Lei lo terrà a bada» sentenziò Yoongi, aprendo un occhio, «il manager è in gamba, saprà cosa fare. Non manderà tutto a puttane».

«Non è Bee a preoccuparmi, infatti».

«Quando Taehyung parte per la tangente, è difficile tenerlo a bada». Jin parlò con voce d'oltretomba, come se fosse un profeta.

«E se invece fosse davvero solo sesso?» continuò Jimin, la bocca piena di pop corn per il nervosismo, «dopotutto, saranno andati a letto un paio di volte. Magari è davvero tutto qui».

«Con Taehyung? Difficile» rise amaramente Yoongi.

«Improbabile» sentenziò Jungkook, «ci ha provato ma... insomma, lo conoscete quanto me... fa tanto il figo ma ci crede davvero alla roba che dice, bravo ragazzo e tutte quelle cose».

«È davvero terribile. Potrei dare di stomaco quando mi fa la predica» scoppiò a ridere Yoongi, seguito da Jimin.

«È perché tu sei uno stronzo, hyung» rise il biondo.

«Ma sentilo, quello che si lava le palle subito dopo» si lamentò Yoongi.

«Hey, mi piace sentirmi pulito. Non mi piacciono odori estranei sul mio corpo».

«Siete inquietanti tutti e due» tagliò corto Hoseok, rubando altri pop corn, «a me piace restare nel letto...».

«... le coccole...» aggiunse Jungkook, trasognato.

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