Changes

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Strange fascination, fascinating me
Changes are taking the pace I'm going through

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Un'altra settimana allineò i suoi giorni sempre uguali sul calendario. Marzo si trasformò in aprile. Il lockdown si avvicinava sempre più al mesto traguardo del primo mese di durata, mentre migliaia di ammalati e centinaia di morti si aggiungevano quotidianamente al conteggio. Ufficialmente, le restrizioni erano state prolungate solo fino al tredici di aprile, ma nessuno osava credere che quella sarebbe stata davvero la fine della quarantena.

Rebecca continuava seguire le lezioni in video, fare i compiti, mettere a posto la sua stanza e dare una mano in casa, e ogni sera si accomodava davanti alla tv con il resto della famiglia, per ascoltare il nuovo bollettino della Protezione Civile. L'angoscia e lo sbalordimento dei primi tempi avevano lasciato il posto a un misto di serenità rassegnata e curiosità per quello che il futuro avrebbe riservato.

Protetta dalle mura di Villa Riccio, Rebecca si sentiva in una bolla impermeabile: il mondo esterno iniziava ad assumere le sfumature di un sogno.

Savino era diventato parte della sua nuova routine con naturalezza. Il mattino, si salutavano affacciandosi alle rispettive finestre. Durante la didattica a distanza, si scambiavano messaggi sul telefono, lamentandosi per la noia o rimpallando battute per distrarsi, proprio come Rebecca faceva con le sue amiche. Il pomeriggio si incontravano a una certa panchina, sempre alla stessa ora, senza che nessuno dei due avesse concordato un tempo e un luogo per il loro appuntamento quotidiano. Un po' continuavano a girare il film (che stava venendo bene, specie dopo che avevano rifatto la scena del muro ingaggiando Leo nel ruolo del cadavere disteso a terra), un po' passeggiavano per Villa Riccio.

Soprattutto, lei e Savino parlavano tanto: della pandemia, del futuro, di quand'erano bambini, di musica, di film e di tutto quello che veniva loro in mente. Le loro conversazioni sgorgavano da un pozzo di parole e risate del quale non riuscivano mai a trovare il fondo: anche se a volte si salutavano in un silenzio malinconico (il calare della sera, di quei tempi, sembrava fare a entrambi lo stesso effetto), c'era sempre qualcos'altro che, poco dopo, ricordavano di volersi dire; e così, finivano a riempire messaggi vocali e chat di Whatsapp fino a notte.

Dopo aver posato il telefono, Rebecca si addormentava sempre con la testa leggera e il sorriso sulle labbra.

Un giorno avevano lasciato perdere le riprese del film e Savino le aveva insegnato a giocare a Magic. Dopo aver disposto su un telo le carte dalle vivaci illustrazioni fantasy, si era messo a spiegare i cinque colori, le fasi del turno, la pesca e gli scarti, il combattimento, i punti vita e tutto il resto.

Dopo qualche incertezza, Rebecca aveva subito capito le strategie di base che regolavano il gioco e aveva affrontato il suo vicino di casa in una serie di scontri agguerriti, chiedendogli solo qualche chiarimento ogni tanto. Savino, paziente, aveva ripetuto le sue spiegazioni ogni volta che era stato necessario, evidentemente felice di potersi mettere nei panni del maestro. Lui e Rebecca erano seduti sull'erba uno davanti all'altro, a gambe incrociate e con le mascherine sulla faccia, visto che la posizione nella quale si trovavano richiedeva di stare piuttosto vicini.

"La cosa più difficile è giocare gli Istantanei nel momento giusto," disse Savino. "Specialmente se usi il blu." Il blu era uno dei cinque colori nei quali erano suddivise le carte da gioco, insieme al rosso, il verde, il bianco e il nero (c'erano anche carte multicolori e incolori, tanto per complicare le cose).

Rebecca si accorse subito che le carte di quel colore le piacevano particolarmente, quindi si mise d'impegno per capire come usarle al meglio. Savino fu molto divertito da quella sua preferenza.

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