xiv. in un mondo a parte

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𝐅𝐎𝐑𝐒𝐘𝐓𝐇𝐈𝐀 ... !
𝖺 𝚆𝙾𝙾𝚂𝙰𝙽 𝖿𝖺𝗇𝖿𝗂𝖼𝗍𝗂𝗈𝗇 ❨ 𝙰𝚄 ❩
ooi. 𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 𝑸𝑼𝑨𝑻𝑻𝑶𝑹𝑫𝑰𝑪𝑰
🌙🌩 — 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘪𝘭𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰
















𝗌𝖺𝗋𝖾𝗆𝗈 𝗀𝗂𝗀𝖺𝗇𝗍𝗂 𝗂𝗇 𝗆𝖾𝗓𝗓𝗈 𝖺 𝗊𝗎𝖾𝗌𝗍𝖾 𝗌𝗍𝗋𝖺𝖽𝖾

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Era notte fonda e San aveva appena caricato Wooyoung in auto; per strada non c'era anima viva, non si udiva alcun rumore se non il suono dei loro respiri spossati. Il cielo era coperto da un paio di nuvole che, di tanto in tanto, oscuravano la luna e qualche stella.
Il maggiore si sedette al posto del conducente e, prima di mettere in moto, si fermò per qualche istante a guardare il ragazzo accanto a lui. Sospirò profondamente.

La realtà pareva cristallizzata, bastava affacciarsi al finestrino per capirlo.
In quella notte d'ottobre c'erano loro due e nessun altro, c'erano i loro cuori e soltanto la loro dannata confusione; a volte capitava che una foglia mossa dal vento cadesse e si posasse sul marciapiede vuoto o un gufo bubolasse tra i rami di un albero mezzo spoglio. E poi c'erano due persone a bordo di un auto, una dormiente e una che non la smetteva, nemmeno per un secondo, di porsi domande senza risposte o di rimuginare su ciò che fosse, o non fosse successo.

"Perché volevo baciarlo?" si chiedeva ripetutamente, come se fosse essenziale e indispensabile nominare le sue sensazioni per capire cosa fossero.

Tra quesiti e paranoie, San, continuava ad osservare il minore, rannicchiato nel suo caldo giubbotto in pelle. L'unica cosa di cui era certo, era che guardarlo respirare profondamente, vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi regolarmente, lo faceva stare bene.
Avrebbe persino voluto accarezzare quei suoi capelli castani che sembravano tanto soffici quanto profumati, passare le dita sul suo volto addormentato e illuminato dalla fioca luce giallastra dei lampioni, lasciargli un dolce bacio sulle labbra rosee e umide.

Come ci era arrivato a trovarsi in quella situazione? A volerlo vicino a lui ma, allo stesso tempo, a volerlo tenere lontano?

Pentendosi immediatamente di tutto ciò che aveva appena pensato, il maggiore, accese la macchina e proprio mentre guidava si rese conto di non sapere dove Wooyoung abitasse.
Non l'aveva mai accompagnato a casa e non voleva nemmeno svegliarlo per chiederglielo.
Provò a chiamare Seonghwa ma, il telefono, suonava a vuoto, così come quello del suo fidanzato. Non aveva neppure il numero di Yeosang o Emma e il cellulare del piccolo era completamente scarico.

Non sapendo cosa fare, decise di portarlo a casa sua, non importava se volesse o meno, quella era l'unica soluzione possibile.

Con una mano guidava tra quelle strade piene di curve e, con l'altra, teneva la testa di Wooyoung che altrimenti avrebbe continuato a ciondolare da una parte all'altra, facendolo svegliare con un doloroso torcicollo.
Il viaggio durò una mezz'ora che, a San, parve un'eternità. Un'eternità non per i crampi al braccio e il dolore alla spalla nel sorreggere il volto del ragazzo, ma, per via di tutti quei suoi pensieri che non riusciva a controllare.

𝐅𝐎𝐑𝐒𝐘𝐓𝐇𝐈𝐀 ; woosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora