-addio-

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Ecco qua il secondo capitolo della giornata :)
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Corsi a casa e presi uno zaino, ci misi dentro dei vestiti, documenti e altre cose utili. Osservai velocemente la mia camera orinata, tutto era al proprio posto e sembrava che nessuno ci entrasse da giorni.

Uscii dalla camera e la chiusi a chiave, corsi velocemente in soggiorno e lasciai una nota sul frigorifero per far si che Charlie non si preoccupasse. Avevo la fortuna che mancava poco al compleanno di mia madre, così gli scrissi che sarei andata da lei per fargli una sorpresa.

Volevo piangere, sentivo che lo stavo per fare, ma nessuna lacrima lasciava il mio volto. Sapevo che scappare non portava a niente, specialmente ora con un possibile scontro alle porte, ma stavano succedendo troppe cose in un colpo solo.

Mentre mi avviavo verso l'aeroporto pensai a come avesse potuto reagire mia madre, anche lei sapeva della loro esistenza, aveva avuto a che fare con uno di loro, il quale le lasciò una cicatrice sul collo. Simile a quella che mia sorella aveva sul braccio. Annie pensava sempre che tutti fossero buoni, anche loro, infatti questo era uno dei nostri argomenti da non toccare se si vuole stare in compagnia.

Quando arrivai all'aeroporto controllai il telefono, avevo un sacco di chiamate perse da tutti i Cullen e un solo messaggio da parte di mio padre. "Okey, avrei preferito mi avvisassi prima. Stai attenta" Speravo che Bella lo tenesse fuori da tutto, non si meritava nulla di male Charlie.

Comprai il biglietto in base all'orario; in Texas il sole non mancava, quindi era meglio se partissi in modo tale da arrivare la la sera. Ero in ansia per mia madre, come avrebbe reagito? Mi avrebbe accettata? Non lo sapevo e questo mi uccideva. Per quante persone nuove avessi nella mia vita, lei era l'unica di cui avevo sempre bisogno, o almeno di sapere che c'era per me.

Ora avevo Emmett, ma lui non era lei.

Il cielo si era annuvolato e le prime gocce cominciarono a sbattere contro l'asfalto nel momento esatto in cui mi stavo imbarcando. Fortunatamente in quel periodo dell'anno non molti andavano in Texas, quindi l'aereo era abbastanza vuoto e potevo rilassarmi, non che fosse un gran problema, ma meno gente c'è meglio è per me.

Le Hostes cominciarono a spiegare le procedure di sicurezza e i piloti a sistemarsi. Tutto era tranquillo, come prima di una tempesta e mi ritrovai a chiudere gli occhi per pensare a cosa avevo appena fatto. Questa era stata la decisione più impulsiva della mia vita, non avevo pensato alle conseguenze delle mie azioni, volevo solo andarmene il più lontano possibile da Bella e dalle sue cazzate da bambina viziata.

Pensai ad Emmett, e un senso di gelosia si fece spazio dentro di me nel ricordarlo davanti a mia sorella, a proteggerla, quando doveva consolare me. Ma più pensavo a quello che avevo fatto a mia sorella, più mi accorsi di essere completamente del torto. Non del tutto, ma del 86%. Lei mi aveva provocato, aveva scatenato lei la mia reazione, ma io l'avevo lasciata fare.

Il volto di Esme, Jasper e Carlise comparvero nella mia mente. Mi guardavano spaventati, mentre Bella mi guardava con puro terrore, come se fossi stata la morte in persona. La disapprovazione negli occhi di Damon, Alice, Edward; ma quella che mi rimase impressa era la delusione di Emmett e Rosalie. Li avevo delusi.

Avevo un autocontrollo fantastico, a seconda di Carlisle, ma in quel momento, dentro di me, sentii qualcosa accendersi e mi accanii contro mia sorella. Il rimorso mi stava mangiando lentamente nonostante l'odio che provavo per lei. Sapevo i suoi motivi, non li trovavo validi, ma dovevo rispettarli come lei ha sempre fatto con me.

Non mi accorsi del tempo che era passato finchè l'aereo non atterrò, risvegliandomi dai miei pensieri. Mi precipitai fuori dall'aeroporto e chiamai subito un taxi; avrei potuto correre, risparmiare soldi, ma non sapevo quanta gente avrei potuto incontrare o chi. Era meglio non rischiare, poi il viaggio era solo di una decina di minuti, quindi la somma non sarebbe nemmeno troppo alta. Il taxista partii e appoggiai la testa contro il finestrino, guardando il paesaggio che si faceva sempre più famigliare.

Passammo davanti alla mai ex scuola, al parco dove andavo da bambina, alla chiesa che mia madre mi obbligava a frequentare ogni domenica solo per buon vicinato e poco dopo il veicolo si fermò. La casa era cambiata leggermente, forse aveva pitturato gli esterni e sistemato il giardino, ma era troppo buio per capirlo.

La luce della cucina era accesa e capii che si stava facendo la sua solita tisana dalla canzoncina che canticchiava, quella della pubblicità della tisana. Presi un grosso respiro e mi incamminai verso il vialetto, per poi bussare esitante alla porta. "Una attimo!" esclamò dalla cucina, la sentii correre a mettersi qualcosa al piano superiore. Quando aprii quasi le cadde la tazza dalle mani. "Ashley!" Fece per abbracciarmi, ma mi scansai istintivamente.

Mi guardò con i suoi occhioni, preoccupata. I capelli erano cambiati: ora erano castani chiari e corti fino le spalle. Osservò attentamente il mio viso e un'ondata di realizzazione la colpì, fece una "o" con la bocca e mi fece segno di entrare. Le lenti, cazzo.

"Tesoro, non mi farai del male" Sussurrò, sapeva che la potevo sentire. Mi girai verso di lei e la sua espressione si ammorbidì ancora di più nel vedermi con un'aria così triste e malinconica. Mi morsi il labro inferiore e con la voce tremante parlai. "Ho q-quasi ucciso Bella.."

Non appena finii la frase, le sue braccia calde mi avvolsero in un forte abbraccio, il quale ricambiai con molta attenzione. Appoggiai la testa nell'incavo del suo collo e cominciai a singhiozzare, stavo piangendo senza lacrime. "Shhh, va tutto bene piccola. Ci sono io ora" Mi accarezzò i capelli e la schiena con dolcezza, una dolcezza che non mi accorsi mi mancasse come l'aria fin a quel momento. In quei mesi non avevo nessuno con cui confidarmi su tutto. "Ti va di raccontarmi cosa è successo?" Annuii, ancora con la testa sulla sua spalla.

Ci dirigemmo sul divano e lei mi fece appoggiare la testa sulle sue gambe e cominciai a raccontarle tutto quello che era successo dalla mia partenza. L'arrivo di Bella, i Cullen, Victoria, Emmett, il branco, la mia trasformazione e gli istinti omicidi nei confronti di Bella. Poi le raccontai di quello che era successo subito prima di partire, di come la avevo quasi uccisa strangolandola.

Mia madre non era sorpresa nel sentire parlare del branco, li aveva visti poche volte, ma lei era una persona molto credente delle leggende e qualsiasi cosa che non fosse umano. Quando finii di parlare cominciò ad accarezzarmi la guancia, osservandomi con puro amore e io, dopo ore, sorrisi serenamente. Mi aveva accettato, non pensava fossi un mostro.

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