Lazarus

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Look up here, I'm in heaven
I've got scars that can't be seen
I've got drama, can't be stolen
Everybody knows me now

*

Rebecca si fermò dopo aver salito la prima rampa di scale e aspettò che la tempesta che aveva in petto si acquietasse. Aveva il fiato corto, la bocca secca, le gambe come panna montata.

Che cavolo hai fatto? Perché sei scappata così?

Perché Savino aveva cercato di baciarla, ecco perché!

Aspetta. Calmati. Magari non voleva baciarti. Magari si è avvicinato perché voleva toglierti una cosa dalla faccia.

Prese un respiro profondo e si appoggiò al muro del pianerottolo, accanto alla porta dell'interno 2.

Ma che cavolo dici! si rimbeccò. Prima ti ha preso la mano e poi ha cercato di baciarti. Non raccontarti balle. Rebecca stese la destra davanti agli occhi, come per cercare le tracce del tocco di Savino. Un tocco delicato, che l'aveva sbalordita e riempita di languore e dolcezza e che non avrebbe voluto interrompere per niente al mondo.

Hai passato gli ultimi giorni a pensare che ti sarebbe piaciuto baciarlo. Avevi anche pensato di farlo tu per prima. Perché sei scappata e adesso stai qui a litigare con te stessa?

La risposta le apparve chiara e semplice: per colpa del virus. Aveva visto la bocca di Savino avvicinarsi e nella sua mente era lampeggiato un enorme segnale rosso di pericolo. Come i fotogrammi subliminali de L'esorcista, le erano apparse immagini fulminee di un'orda microscopica di germi, corsie di ospedali, medici esausti bardati nei loro equipaggiamenti protettivi e pazienti intubati sotto tende di plastica, rigidi come cadaveri.

Non aveva paura per sé, ovviamente. Ma i suoi genitori erano chiusi in casa con lei e rischiavano più di lei. Certo, non erano anziani, ma suo padre faceva poca attività fisica e aveva anche un po' d'asma...

Senza contare che, prima o poi, uno dei membri della sua famiglia sarebbe andato a fare la spesa e, anche con tutte le mascherine e l'igienizzante, poteva esserci sempre quella distrazione capace di trasmettere il contagio e condannare a morte una persona, due, quattro, sedici, infinite altre, in una progressione esponenziale.

Rebecca tolse il borsalino e si passò le dita fra i capelli. Non era possibile essere arrivati a tanto. Un ragazzo che le piaceva stava per darle un bacio e quel semplice gesto l'aveva fatta pensare all'Apocalisse in terra.

Che cosa aveva fatto la pandemia alla sua testa? A quella di tutte le persone? Ci sarebbe mai stato modo di tornare normali?

Non poteva mollare Savino in quel modo. Girò sui tacchi e fece per lanciarsi dalle scale e corrergli dietro. Forse poteva raggiungerlo prima che tornasse a casa!

Inchiodò sulle scarpe, quasi perdendo l'equilibrio sul primo gradino. Che scema che era. Che cosa avrebbe fatto, una volta che l'avesse raggiunto? L'avrebbe baciato?

Quell'idea le strizzò lo stomaco e fece ripartire a mille il battito cardiaco, che aveva appena iniziato a calmarsi. Il pensiero delle loro labbra che si toccavano la riempiva di desiderio e di timore.

Eppure, nel momento in cui la fantasia di baciare Savino si era quasi trasformata in realtà, era stata la paura a vincere; e aveva una mezza idea che non fosse tutta colpa del virus.

Stiamo andando troppo di corsa. I pensieri di Rebecca iniziarono ad accatastarsi uno sull'altro. Savino fa sempre tutto senza pensare, figuriamoci, e io non sono sicura di quello che provo. Attrazione fisica sì, certo. Diciamo pure che lui mi piace. Ma cosa abbiamo intenzione di fare, noi due? Metterci insieme?

Una playlist per la fine del mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora