14. Sei bellissimo, Kim Taehyung

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Non riuscivo a chiudere occhio. Ogni fibra del mio corpo mi diceva di andare via, inventare una scusa e declinare l'invito a Gangwon. Mi sarei finta malata, ecco; un virus intestinale, ma poi immaginai che i ragazzi si sarebbero domandati se il cibo mi avesse fatto male, tormentandosi per averlo cucinato. Jimin si sarebbe intristito, Namjoon mi avrebbe scritto per assicurarsi che stessi bene, e Taehyung...

Ah, dannato Taehyung! Era tutta colpa sua! Avrei dovuto prenderlo a pugni. Avrei dovuto dirgli di tenere le mani a posto e mostrare rispetto, perché ero il suo manager, non la sua concubina. Che se aveva bisogno di compagnia poteva scegliersi anche lui una truccatrice, o chi accidenti gli pareva. Avrei dovuto chiamare Namjoon e costringerlo a far rigare dritto i suoi compagni. Avrei dovuto respingerlo, dirgli che per lui provavo solo un grande affetto, ma non lo avevo fatto.

Sospirai, rigirandomi nel letto invaso dai peluche. La camera degli ospiti era insensatamente spaziosa, e mi ricordava la mia stanzetta di molti anni prima, quando spendevo tutta la mia paga in merchandising. Se la me di allora avesse saputo cosa il futuro aveva in serbo, ci avrebbe creduto? All'epoca, avrei dato qualsiasi cosa per conoscerli, cantare con loro, assistere ad un concerto. E la vita mi aveva sorriso, ripagandomi di ogni sacrificio, della solitudine, delle risate alle mie spalle. E avrei fatto qualunque cosa per incontrare Taehyung, piacergli e innamorarci come nella più romantica delle fanfiction, ma col tempo avevo capito che abbandonare quelle farneticazioni da psicopatica mi avrebbe condotto lontano, perché quella era roba per adolescenti, e che mai nella vita una cosa del genere si sarebbe verificata.

E invece, sentivo ancora addosso i suoi occhi confusi, bramosi e dolci, quelli che ormai conoscevo bene. Taehyung era così deciso eppure così innocente nelle azioni, e sembrava non comprendere la gravità di quello che si era verificato. La mia vergogna gli era parsa irragionevole, le mie preoccupazioni insensate, aveva definito la situazione normale, cose che succedono. Cosa, precisamente, succedeva? Se ne andavano a letto con la stagista di turno? Probabilmente rispose una voce nella mia testa. Al diavolo, chi volevo prendere in giro. Erano degli uomini tenuti in ostaggio da un contratto che avrebbe fatto sbroccare persino un eremita, era ovvio che avessero degli svaghi. E le clausole erano millimetricamente forgiate, le avevo lette almeno un centinaio di volte: relazioni interpersonali di natura amorosa o sessuale non devono essere svelate o pubblicizzate giacché considerate lesive per l'immagine della band e dell'azienda ricordai. Ora che ci facevo caso, non tutti gli idol ottenevano quelle clausole. Ai trainee, ad esempio, era tutto proibito. Quei contratti erano delle cinture di castità, ma non si applicavano ai BTS, evidentemente. Risi amaramente, balzando fuori dal letto. Cercando di non inciampare nei miei stessi piedi, accesi il computer per cercare la clausola riguardante le mie di relazioni amorose o sessuali, alle quali non avevo mai pensato troppo, relegandole al magico mondo degli unicorni e delle fate. E dopo svariati minuti intrisi di imprecazioni, la trovai. Pagina 654, obblighi del manager: connaturate simpatie, avvicinamenti di natura amorosa o sessuale con altri membri dello staff sono da considerarsi scoraggiati, purtuttavia relegati alla sfera della segretezza assoluta e del riserbo massimo, giacché considerate lesive per l'immagine della band...

Quindi era vero. Non sarei stata licenziata, non subito comunque. Nella mia mente obnubilata dal senso del dovere e dalla moralità, violare il contratto era impensabile. Probabilmente, se non avessi fatto quella scoperta, mi sarei consegnata io stessa al signor Bang, rea confessa pronta a fare le valigie e a sparire per sempre dalla città. Qualcosa di pesante, un macigno che mi schiacciava il cuore, si frantumò, rotolando lontano. Eppure ero ancora arrabbiata. Lentamente, mi resi conto di essere sempre più arrabbiata. Quindi Taehyung, il mio Kim Taehyung, il cavaliere dolce e timido che aveva popolato i miei sogni di ragazzina, aveva calcolato tutto? Voleva solo scoparmi in segreto? Non mi avrebbe mai più messo un dito addosso, o glielo avrei spezzato e fatto ingoiare. Stupida, stupida Bee! Mi aveva fregata, lui e quel faccino adorante, lui e quei suoi modi gentili, le sue premure, il suo stupendo sguardo del cavolo! Qualcosa catturò la mia attenzione: un peluche di Tata che mancava alla mia collezione, una edizione esclusiva, era andata sold out nel giro di poche ore e non ero più riuscita a trovarla. Per poco non piansi di gioia. Mi domandai se potessi averla. Avrei chiesto a Tae - no, avrei chiesto a Namjoon, gli avrei chiesto di vendermela. Sì, l'avrei comprata per appenderla per la gola sulla mia bella scrivania! Mi alzai per raggiungere Tata e afferrarlo. Era identico a quel cretino che dormiva nella stanza accanto, quello che probabilmente aveva spifferato tutto ai suoi amici per chissà quale stupida ragione, quello che mi teneva sveglia ormai da notti intere, quel maledetto Taehy-

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