Five Years (prologo) - I

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Pushing through the market square
So many mothers sighing
News had just come over
We had five years left to cry in

News guy wept and told us
Earth was really dying
Cried so much his face was wet
Then I knew he was not lying

*

La sera del nove marzo Rebecca era a casa di Sid per una delle loro serate in pigiama, ignara che il mondo fosse in procinto di saltare dall'orlo del precipizio sul quale si dondolava già da un po'.

Quella delle serate in pigiama era una tradizione che andava avanti dalla fine dell'anno scolastico precedente, quando Rebecca e Sid si erano scoperte inseparabili: poteva svolgersi indifferentemente a casa dell'una o dell'altra, in compagnia di altre ragazze oppure no; includeva spesso una pizza o il cinese a domicilio, quasi sempre l'ascolto di musica e la visione di un film e immancabilmente delle fitte e appassionanti discussioni — che si protraevano fino a tarda notte — su tutti gli argomenti che stavano loro a cuore.

La migliore amica di Rebecca, in realtà, si chiamava Maria: un nome che detestava con grande passione e senza farne mistero. Si era ribattezzata Sid in onore del bassista dei Sex Pistols, quello famoso per non aver suonato sull'unico album dei famigerati punkettoni inglesi, aver accoltellato la fidanzata e infine essersi sparato in vena una dose mortale di eroina. Sid riteneva che quel nickname la distanziasse in maniera apprezzabile dalla fama ben più morigerata che il suo vero nome si portava dietro e, forse per ricordarsi ogni giorno dei suoi buoni propositi (o meglio, cattivi), aveva appeso sopra il letto un bel poster del Sid Vicious originale, con tanto di bocca storta e lucchetto al collo.

"Io mi chiedo cosa stessero pensando i miei, quando hanno deciso di chiamarmi così," era solita lamentarsi Sid, specie quando era un po' brilla per via di qualche birra o cicchetto di contrabbando. "Che aspettative può avere una che si chiama Maria? Fare la suora? La casalinga con quattro figli? Perché, fra tutti i nomi, hanno dovuto scegliere proprio quello comune, blando, scontato e piatto come un bicchiere di Acqua Panna? Neanche a dire che abbia una bisnonna o una prozia defunta da omaggiare..."

"Gliel'hai mai chiesto il perché? Magari gli piaceva come suonava," aveva suggerito Rebecca, un paio di volte che la questione era uscita fuori.

Il che, di solito, era quando Sid scrollava la testa, prendeva un altro sorso e cambiava argomento.

Quel nove marzo Rebecca e Sid erano da sole. Era lunedì, ma il giorno successivo non dovevano andare a scuola. Non doveva andarci nessuno, in effetti, perché già da una settimana le lezioni erano state sospese: una misura precauzionale del Governo contro la diffusione del Coronavirus.

Rebecca aveva portato una bottiglia di Coca Zero, Sid aveva offerto i popcorn e il pomeriggio era trascorso con piacevole lentezza, fra le solite chiacchiere e i dibattiti e le diatribe filosofiche e qualche video guardato sul laptop di Sid, mentre Bowie e Nick Cave e Patti Smith e i Clash rimbombavano dall'altoparlante bluetooth (se c'era una cosa che legava le due amiche come il mastice, era la ferma convinzione che per ascoltare della musica decente si dovesse tornare indietro nel tempo di svariati decenni).

Sarebbe stata una serata in pigiama come tutte le altre, se non fosse stato per il virus. Nonostante la volontà di Rebecca di ignorare, almeno per qualche ora, la questione che stava monopolizzando tutti i notiziari, le ansie e le discussioni, il pensiero minaccioso di quella nuova malattia si era insinuato, alla fine, anche nella tranquilla camera di Sid.

"Hai visto quelli che scappavano dalla zona rossa, l'altra notte?" le aveva chiesto la sua amica, aggiustandosi con le dita i capelli corti, tinti di un fragoroso color porpora.

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