15. Scopiamo e basta

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Avrebbe finto di addormentarsi sulla sua spalla.

Mancava poco al resort, il viaggio si era consumato nel frastuono più assordante, per la gioia del loro senior manager; Hoboek aveva già tirato fuori il barattolo delle aspirine, mentre Bee e i ragazzi avevano dato vita ad una performance indimenticabile, alla quale si era unito anche Sejin. Taehyung si sentiva felice, avevano davvero bisogno di divertirsi così, ma il tempo stava finendo ed assieme ad esso le sue chances di convincere Bee a dargli una possibilità. Dopotutto, erano stati così bene insieme. Quella notte, e anche le sere precedenti. Si era messo in tiro non perché ne avesse bisogno, ma per farle capire che ci stava provando. Sfacciatamente, spudoratamente. Di che accidenti aveva paura, quella donna eccessivamente ligia al dovere? Era un ottimo manager, tra i migliori con cui avessero mai lavorato, e tanto bastava a tenere tutti contenti. O davvero credeva che loro, sette giovani uomini, non avessero pulsioni e... amicizie?

E nel suo caso, non si era trattato solo di fisicità.

Taehyung non era mai stato un tipo cedevole. Preferiva evitare problemi, era piuttosto romantico e riservato - come Namjoon. Ma Bee - gli sembrava di conoscerla da tutta la vita, e forse anche da prima.

Quando l'aveva incontrata per la prima volta avrebbe giurato di riconoscere il suo odore. Non il suo profumo, no. Il suo odore. Come ritrovare il dolce che mangiavi da bambino nella vetrina di un negozio, tanti anni dopo. Come una madeline. Lei era stata la sua Madeline. Ed era così ovvio che fosse ricambiato, era così ovvio che lei vedesse in lui qualcosa che le aveva inibito ogni difesa, era così bello poter immaginare che quello fosse l'inizio di una certa felicità che gli mancava, che sentirsi dire dimentica tutto era tanto esilarante quanto triste. Non c'era niente di quei mesi che lui avrebbe potuto - o voluto - dimenticare, ma se tanto bastava a farla sentire meglio, le avrebbe fatto credere che si trattava solo di sesso. Senza impegno. Come due amici, soli insieme, nello stesso letto.

*

«Scopiamo e basta».

A quelle parole, Bee trasalì, indignata. Si sporse oltre Taehyung, prepotentemente appoggiato alla porta della sua camera, per assicurarsi che non ci fosse nessuno. A parte Jungkook che si finse sordo e accelerò fino al distributore automatico alla fine del corridoio, nessuno aveva sentito quelle farneticazioni.

Bee spalancò gli occhi, sconvolta.

Taehyung sorrideva, beffardo. Teneva la mano poggiata sull'uscio, il braccio teso, l'aria vittoriosa di chi sa che non può beccarsi una porta sulla faccia o sulle dita, perché sarebbe più pericoloso per lei schiacciargli le falangi che portarselo a letto.

«Allora? Mi fai entrare o ne parliamo qui? A me sta bene» continuò Taehyung, tranquillo, «ma se non mi fai entrare Jungkook sarà costretto a comprare molte altre bevande prima di poter tornare alla sua stanza».

La camera di Jungkook - l'unica singola, come al dormitorio - era accanto alla stanza di Bee. Per raggiungerla, il povero Kookie avrebbe dovuto scivolare davanti a quella conversazione, e per prendere tempo aveva già comprato quattro bottiglie d'acqua, uno snack al formaggio, due al kimchi, un caffé ghiacciato per Yoongi, una Sprite per Hoseok e gli spiccioli andavano terminando. Impietosita, Bee afferrò Taehyung per il braccio e lo trascinò dentro, chiudendo la porta. I passi frettolosi di Jungkook che correva invasero il corridoio, accompagnati dal suono delle sue risate e dal tonfo di qualcosa che cadeva. Curiosamente, a Bee parve di sentire anche la risata di Jin, ma forse si sbagliava.

«Dobbiamo essere in reception tra meno di mezz'ora» si lamentò la ragazza, appoggiando la schiena contro la porta chiusa. Taehyung si era seduto sul letto, le gambe leggermente divaricate, i palmi poggiati contro il piumone. Era pronto, ed era carino come non mai, avvolto in quella enorme sciarpa turchese.

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