We're absolute beginners
With eyes completely open
But nervous all the same*
Nonostante fosse appena passata la mezzanotte, Rebecca trovò tutti svegli nel rientrare a casa.
Suo padre era sul divano e fissava la televisione: aveva l'aria di chi dispera, ormai, di ascoltare una buona notizia o vedere qualche spettacolo confortante. Sua madre sedeva al tavolo con il laptop aperto e digitava frenetica, con la fronte aggrondata e gli occhi puntati sullo schermo come frecce. Leo non era in soggiorno, ma dalla porta socchiusa della sua camera giungeva la sua voce: a giudicare dal tono concitato, doveva essere nel mezzo di una sessione di giochi di ruolo in videoconferenza con i suoi amici nerd. A un certo punto, le sembrò di cogliere la parola "Cthulhu".
"Ciao a tutti..." salutò cauta Rebecca, mettendo il catenaccio.
"Ma come si fa a essere così stupidi e a diventare presidente degli Stati Uniti?" sbottò suo padre. Sullo schermo della tv campeggiava la faccia arancione di Trump. Papà sembrò accorgersi solo in quel momento della presenza di Rebecca. "Ciao, Bì."
Bì, inteso come massima abbreviazione di Becca, era l'affettuoso nomignolo infantile il cui uso e conoscenza erano esclusivi dei suoi genitori.
"Come va?" domandò Rebecca.
Suo padre cambiò canale una, due, tre volte. Coronavirus, Salvini, Coronavirus. Non c'era da stupirsi che fosse in quello stato. Papà si passò una mano sulla testa, dove non cresceva nulla: due anni prima, il suo grado di stempiatura era arrivato a un livello tale da fargli adottare la "soluzione Bruce Willis", come l'aveva definita.
Non che ci fosse alcuna somiglianza fra suo padre e il vigoroso attore americano, a parte la testa pelata: papà era più un tipo alla Checco Zalone, per dire. Con tutto il bene che Rebecca gli voleva, certe cose andavano dette chiare e tonde.
"Eh, tutto bene, dai; a parte il fatto che c'è una pandemia globale, siamo in quarantena, il presidente degli Stati Uniti ha il cervello di un ragazzino che ha ripetuto due volte la prima media..." elencò papà, con un sorriso tirato. Cambiò canale un'altra volta e si fermò su Kevin Costner che nuotava a perdifiato in Waterworld. "Sui politici che abbiamo qui in Italia meglio sorvolare; e non posso neanche consolarmi con la Maggica," concluse.
Suo padre era l'unico appassionato di calcio della famiglia, una passione che aveva cercato invano di trasmettere ai figli. Anche se non andava quasi più allo stadio (da giovane, abbonamento fisso in Curva Sud), le partite della Roma erano un rituale sacro e il risultato di ogni match era capace di influenzare, in positivo o in negativo, tutta la settimana successiva.
"Per come va di solito la Maggica, avrebbe solo peggiorato le cose," lo punzecchiò Rebecca. Papà agitò una mano, con il gesto sdegnoso che diceva parli di cose che non puoi capire.
"Comunque, mi fa piacere che la prendi con un certo senso dell'umorismo," approvò Rebecca, sfilandosi il cappotto.
"Si ride per non piangere," sospirò suo padre. Mise da parte il telecomando: doveva aver deciso che l'apocalisse acquatica di Waterworld fosse uno spettacolo preferibile alle catastrofi del mondo reale. "Hai fatto delle belle riprese?"
Rebecca si irrigidì per un momento. "Sì, niente male," rispose, vaga.
"Sei stata attenta, vero?"
"In giro non c'è nessuno, solo cani e padroni di cani. E comunque ho mantenuto le distanze."
"Brava."
Rebecca si chiese perché avesse sentito il bisogno di mentire. I suoi non erano certo all'antica: dubitava che l'avrebbero messa sotto chiave per aver incontrato un ragazzo della sua età, che era stato suo amico alle elementari e con il quale, per giunta, non era andata più lontano della terrazza condominiale. Tuttavia, scoprì che preferiva tenere la bocca cucita. Forse dipendeva dal fatto che ancora non capiva bene come riallacciare i fili che l'avevano legata a Savino: la loro amicizia poteva davvero riprendere da dovesi era interrotta? Doveva trasformarsi in qualcosa di diverso? Oppure era un esperimento forzato dal lockdown, destinato a durare solo fino alla fine dell'emergenza?
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Una playlist per la fine del mondo
Teen FictionRebecca e Savino hanno la stessa età, sono vicini di casa ed erano amici da bambini, prima di allontanarsi, come spesso capita. In un giorno come un altro, il Coronavirus arriva inaspettato a sconvolgere le vite di tutti: l'Italia è in lockdown, i c...