-madre, figlia e...Emmett-

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Annie se ne andò a dormire verso tardi e io rimasi in soggiorno a leggere un libro che le avevo rubato dalla libreria a muro. La casa era cambiata anche dentro: mia madre amava cambiare l'ordine degli oggetti. Spostava il divano, la tv, il letto, il mobile da una parte all'altra in continuazione. Non le piaceva l'ordinarietà, la trovava noiosa e vecchia.

Sospirai e decisi di aprire il telefono. Pessima scelta, avevo più di un centinai di chiamate perse e una cinquantina di messaggi da parte di tutti i Cullen, anche un paio da mia sorella, i quali però non lessi.

Aprii la chat di Rose.

"Ash, dove sei?" "Non fare scherzi, torna a casa" "Siamo preoccupati"

Feci partire le sue chiamate. Erano uguali e quelle degli altri, anche i messaggi. Mi chiedevano dove fossi, di tornare, che potevo risolvere e così via. Poi cliccai la chat di Emmett. Non c'erano molti messaggi come in quelle degli altri, non erano suppliche di tornare a casa.

"Hey, Ashley rispondi. Ti prego, siamo preoccupati" "Non puoi sparire così e dire a Charlie che vai da tua madre, non stai facendo la persona matura. Non sei la Ashley che conosco"

E aveva ragione. Mi ero comportata da codarda ed ero scappata, non volevo accettare che qualcuno potrebbe essere felice nella mia posizione. Mi trovai a singhiozzare di nuovo, ma senza lacrime non era lo stesso, mi sembrava di non starmi sfogando. Aprii il messaggio vocale che aveva lasciato.

"Ashley, ti prego ascoltami. Scappare non servirà a nulla, se ti aspetti che ti consoli puoi anche bloccarmi, perchè non è quello che farò. Devi accettare la realtà, per quanto brutta e contorta che sia. Lo so che sei arrabbiata con me perchè ho difeso Bella, tua sorella, ma non potevo permetterle che le facessi del male. So che nona avresti voluto, ma Alice ha...ha visto che la stavi per uccidere, ma poi qualcosa è cambiato" Lo sentii tirare un sospiro "Uhm, sarò sempre dalla tua parte, lo sai, ma questa volta eri nel torto e non potevo permettere di farti fare qualcosa di cui ti saresti pentita per sempre. Ti amo"

Il messaggio terminò e lanciai il telefono fuori dalla finestra, facendolo finire in strada. Aprii la porta del retro, la richiusi, e cominciai a correre nel buio del Texas. Correvo senza fermarmi, aumentando la mia velocità sempre di più.

Arrivai fino al centro della mia vecchia città e non potei non sentire un senso di nostalgia farsi spazio nel mio cuore, volevo tornare indietro nel tempo, dire di no a Charlie e rimanere qua, ma volevo Emmett a tutti i costi. Volevo dimenticare tutto e tutti, ma non lui. Il cuore mi faceva male al pensiero di averlo lasciato a Forks, senza avvisarlo che sarei partita e tornata chissà quando.

Sapevo che sarei dovuta tornare in una settimana, la scuola era chiusa a causa di alcuni problemi dell'edificio e ci avevano dato due settimane libere. C'era chi le aveva sfruttate per studiare, per stare con gli amici o parenti, mentre noi avevamo dovuto dare la caccia ad un vampiro assetato di sangue che si aggirava per la città uccidendo persone innocenti. Loro. Io non potevo fare niente.

Quando le primi luci del mattino affiorarono, mi costrinsi a tornare a casa più velocemente di prima. Speravo che correndo tutto si cancellasse, come la polvere col vento. Mi sembrava di essere in trappola, chiusa in una cella di cui non avevo bisogno.

Quanto entrai in casa vidi mia madre scendere in soggiorno con la vestaglia ancora su. "Scusa, non avevo intenzione di svegliarti" Le dissi andando in cucina per prepararle la colazione, lei mi seguii silenziosamente e si sedette sul tavolo della cucina. "Ti ha chiamata?" Mi domandò, doveva aver visto il telefono in strada.

"L'hanno fatto tutti in realtà, era troppo" Risposi senza alzare gli occhi dal fornello mentre cucinavo un paio di uova. La sentii sospirare, scendere dal tavolo e abbracciarmi da dietro. "Ti voglio bene piccola mia"

"Anche io mamma"


"La colazione era ottima!" Saltellò mia madre in camera, avevamo deciso di passare una giornata solo io lei prima della mia partenza. Indossò un vestito color ambra lungo fino le ginocchia e in cappello di paglia. Avevamo deciso di fare giardinaggio e ringraziai dio per quella volta che mia madre spese 500$ in una strana costruzione fuori in giardino, era tipo un gazebo. Non potevo farmi vedere al sole, i vicini mi avrebbero vista, quindi decidemmo che io sarei rimasta li a dare una mano, mentre lei stava sotto al sole.

Il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno e sarei dovuta partire il giorno successivo.

Il pomeriggio passò molto in fretta e il mio cuore si alleggerì a parlare con lei, a ridere di alcune battute e spettegolare di ragazzi. Io e lei avevamo due preferenze diverse, completamente: a lei piacevano gli uomini non troppo alti, magri e musicisti, mentre io...Emmett.

Mi mancava e mi dispiaceva essermene andata così, ma la parte razionale del mio cervello diceva che era meglio così.

"So che non è l'argomento migliore, ma che mi dici di Emmett? Non me ne hai parlato molto" Annie cercava solo di essere gentile e creare un dialogo su una delle persone più importanti per me e per quanto fossi ancora leggermente scossa da ciò che era successo poche ore prima, volve raccontargli di lui. "Allora" Mi misi seduta per terra a giocare con una margherita "è bello, alto, muscoloso e gli piacciono gli sport e i videogames"

Mia madre mi guardò con un sorriso che esprimeva gioia da tutti i lati. "Quindi la tua versione al maschile...tranne per l'altezza!" La guardai indignata mentre lei scoppiò a ridere. "Non è divertente mamma!"

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