13. Nessun Dorma

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Jimin stava ballando davanti al pubblico più vasto di tutto l'universo quando, nel bel mezzo della sua solo dance, uno degli addetti alle luci gli si avvicinò per stringerlo in un abbraccio inaspettato.

«Jimin» chiamò l'uomo, che nonostante i baffi aveva una voce delicata e profonda, «posso dormire con te, stanotte?».

La richiesta turbò parecchio il giovane idol, che rifiutò pestando i piedi sulle assi del palco, ma l'uomo strinse più forte, davanti alla folla che fischiava, perché i fan volevano vederlo ballare, non amoreggiare con uno sconosciuto di mezza età.

«Io devo ballare!» protestò il ragazzo, furioso, mentre la musica svaniva per lasciare spazio ad un rumore fastidioso, molto simile ad un ronzio intermittente, un suono che somigliava vagamente al russare sommesso di Hoseok. Jimin era fuori di sè, il concerto stava andando a rotoli, poteva sentire i cuori dei fan infrangersi mentre il palcoscenico vacillava, rischiando di travolgerli tutti, ma l'addetto alle luci - che profumava di Blue di Givenchy - sembrava deciso a non lasciarlo andare.

«Lasciami ballare!» si ribellò ancora, cercando di fuggire, finché il cielo stellato sopra l'arena si sgretolò, rivelando il soffitto della sua camera da letto, dolcemente illuminata dalla luna. Un sogno, o forse un incubo.

Guardandosi attorno nella penombra, Jimin trasalì: era Yoongi nel suo letto, a pochi centimetri dalla sua faccia?

«Hyung, che cavolo fai qui?» mormorò l'innocente scoiattolo, confuso dal sonno, ma Yoongi sembrava interessato a qualcosa, o qualcuno, alle sue spalle.

«Insomma, si o no?» sibilò SUGA, i piccoli occhi taglienti ingranditi dalla curiosità. Teneva la testa, pallida e perfetta, sul cuscino di Jimin, ma tra le mani stringeva il suo di cuscino - ortopedico, in memory foam, per la cervicale. Jimin si domandò se per caso non stesse ancora sognando. E poi, con chi diavolo stava parlando?

Prendendo lentamente coscienza del proprio corpo intorpidito dal sonno, Jimin si rese conto di due braccia familiari che lo cingevano con eccessivo zelo. Doveva essere un altro incubo, e se si fossero trasformati tutti in zombie?

«Yoongi, così lo sveglierai» rimproverò una voce, e Jimin riconobbe il profumo di Taehyung, e un rivolo di fiato caldo che gli solleticava la nuca. Taehyung - che condivideva la stanza con Namjoon - soffriva spesso di insonnia e capitava che raggiungesse Jimin nel cuore della notte, perché V aveva spesso bisogno di contatto fisico per addormentarsi, era abituato a distribuire abbracci e a tenere mani, mentre Namjoon era decisamente più riservato. Ma vedere Yoongi traslocare in un altro letto era una novità, e per quanto Jimin adorasse i suoi hyung, quella piazza e mezzo cominciava ad essere davvero affollata.

«Avete rovinato la mia coreografia» protestò, ricordandosi solo dopo di abbassare la voce, perché Hoseok dormiva a pochi metri, nella stessa stanza e, a differenza di SUGA e Jungkook, aveva il sonno piuttosto leggero. L'indomani si sarebbero dovuti preparare per Gangwon, non era il caso di fare un pigiama party.

«Chimmy è già sveglio» tagliò corto SUGA, spettinando Jimin, ma senza staccare gli occhi da Taehyung, che si agitava, stringendolo più forte.

«Posso sapere cosa sta succedendo?» ritentò il non più assonnato scoiattolo. Si voltò come meglio riuscì per incontrare lo sguardo di Taehyung. Ciò che vide lo sconvolse.

«Ma sei... fatto?» domandò, retorico, perché nessuno di loro trafficava con robaccia del genere, ma gli occhi scuri di Taehyung erano grossi come monete, e luccicanti, come se avesse corso da Busan ad Hannam, o vinto un Grammy nel cuore della notte, e un sorriso infantile, dolcissimo gli incurvava le labbra, e respirava rumorosamente. I capelli scuri ricadevano disordinati sul cuscino, e quando si accorse degli occhi di Jimin che lo scrutavano sorrise anche di più, stampandogli un bacio sulla guancia.

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