Rebecca si era addormentata con le cuffie collegate al telefono e lo squillo della chiamata le arrivò dritto sui timpani, facendola sobbalzare come se qualcuno le avesse rifilato una scarica elettrica.
Strappò le cuffie dalle orecchie e guardò lo schermo del cellulare: era Savino!
"Sav!" esclamò, con l'entusiasmo frenetico di chi non parla con qualcuno da mesi.
"Becca!" replicò lui, più o meno con lo stesso tono di voce.
"Pensavo che i tuoi ti avessero chiuso il telefono in cassaforte!"
"No! O non ancora," rispose Savino. "Scusa se non ho risposto prima, ero al pronto soccorso con mi' padre. Distorsione di secondo grado alla caviglia. Ho anche una piccola lesione al legamento."
"È solo una storta, Becca, non fa male," lo scimmiottò Rebecca. "Scemo di guerra che non sei altro! Ringrazia che non ti sei rotto il legamento intero."
"Infatti ringrazio! Non so chi, ma ringrazio."
Rebecca saltò giù dal letto e si mise a camminare avanti e indietro per la stanza.
"Senti, è andata molto male con i tuoi?" chiese.
Che razza di domanda stupida, si rimproverò subito dopo. Perché, invece, non gli dici quello che devi assolutamente dirgli, Rebecca Felici? Forza!
"Andata male? Nooo, ma quando mai," ironizzò Savino. "Me se so' schioppati col sale grosso e mi hanno messo ai lavori forzati. Come il tuo amico carcerato in quel film che te piace..."
"Papillion," precisò Rebecca.
"Sì, quello. In pratica, non vedrò più un euro finché non vado a lavorare per ripagare la multa." Savino fece una risata sarcastica. "Pare vero! Adesso ci sarà una crisi economica con la disoccupazione tipo al novanta per cento, ti pare che trovo lavoro io, che non ho mai fatto un cazzo in vita mia?"
"Meno male che è solo una sanzione amministrativa..."
Prima di scaricarli davanti alle rispettive abitazioni, i poliziotti che li avevano scortati erano stati così gentili da specificare che la violazione della quarantena non rappresentava più reato penale dal venticinque marzo (informazione che, nelle emozioni di quei giorni, era sfuggita a entrambi).
"Eh, quindi neanche la soddisfazione di essere un criminale," mugugnò Savino. "Senti, ma i tuoi, invece?"
Rebecca sospirò. "Hai presente nei film o nelle serie sui teenager, quando la protagonista combina un guaio e poi torna a casa e i suoi genitori le dicono non siamo arrabbiati, Stacey, solo delusi?"
"Sì. Questo, ti hanno detto?"
"Beh, più o meno. Con la differenza che sono sia arrabbiati, che delusi. E inoltre sconvolti, angosciati, amareggiati e in ansia da qui all'eternità."
"Me cojoni."
"E anche io non vedrò più soldi fino al rimborso integrale dei quattrocento euro con le rate della mia paghetta."
"Benvenuta nel mio mondo. Visto che ormai siamo due pessimi soggetti e ci riportano pure a casa le guardie, potremmo darci allo spaccio insieme, se vuoi. Tiriamo su un po' di soldi."
"Savino Moretti, è inutile che provi a fa' er gangsta," sghignazzò Rebecca. "Sei un pischello di Roma Nord, hai una famiglia sana e in vita tua hai spacciato solo le carte Magic."
"Ah ah, che cabarettista che sei."
Rebecca prese un respiro e decise che era il momento della verità.
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Una playlist per la fine del mondo
Teen FictionRebecca e Savino hanno la stessa età, sono vicini di casa ed erano amici da bambini, prima di allontanarsi, come spesso capita. In un giorno come un altro, il Coronavirus arriva inaspettato a sconvolgere le vite di tutti: l'Italia è in lockdown, i c...