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Quella sera stessa casa Swan era silenziosa, le due ragazze intente a mettersi alla pari con gli studi e Charlie ancora la lavoro.

Il padre aveva lasciato una nota alle ragazze, scusandosi su come per le prossime settimane avrebbero avuto difficoltà a cenare assieme dato la continua presenza di attacchi da parte di animali.

Isabella era sdraiata sul suo letto, al telefono con sua madre, mentre parlavano di come fosse andato il primo giorno di scuola e se ci fosse qualche ragazzo carino; Reneè era una brava donna, forse un po' meno svampita della madre di Ashley.

Diciamo si potesse dire che lo sceriffo non aveva esattamente un buon gusto un fatto di donne, Billy Black lo perculava sempre al riguardo, su come nessuna delle due madri delle sue figlie fossero capaci di badare a loro.

Non che lui fosse un santo, ma almeno cercava di essere un padre per loro e non un amico.

Ashley invece non si aspettava una chiamata o un messaggio da sua madre, era completamente contro a quella "strana tecnologia"; se mai avesse dovuto chiamarla lo avrebbe fatto col telefono di casa, sempre se si ricordasse come usarlo.

Un po' le dispiaceva, le mancavano le serate con sua madre a guardare un film sulla tv o a girare la città.

Guardò fuori dalla finestra, osservando il fitto bosco nella speranza di trovare l'ispirazione per fare qualcosa. Sarebbe andata in camera di sua sorella, tentativamente per vedere se volesse parlare di quella giornata, ma sentiva ancora la sua lieve voce parlare al telefono.

Quindi prese dalla borsa a tracolla il suo quadernino, ormai duplicato in altezza per quanto ci avesse scritto e disegnato sopra, prese una matita e cercò una pagina pulita, accarezzando le pagine una ad una.

La sua attenzione cadde su un disegno a metà del quadernino, un ritratto del compagno di sua madre era ben centrato al centro della pagina, con dettagli che solo in pochi casi aggiungeva. Ed è in quel momento che qualcosa cambiò nell'aria attorno a lei.

Pensò al compagno di sua madre, Marco, a come fosse...perfetto. Provò a ricordare il suo aspetto, cercando nella sua memoria frammenti della sua infanzia, ma riuscì a ricavarne poco, quel poco che bastava però.

Era simile, molto simile, ai Cullen per molti motivi. Forse erano parenti pensò, o magari il padre biologico di uno dei ragazzi adottati.

Doveva per forza essere collegato a loro in qualche modo, non c'era spiegazione sul perchè si assomigliassero così tanto altrimenti. Magari la strana sensazione che provava in lor presenza, ogni volta che la guardavano, quella sensazione di deja-vu non era altro che il ricordo lontano di Marco.

Aveva senso, l'età dei ragazzi combaciavano. Forse il motivo per cui non voleva lasciare l'Alaska era proprio perchè loro abitavano li, da come aveva sentito Jessica dire a sua sorella.

Rimase a pensare per un po', osservato il muro della sua camera mezza illuminata mentre le tenebre invadevano il resto dell'abitazione.

Anche se avesse ragione però, non avrebbe cambiato molto; non poteva tornare indietro nel tempo e far si che sua madre non lo lasciasse, o parlarne con Alice senza sapere se le sue credenze fossero fondate o meno.

Avrebbe potuto essere della stessa famiglia, un lontano parente, non per forza il padre di uno di loro; avrebbe potuto anche essere un segreto, qualcosa che Mr e Mrs Cullen non volevano dire ai loro figli adottivi, e lei intromettendosi nella loro vita personale avrebbe potuto scatenare un casino nella famiglia.

Si era ripromessa di stargli alla larga, e così avrebbe fatto, anche se c'era ancora qualcosa che non le tornava. La sensazione di terrore che percepiva in loro presenza, la voce che le diceva di scappare, non poteva esser una mera fantasia.

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